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Cronaca

E' leucemia acuta: a tre giorni dal ricovero Mihajlovic inizia la chemio

Il tecnico è in contatto quotidiano diretto con i suoi collaboratori a Castelrotto

Si tratta di una leucemia acuta prevalentemente mieloide quella che ha colpito Sinisa Mihajlovic. L'allenatore del Bologna aveva convocato una conferenza stampa per darne notizia.

Come fa sapere il club, tre giorni dopo il ricovero presso il reparto di ematologia dell’Istituto Seragnoli del Policlinico Sant’Orsola, si è concluso il percorso di tipizzazione della malattia e Mihajlovic ha iniziato ieri il trattamento chemioterapico. Nonostante gli esami e le terapie, il tecnico è in contatto quotidiano diretto con i suoi collaboratori a Castelrotto.

Intanto si moltiplicano le manifestazioni di vicinanza e affetto: dallo striscione dei tifosi laziali sotto la sua abitazione a Roma, ai messaggi di colleghi e amici.

Leucemie acute mieloidi dell'adulto

La prognosi della leucemia mieloide acuta dipende dall’età, dalle patologie associate che complicano la terapia e da alcune caratteristiche biologiche sfavorevoli (precedente sindrome mielodisplastica, alcune alterazioni citogenetiche etc.). Tra i fattori prognostici si riconoscono:

1) l’età (prognosi sfavorevole con età superiore ai 60 anni),
2) le alterazioni citogenetiche che consentono di definire dei gruppi prognostici in base all’anomalia citogenetica osservata alla diagnosi con gruppi considerati a prognosi favorevole (t(8;21), inv (16), t(15;17)) e gruppi a prognosi sfavorevole (t(6;9), 11q23 (gene MLL), monosomie dei cromosomi 7 (-7) or 5 (-5) e anomalie cariotipiche complesse).
3) alterazioni molecolari: il riconoscimento alla diagnosi di lesioni caratteristiche come FLT3 o NPM viene associato ad una prognosi rispettivamente infausta o favorevole. FLT3 si associa di solito ad un alto numero di globuli bianchi, forme monoblastiche e rischio di recidive precoci molto alto. NPM si associa invece a cariotipi normali e ad una buona prognosi con alti tassi di risposte complete alla chemioterapia di induzione.
4) un alto numero di globuli bianchi all’esordio: associati a riduzione della percentuale di risposte complete all’induzione e ad alta frequenza di recidive.
5) alcuni sottotipi FAB come M0, M6 o M7, associati a prognosi peggiore.
6) la presenza della proteina MDR-1 (multidrug resistance), associata a resistenza al trattamento con alcuni farmaci chemioterapici.
7) le forme secondarie a mielodisplasie a prognosi meno favorevole.

Con i moderni trattamenti chemioterapici, nei pazienti giovani si ottengono l’80% di remissioni complete e una sopravvivenza libera da malattia in circa il 30% dei casi. La terapia ha la finalità di eradicare la malattia, per consentire alle cellule staminali (cellule con alta capacità di replicazione e differenziazione) di ripopolare il midollo. Si parla di remissione completa, quando la quota di blasti scende sotto il 5% della popolazione midollare totale valutabile. A differenza delle leucemie acute linfoidi, in cui vengono utilizzati dei protocolli terapeutici differenziati per i pazienti in età pediatrica o più o meno intensificati a seconda dei fattori di rischio, per le leucemie acute mieloidi i protocolli sono uguali sia per gli adulti che per i bambini. Quindi nonostante l’eterogeneità delle forme, come abbiamo visto, ad eccezione della leucemia acuta promielocitica che ha un protocollo di terapia differente, per gli altri tipi si usano dei protocolli standardizzati per i giovani e per gli anziani. La chemioterapia si chiama sistemica perchè viene somministrata endovena per permettere a questa di raggiungere ogni parte dell’organismo. La prima chemioterapia si chiama di induzione ed è generalmente basata sull’impiego di due farmaci (citosina arabinoside ed un agente intercalante) che usati ad alte dosi (intensiva) permettono una rapida distruzione dei cloni leucemici resistenti ed impediscono l’emergenza di recidive precoci, così da ottenere una migliore qualità della remissione completa. Si possono utilizzare anche schemi a 3 o 4 farmaci. Una volta ottenuta la remissione completa, il paziente viene candidato ad una terapia post-remissionale detta di consolidamento. (fonte: Istituto Ematologia Lorenzo e Ariosto Seragnoli)

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