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Cronaca

Vietato l'ingresso ai 'neri' in discoteca? Lepore: 'A ‪Bologna‬ non c'è spazio per il razzismo'

L'assessore al commercio esige spiegazioni, il locale tirato in ballo invece prende le distanze: "Svolgiamo attività multiculturali che richiamano normalmente un pubblico multietnico". La questione, intanto, ha sollevato un acceso dibattito: cittadini divisi

Vietato l'ingresso ai ragazzi 'di colore' alla discoteca "Arteria" di Vicolo Broglio. Così un articolo di Repubblica, che ha sollevato un vero e proprio polverone in città. Pronta la reazione del locale, che attraverso i social network prende le distanze da quella che è stata definita 'apartheid in discoteca'.
"E' una bufala", si difende l'Arteria, mostrando a riprova alcune delle foto scattate venerdì 6 marzo nel locale, che ritraggono appunto clienti di colore all'interno del locale di Vicolo Broglio. "Chi conosce la nostra storia, frequenta abitualmente il locale e segue le nostre attività, sa benissimo che siamo un luogo di integrazione della città di Bologna da sempre, accogliendo persone senza distinzione di pelle o cultura" - così un post sulla pagina facebook della discoteca, dove si spiega ancora: "Svolgiamo attività multiculturali che richiamano normalmente un pubblico multietnico".

Sul caso la Procura ha aperto un fascicolo conoscitivo e anche l'amministrazione comunale vuole vederci chiaro. L'assessore al commercio Matteo Lepore - attraverso un commento postato su Facebook - fa sapere che "in qualità di Assessore chiederò personalmente spiegazioni al locale Arteria in merito a quanto è successo". Poi chiosa Lepore: "A ‪Bologna‬ non ci può essere spazio per alcun atteggiamento di razzismo e questo episodio non va sottovalutato. Spero che l'episodio si chiarisca."

Intanto la questione ha dato il via ad un dibattito acceso, che ha diviso la cittadinanza. In tanti vedono dietro il divieto (qualora fosse vero), un chiaro atteggiamento "discriminatorio e razzista", dal quale prendono nettamente le distanze. Diverse, invece, le segnalazioni da parte di persone che frequentano il locale, che avallano la tesi dei gestori, dicendo che "si sarà trattato certamente di un malinteso", inquanto nel locale in questione "gran parte della clientela è formata da persone di colore".
Dall'alto canto c'è chi invece pensa "che ognuno abbia il diritto nel proprio locale di fare entrare chi vuole". C'è chi allarga la questione, al di là del colore della pelle, ricordando "Quando ho fatto la leva negli anni 80 molti non volevano neanche i militari in discoteca ma a nessuno e passato per la testa di pensare a menate razziste,si cercava semplicemente un altro locale.Non facciamo sempre del moralismo".

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