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Cronaca

Condannata a tre anni la madre del 15enne molestato da amici

Il Tribunale di Bologna ha condannato a tre anni e quattro mesi per concorso in violenza sessuale per omesso controllo, la madre di un ragazzino costretto a subire attenzioni sessuali di una coppia

Il Tribunale di Bologna ha condannato a tre anni e quattro mesi per concorso in violenza sessuale per omesso controllo, la madre di un ragazzino, 15enne all'epoca dei fatti, che nel 2008 fu costretto a subire le attenzioni sessuali di una coppia di amici di famiglia, entrambi di origine calabrese e da anni residenti a Bologna.

Il Pm Giuseppe Di Giorgio aveva chiesto una condanna a due anni. Il difensore, l’avvocato Gabriele Bordoni ha preannunciato il ricorso in appello: "Ogni mia riflessione - ha detto - la consegnerò all'atto di appello e in quella sede svilupperò tutte le critiche a questa sentenza". La madre è stata così condannata a una pena di poco inferiore all'uomo della coppia di molestatori, F.G., 57 anni, ex collaboratore di giustizia con vari precedenti, condannato con il rito abbreviato a quattro anni di carcere, e superiore a quella della compagna, due anni con la condizionale, una 39enne incensurata.

ABUSI RIPETUTI SU MINORI. La coppia, secondo l'accusa  si facevano affidare i figli da coppie amici di famiglia poi, cercando di convincerli che “i rapporti sessuali fra adulti e bambini sono normali”, avrebbero abusato di loro. Per l'accusa, in un'occasione avrebbero compiuto abusi su una bambina di sette anni, e altre tre volte sul quindicenne; in entrambi i casi figli di due coppie di amici che glieli avevano affidati per alcuni pomeriggi, perché impegnati con il lavoro. I fatti risalgono alla primavera 2008. Le indagini avevano accertato che non c'erano stati rapporti completi, ma pesanti attenzioni a sfondo sessuale.

FORSE DROGAVANO LA MADRE. Secondo i due condannati (che vennero anche arrestati) però si era trattato di giochi innocenti. La madre era stata presente ad un abuso. Secondo quanto sostenuto dall'avvocato Bordoni però la donna sarebbe stata drogata con un farmaco dalla coppia. Anche il ragazzino quando ha riferito il fatto ha descritto la madre come con lo sguardo assente, inebetito. Il figlio aveva detto che quando sono successero gli atti la chiamò e che lei lo guardò con gli occhi fissi come se fosse morta.

CAPACE DI INTENDERE E VOLERE. Bordoni aveva ricordato anche che la madre è stata descritta da tutti come una mamma amorevole, fin troppo premurosa. E da una consulenza farmacologica che venne fatta fare dalla difesa era risultato che nella casa della coppia condannata c'erano farmaci che potevano produrre quell'effetto. Per il Pm, però ci poteva essere una imputabilità delle donna: probabilmente la madre era sì condizionata e soggiogata, ma non in condizioni di non intendere e di non volere.
 

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