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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Mense scolastiche, i genitori vs privatizzazione: restituzione dei soldi o boicottaggio

Contro la liquidazione della partecipata Seribo e l'assegnazione del servizio tramite appalto, annunciata dal Comune di Bologna: 'Gli utili spropositati generati dall'attuale sistema e di cui i soci privati CAMST e Elior hanno beneficiato devono essere recuperati'

I genitori si sono riuniti venerdì scorso per discutere delle ultime no servizio di refezione scolastica, ovvero la liquidazione della società partecipata Seribo e l'assegnazione del servizio tramite appalto, annunciata dal Comune di Bologna. Contro "i modi e le forme con cui la Giunta propone questo repentino cambio di rotta nella gestione della refezione scolastica" è la lor posizione "non perché si era particolarmente affezionati alla gestione precedente, che per ammissione stessa della giunta è stata incapace di gestire il servizio nel migliore dei modi nell’interesse della comunità. Piuttosto l’amministrazione si è trovata ad essere più efficace come socio che non come garante della qualità del servizio, partecipando alla massimizzazione degli utili", scrive in una nota l'Osservatorio Mense Scolastiche.

PROPOSTE AL COMUNE. Si tratterà comunque di "monopolio" secondo le famiglie e cioè di "un appalto lungo che annulla gli effetti positivi della concorrenza" e aggiungono "vogliamo innanzitutto esprimere solidarietà ai lavoratori che si trovano in questo delicato frangente, noi abbiamo sempre creduto che un servizio di qualità non può che andare di pari passo con una buona situazione lavorativa". Chiedono dunque di essere coinvolti e rilanciano con un "pacchetto" di nove richieste al Comune

Dalla clausola di salvaguardia, con cui il Comune dovrà prendersi carico della riscossione, contribuire per le fasce ISEE agevolate e mettere gli istituti comprensivi nelle condizioni di scegliere liberamente un eventuale servizio alternativo, alla possibilità del pasto da casa: il futuro gestore deve accettare, contrattualmente, che sarà possibile portare il pasto da casa. Nella futura convenzione con gli istituti comprensivi il Comune dovrà consentire la possibilità per le famiglie che non volessero usufruire della mensa, di potersi organizzare con cibo da casa in appositi spazi. Sarà la migliore motivazione per tenere alta la qualità e calmierati i prezzi. La gara dovrà avere durata breve, evitando "contratti-capestro: per noi la massima durata accettabile è di 3 anni tenuto conto che si tratterebbe del primo appalto. Nelle successive scadenze il Comune potrà mettere in capo correttivi, con tempistiche più contenute e in modo consapevole. La durata breve consentirà anche maggiore elasticità e possibili cambi o affinamenti di modello". Il Comune, secondo l'Osservatorio, dovrà procedere al graduale riacquisto delle infrastrutture: "Da un lato, in caso di insolvenza o gravi problemi di inadempimento il Comune potrà trovare un gestore sostitutivo affidando ad altri le proprie strutture senza dover attendere tempi di eventuali controversie giudiziarie; dall’altro consente che i pasti per i bambini di Bologna siano cucinati in strutture che rispondono a certi requisiti per definizione (la proprietà pubblica garantisce molto di più da questo punto di vista). La troppa dispersione della produzione, poi, rischia di creare disparità di trattamento (come è stato finora) che si vorrebbero invece eliminare. Inoltre la proprietà dei centri pasti permetterebbe al Comune di rendere possibile anche una futura internalizzazione del servizio qualora l’esperienza dell’esternalizzazione fosse ritenuta fallimentare". Altra richiesta è la divisione in 3 lotti: una volta che saranno operativi tre centri pasti nuovi l’appalto dovrà prevedere tre lotti, uno per ogni centro produzione pasti. I dipendenti dovranno essere ugualmente tutelati, ma l’approccio di gara e l’apertura al mercato saranno più efficaci. Rivisitazione e potenziamento del sistema di controllo e monitoraggio: il cambio del modello di refezione comporta la necessità di ridisegnare completamente tutto il sistema di controllo e monitoriaggio e questa responsabilità ricade totalmente in capo all’Amministrazione. Possibilità di richiesta dati contabili relativi all’appalto, in analogia con i principi di trasparenza: il vincitore della gara dovrà avere gli stessi obblighi di trasparenza previsti per legge per la pubblica amministrazione e in ultimo, l'impegno del Comune a una immediata riduzione delle tariffe: per allinearsi ai capoluoghi di regione più virtuosi (Roma e Milano) o almeno a quelli più paragonabili come Firenze. Un tariffato massimo a pasto inferiore ai 5 euro (fisso più variabile) è un obiettivo immediato, realizzabile e inderogabile. Questo senza influire sulla qualità.

Dal canto loro, i genitori hanno concordato di voler perseguire con forza il proposito di recuperare il credito etico della città: gli utili spropositati generati dall’attuale sistema e di cui i soci privati CAMST e Elior hanno beneficiato in modo ingiusto devono essere recuperati, anche per attuare quel disegno proposto nel quarto punto del “pacchetto” volto ad incrementare la porzione di impianti in proprietà del Comune. A questo fine i genitori richiederanno al più presto un incontro con i Soci privati e verranno predisposte proposte di boicottaggio nei confronti di CAMST e Elior. Le iniziative dovranno essere visibili a tutti i cittadini e non solo ai genitori. Con lo sciopero del pasto non avevamo alternativa a coinvolgere i nostri figli diretti fruitori del servizio, ora i genitori possono con orgoglio lottare in prima persona, operando scelte etiche concordate e che abbiano la giusta visibilità per sensibilizzare tutti i cittadini. Forme di “diverso pagamento dei bollettini: il gruppo legale si incarica di studiare possibili metodi legittimi per ritardare/vincolare il pagamento dei bollettini. Convocazione di una assemblea pubblica aperta a tutta la città, da fare a breve, organizzata dall’Osservatorio in cui inviteremo la giunta ad illustrare ai genitori il criterio che ha guidato la scelta del Comune, con l’intento di aprire un pubblico dibattito sulle scelte e sulle prospettive.

"In ultimo cogliamo l’occasione per rispondere alla Presidente di CAMST: la dott. Pasquariello dice di non aver mai fatto richieste per la cessione della quota del 49% di Seribo, la invitiamo pubblicamente di proporre al Comune il riacquisto della quota al valore di 1 euro. Siamo sicuri che la proposta sarebbe apprezzata sia da noi genitori che dal Comune di Bologna. Osiamo pensare che forse il Comune la potrebbe accettare. Questa sarebbe la smentita reale ad ogni illazione sui contatti intercorsi e sulle cifre esorbitanti richieste per il riacquisto della propria quota", conclude il comunicato.

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