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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

Mense e cassa covid, protestano cuochi e addette: "Manca prospettiva certa"

Secondo i sindacati sarebbero 80mila le persone toccate dal rischio di rimanere senza reddito

Hanno finito di ricevere il Fondo di integrazione salariale (Fis con causale Covid-19), in molti sono senza reddito da tre mesi perche' numerose imprese non hanno anticipato l'assegno ordinario o "per il grave ritardo nella liquidazione dell'indennità da parte dell'Inps".

E ora che la scuola è finita vedranno sospesi i loro contratti a giugno, rimanendo senza stipendio, senza ammortizzatori e senza modo di "ricercare una nuova temporanea occupazione" a causa "della crisi in atto".

E' la situazione in cui si trovano oltre 80mila lavoratrici e lavoratori degli appalti di mense e pulizie scolastiche e aziendali (di cui 39mila nelle mense scolastiche e 13mila in quelle aziendali). Per loro si profila un'estate 'di passione'. Se la situazione è difficile ora, il futuro è un rebus: manca "una prospettiva certa" su tempi e modalità "di ripresa dei servizi per l'anno scolastico 2020-2021".

E allora vanno in piazza per lanciare l'allarme: per dopodomani, 24 giugno, Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs-Uil indicono una mobilitazione nazionale con presidi e manifestazioni. A Ravenna, ad esempio, piazza del Popolo ospiterà un flash mob dalle 10 alle 12.

E anche a Parma i sindacati annunciano una manifestazione "per dare visibilità ad una situazione che continua ad essere grave e senza previsioni di soluzione". Il loro caso è davvero un rompicapo. In ballo ci sono anche gli addetti delle mense e delle pulizie degli appalti aziendali: stanno esaurendo le settimane di cassa in deroga previste dal dl Rilancio e per il 'dopo' non ci sono ammortizzatori ordinari perche' l'azienda committente non ha, a sua volta, dipendenti diretti in cig.

E con l'emergenza sanitaria, ma si teme un replay anche in futuro, non si riattivano neanche solo parzialmente i servizi in appalto dato che le imprese cambiano l'organizzazione del lavoro virando sullo smart-working.

Pur avendo già più volte sollecitato, senza successo, le Istituzioni, i sindacati chiedono a Governo, Regioni, Comuni e imprese, "soluzioni per prorogare, di almeno 27 settimane gli ammortizzatori con causale Covid-19; la ripresa dell'anno scolastico a settembre, in presenza e in sicurezza per tutti, prevedendo il mantenimento del servizio mensa; l'accesso agli ammortizzatori sociali ordinari senza condizionalità rispetto al committente per le imprese e i lavoratori delle mense e delle pulizie aziendali; una riforma degli ammortizzatori sociali "per non discriminare i lavoratori in appalto e dare risposte strutturali per i lavoratori part time ciclici"; misure di sostegno economico straordinarie per affrontare l'emergenza.

Per questi lavoratori, "nella quasi totalità donne, si profilano dunque mesi senza alcuna retribuzione, senza ammortizzatori, senza la possibilità di ricercare una attività temporanea, un periodo di completa incertezza rispetto alla ripresa dell'attività scolastica", insistono Filcams-Fisascat-Uiltucs di Parma ricordano il "valore sociale importantissimo spesso sottovalutato ed invisibile" del loro lavoro.

A Ravenna, sindacati e lavoratori chiederanno un un inconrto al prefetto per illustrare le motivazioni dell'iniziativa. "E' necessario avere certezze rispetto alla ripresa a settembre dell'anno scolastico, in cui il servizio di mensa scolastica riprenda contestualmente alla didattica, dato il ruolo fondamentale riconosciuto alla mensa quale parte integrante dell'offerta formativa, presidio per garantire la salute e fonte di nutrimento per bambini e ragazzi a supporto anche di famiglie vulnerabili", aggiungono le sigle del capoluogo romagnolo. (Mac/ Dire) 

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