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Cronaca

'Siete delle belve': lettere di insulti e ingiurie al Maresciallo Giangrande, nei guai pensionato

'Nessuna guarigione, spero che rimanga così tutta la vita". Solo alcune delle frasi nelle lettere recapitate a Montecatone, dove il carabiniere ferito è in cura, dopo la sparatoria davanti a Palazzo Chigi. Ma non si tratta di un giovane contestatore...

Sembra non esserci pace per l'allora brigadiere, ora promosso maresciallo, Giuseppe Giangrande, ferito da Luigi Preiti davanti a Palazzo Chigi, durante il giuramento del Governo di Enrico Letta, il 28 aprile 2013.

Giangrande era stato ricoverato, assistito dall'unica figlia Martina, a Montecatone, Imola, per le terapie riabilitative, dopo la diagnosi di tetraplegia da lesione midollare. Ed è proprio nella struttura sanitaria imolese che tra giugno e settembre scorso sono state recapitate tre raccomandate, due contenenti vere e proprie ingiurie, un'altra considerata una sorta di sfogo. "Lettere dal contenuto ingiurioso e crudeli sul piano umano", ha detto questa mattina il Procuratore aggiunto Valter Giovannini ai cronisti.

Le missive firmate con un nome falso, erano state aperte dalla figlia (e c'è da sperare che il maresciallo non ne sia venuto a conoscenza), vi si leggevano riferimenti ai casi Cucchi, Uva, Aldrovandi, deceduti in seguito ai controlli delle forze dell'ordine. "Qualche sbirro o carabiniere è morto, ma sono di più i cittadini... Siete delle belve! Ho saputo dalla TV che suo padre sta meglio, non gli auguro nessuna guarigione, spero che rimanga così tutta la vita". Sono solo alcune delle frasi scritte nelle lettere. La figlia Martina aveva perciò sporto regolare denuncia.

Dall'esame della grafia, i Carabinieri di Imola avevano capito di non essere di fronte a un giovane contestatore, ma a una persona matura. Inoltre le lettere erano del tipo "raccomandata", quindi, risalendo a date e luogo della spedizione, con grande pazienza i militari hanno esaminato le riprese delle telecamere di sorveglianza degli uffici postali, fino a individuare lo "scrivano": si tratta di un bolognese di 77 anni, residente in città. E' stata disposta anche la perquisizione domiciliare, ma, quando i carabinieri lo hanno rintracciato, ha candidamente ammesso la sua responsabilità, dichiarando di essere indignato e di vivere in un paese corrotto. Gli inquirenti fanno sapere che non si tratta di una persona turbata o squilibrata. La materia è di competenza del giudice di pace, il pensionato sarà processato a breve per ingiurie e minacce continuate.


 

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