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Cronaca

Dati Save the children, minori: in Emilia-Romagna l'11,4% in condizioni di povertà relativa

Lo rivela l'Atlante dell'infanzia a rischio realizzato da Save the children, sulla base di una rielaborazione dei dati statistici relativi al 2018

In Emilia-Romagna l'11,4% dei residenti tra zero e 17 anni vive in condizioni di povertà relativa, in altre parole "poco piu' di un bambino su dieci vive in famiglie con un livello di spesa molto inferiore alla media nazionale", mentre "nelle isole e in Campania accade in oltre un terzo delle famiglie, in Calabria in più di quattro su dieci".

Sono i dati che emergono dall'Atlante dell'infanzia a rischio realizzato da Save the children, sulla base di una rielaborazione dei dati statistici relativi al 2018.

Cos'è la povertà relativa

E' l'impossibilità di usufruire di beni o servizi in rapporto al reddito. Si ha dunque il minimo necessario per la sopravvivenza ma non usufruire di tutte le possibilità e i servizi. E' una condizione differente dalla povertà assoluta, che invece denota una situazione di "grave deprivazione economica": in questo caso non c'è un dato su base regionale, ma Save the children segnala che questa condizione a livello nazionale colpisce "ormai ben un milione e 260.000 bambini, numero più che triplicato nel decennio: nel mezzogiorno quasi un bambino su sei, nel nord uno su nove, nel centro uno su dieci", un fenomeno che "non può essere ignorato soprattutto perchè si tratta di un trend in crescita", sottolinea Arianna Saulini, portavoce del Gruppo di lavoro per la Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza di Save the children, che oggi ha illustrato l'Atlante a Bologna, nell'ambito di una commissione consiliare in Comune.

Bambini e ragazzi stranieri 

Inoltre in Emilia-Romagna i bambini e ragazzi in attesa di cittadinanza rappresentano il 16,1% dei minorenni residenti (a fronte del 10,6% della media italiana): e molti di loro "si sentono stranieri in patria", avverte Saulini. Sono 25 su 100, invece, i bambini tra zero e due anni accolti in un servizio pubblico: questo nel contesto di "un'Italia divisa", sottolinea Save the children, se si considera che in Calabria la percentuale scende al 2%.

L'indagine si sofferma anche sui cosiddetti Neet, cioè giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano e non lavorano: in Emilia-Romagna sono il 15,4% (in linea con il nord-est) a fronte del 23,4% della media nazionale. Poi c'è un focus sulla povertà educativa o "deprivazione culturale", un indice relativo ai ragazzi tra sei e 17 anni che nel tempo libero praticano meno di quattro attività culturali l'anno tra le sette considerate (teatro, cinema, musei e mostre, concerti di musica classica, concerti di altro genere): in Emilia-Romagna sono il 57,1% e questo colloca la regione "tra le piu' virtuose", spiega Saulini, ma c'e' un "trend in calo" mentre altrove la tendenza e' in miglioramento. (dire) 

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