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Cronaca

Bologna-Mongolia su una Fiat Uno dell'89: l'impresa di Alessandro e Roberto

Sono partiti dallo Stadio Dall'Ara per un'avventura nata pensando al Mongol Rally Londra-Mongolia e hanno macinato oltre 12 mila km fra imprevisti e burocrazie da sciogliere. Ma la meta è ormai vicinissima

I bolognesi Roberto Morotti e Alessandro Gabrielli sono arrivati in Mongolia con la loro Fiat Uno del 1989 macinando oltre 12 mila chilometri in 18 giorni, ma il loro traguardo è ancora un po' più in là, è la capitale Ulan Bator. La loro avventura, nata come 'folle idea' nell'agosto dell'anno scorso durante una serata d'estate immaginando una vacanza alternativa, l'hanno chiamata "MongolOne", ispirandosi Mongol Rally Londra-Mongolia. E in 365 giorni è diventata realtà. 

"Finiti i controlli russi siamo in Mongolia. I più, ci davano per spacciati già al Brennero (che non abbiamo neanche fatto) e invece siamo arrivati nell’esotica nazione da cui tutto è partito..." scrivono i ragazzi nel loro diario di bordo, sul blog Parliamo di Motori. Roberto è un Ingegnere classe '88 e Alessandro un consulente del 1983. I due si sono conosciuti durante le riprese di un video a Sarajevo e insieme hanno pianificato questo il viaggio che tra visti, permessi e tutto il resto ha richiesto tempo e impegno: "Abbiamo pianificato tutto da soli. L'intento era quello di dimostrare che è possibile fare una vacanza con pochi mezzi, quasi atipica, ma comunque affascinante".

Roberto e Alessandro sono partiti da Bologna (dallo Stadio Dall'Ara) il 20 luglio e rientreranno in città il 20 agosto: un mese per realizzare un sogno e poi tornare entrambi ai propri lavori. Euforia sì, ma anche momenti di scoraggiamento e diverse difficoltà. I nostri avventurieri fanno sapere infatti che i problemi maggiori sono legati all'usura normale del mezzo, una fiat uno del 1989 che, nonostante avesse relativamente pochi chilometri (27.000) ha comunque i suoi anni.

Dal terzo giorno, in Ucraina, hanno avuto un problema con la carburazione, successivamente una perdita d'olio al cambio e la rottura di due boccole sempre del cambio (riparate con l'uso di fascette di tenuta), poi la rottura del silenziatore (riparato in Kazakistan). Poi ci sono stanchezza e “delusioni” del viaggio stesso, come il dover ripianificare il viaggio continuamente in base ai ritardi di ogni tappa e l'impossibilità di vedere posti che avrebbero voluto visitare. E' anche capitato di non riuscire a chiudere la “tappa” prevista e quindi decidere di fermarsi nel bel mezzo del nulla a campeggiare.

Ulteriore difficoltà è il fatto che non è possibile lasciare la Fiat Uno in Mongolia, ma deve essere rispedita in Italia. Per cui, bisogna arrivare in tempo ad Ulan Bator e pianificare oltre al loro rientro, anche quello della Uno. Una spesa cospicua che si sta cercando di limare con l'aiuto di qualche sponsorizzazione dell'ultimo minuto. 

In tantissimi a fare il tifo per questo duo che nonostante le difficoltà di comunicazione è riuscito a raccontare day-by-day questo viaggio inconsueto che ancora non è finito, visto che come abbiamo già detto il traguardo sarà a Ulan Bator: "I tempi sembrano lunghi ma in realtà sono strettissimi. In Mongolia non esistono delle vere e proprie strade, la strada la disegni tu e, molto spesso, sei costretto a cambiare percorso. Così facendo le distanze sia in termini di tempi che di chilometri aumentano. Sassi, polvere e guadi sono all'ordine dell'ora, per questo è molto complicato il viaggio da ora in poi". Bisogna in più considerare che tutto il viaggio deve per forza concludersi il 20 agosto, sia perchè i due ragazzi devono riprendere a lavorare, sia per la copertura dei visti.

MongolOne: il viaggio Bologna-Mongolia

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