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Cronaca Zona Universitaria / Via Giuseppe Petroni

Cocaina purissima dal Sud America, scattano le manette anche in via Petroni. Il Gip: "Persone scafate e abili"

Arrestato pure un oste di un caffè in zona U. Manette anche per i titolari di un nolo auto in zona San Donato. Il Gip non ha riconosciuto l'aggravante mafiosa ma molti degli indagati sono ritenuti vicini ai clan egemoni della 'ndrangheta reggina. L'operazione 'Aquarius' di carabinieri e Dda

Telefoni criptati da migliaia di euro, stile di vita informale e dimesso, spostamenti in treno e incontri senza smartphone al seguito. Erano molto prudenti i vertici della organizzazione criminale che riforniva di cocaina purissima le piazze di spaccio di Bologna e dell'hinterland fiorentino, sgominata questa mattina all'alba dai carabinieri di Bologna su impulso della Dda.

Dieci sono gli indagati colpiti da misure cautelari nel provvedimento firmato dal Gip Pecorella sulla inchiesta condotta dal pm Roberto Ceroni. Le accuse sono quelle di associazione a delinquere per il traffico e lo spaccio di droga. Durante l'incontro con la stampa di stamane il colonnello dell'Arma di Bologna Pierluigi Solazzo ha parlato di "un'organizzazione fatta di personaggi di altissima caratura con strumenti tecnologici molto avanzata".

La caratura dell'organizzazione però è molto elevata, anche se il Gip non ha infine riconosciuto l'aggravante mafiosa: i vertici dell'organizzazione sono tuttavia affiliati o molto vicini ai clan reggini ora egemoni, come quello dei Morabito.

Le indagini sono state lunghe e complesse, ostacolate anche dai dispositivi tecnologici messi in campo dal gruppo. Per 'bucare' almeno parzialmente i telefoni che erano in dotazione ai malviventi si è dovuto ricorrere anche al discusso 'trojan', un codice che è penetrato nei dispositivi all'insaputa degli indagati e ha fornito alcuni dati utili alle indagini.

Spaccio di cocaina purissima al dettaglio: arresti e perquisizioni sotto le Torri | VIDEO

Droga dal sud america a Bologna: l'operazione 'Aquarius' dei carabinieri

Sei dei nove arrestati sono stati trovati in flagranza di reato. L'indagine parte già da una precedente operazione del marzo 2016, denominata 'Mi vida', dove vennero sequestrati 506 Kg di cocaina, seguendo la scia di una banda di 'bancomattari'.

"Già allora ipotizzammo ci fosse un livello superiore di organizzazione" commenta il comandante del reparto operativo Marco Francesco Centola "se non altro per la capacità di rifinanziarsi del gruppo, a pochi mesi di distanza". Così le indagini sono andate avanti per anni, fino agli arresti di questa mattina.

In manette sono finiti in nove, di cui sei in carcere. Per altri tre sono stati disposti gli arresti domiciliari. Tra questi anche il gestore di un caffè di via Petroni e il titolare di un nolo di auto in  zona San Donato. Indagata anche la compagna di quello che è ritenuto essere il capo dell'organizzazione A.P., 46 anni, di origini calabresi. Per molti degli indagati sono ascritte anche condanne per associazione mafiosa, e sono dagli inquirenti ritenuti vicini ai clan della 'ndrangheta reggina. Tuttavia, nell'ordinanza il Gip Pecorella non ha riconosciuto l'aggravante mafiosa.

Droga dal sud america a Bologna: telefoni criptati, gli incontri nei parchi

Sarebbe stato il 46enne a stabilire dove e come incontrarsi per parlare del traffico e dello spaccio della sostanza. Per farlo ci si muoveva in treno e senza cellulare addosso. I vertici dell'organizzazione avevano poi acquistato dei 'cryptophone' Aquarius HQ, telefoni molto costosi a prova di intercettazione. "Se il codice di sblocco immesso era sbagliato, il telefono era programmato per resettarsi automaticamente" dettaglia il comandante del reparto investigativo Diego Polio "per procedere alle intercettazioni abbiamo dovuto ricorrere al classico pedinamento e al collocamento di dispositivi nelle panchine dei parchi luoghi degli incontri".

Cocaina purissima, gli incontri nel fiorentino

Uno degli indizi che fanno pensare a una trattativa per l'importazione di cocaina a livello molto alto è data proprio dal fatto che la purezza della sostanza è stata trovata nell'ordine del 95 per cento, quindi senza tagli e intermediazioni intercorse. Poca la quantità di droga rinvenuta e sequestrata, in tutto circa 3 kg, tra i depositi del gruppo.

Uno di questi depositi era a Dicomano, paese a pochi chilometri da Vicchio, provincia di Firenze, borgo scelto per la discrezione dal 46enne come luogo degli incontri tra gli indagati. La merce veniva poi spartita e 'girata' a una rete di spacciatori al dettaglio, che per comunicare utilizzava i vecchi cellulari Gsm, senza traffico dati.

Droga dal sud America a Bologna, il giudice: "Persone scafate e abili"

Nelle 260 pagine di ordinanza, il Gip Pecorella evidenzia come il gruppo sia costituito "da persone estremamente scafate e abili" che agiscono secondo una logica di "riduzione del danno giudiziario", ragione per la quale "le imputazioni che concernono il sequestro effettivo di sono relativamente poche" rispetto alle volte in cui i malviventi sono stati intercettati a parlare della cessione della droga. "Ma è evidente -continua il giudice- che questi sequestri sono solo la punta dell'iceberg" e che vi sia una organizzazione che va avanti da tempo e commercia in droga "in modo massiccio".

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