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Cronaca

No Tram vs Priolo, continua la battaglia sugli insulti

L'assessora al traffico aveva chiesto le scuse scritte dei destinatari delle diffide, ma il comitato risponde a muso duro: "Andremo in tribunale"

Sulle prime diffide arrivate dal Comune di Bologna agli esponenti del comitato no tram di Borgo Panigale "arriveremo in tribunale. Vogliamo andare fino in fondo, che sia un giudice a stabilire se si tratta di odio oppure no. E poi saremo noi a chiedere i danni a Priolo".

Il portavoce del comitato 'Attacchiamoci al tram', Vincenzo Fazio, replica così alle parole dell'assessore alla Mobilità di Palazzo D'Accursio, che ha invitato gli 'haters' destinatari delle prime diffide a inviare una lettera di scuse e a impegnarsi contro il cyberbullismo nelle scuole.

"Se accettassimo di inviare una lettera di scuse -afferma Fazio, parlando alla 'Dire'- sarebbe come ammettere che siamo degli odiatori, cosa che assolutamente non siamo". Nei commenti social oggetto delle prime tre diffide, pubblicati anche sulla pagina Facebook dei no tram, "non ci sono offese né messaggi di incitamento all'odio", assicura il portavoce del comitato.

Semmai, contrattacca, "è Priolo che dichiara guerra a un comitato per intimorire i cittadini. Qui si vuole censurare, si vuole imbavagliare e impaurire le persone con una richiesta di risarcimento di 20mila euro per un fatto che non esiste. Questa è una cattiveria. Voler far passare un comitato di cittadini per un gruppo di odiatori è la morte della democrazia", conclude il portavoce dei no tram.

Di "Un'operazione politica", aveva poco rima parlato Priolo, nel suo post su Facebook. "Adesso quegli odiatori, incapaci di rivolgere una critica, anche feroce, senza insultare-si legge- si rivolgono a una precisa parte politica per ribaltare le cose: le vittime sarebbero loro, raggiunti da una richiesta di risarcimento danni e non più la persona da loro insultata".

La parte politica evocata dall'assessore è Fdi, visto che è il consigliere comunale Marco Lisei ad aver pubblicato su Facebook il testo di una lettera inviata dall'avvocato di Priolo. "Che sia un'operazione politica è reso evidente dal fatto che un consigliere ha subito pubblicato la lettera di diffida e mi chiedo a che titolo", scrive l'assessore.

"In qualità di loro avvocato? Se così fosse- continua Priolo- quanto sarebbe grave deontologicamente pubblicare sui social la lettera di un suo rappresentato inviata da un altro legale?". Se invece "è a titolo politico- aggiunge Priolo- avremo la conferma che un comitato di cittadini è in realtà un comitato con una specifica matrice politica che non condanna gli insulti ma anzi ne fa parte del suo agire politico".

Per quanto riguarda le 30 diffide inviate, tutte le richieste di risarcimento rientrano in un range tra i 15.000 e 20.000 euro: una cifra calcolata "sulla base di criteri pubblicati dal Tribunale di Milano tenendo conto della giurisprudenza in materia di offese sui social", sottolinea l'avvocata Cathy La Torre, fondatrice della campagna "Odiare ti costa", che insieme a Priolo e al sindaco Virginio Merola aveva presentato la campagna contro gli haters.

Le tabelle del Tribunale sono state elaborate "sulla base di analoghe cause che non sono per diffamazione ma per lesione dell'immagine, della reputazione e della dignità", spiega ancora La Torre, aggiungendo che si tiene conto della "diffusione del post, del gruppo e della notorietà del personaggio".

Che sarebbero arrivate le richieste di risarcimento "l'avevamo detto", ricorda La Torre, anche se "nell'ambito di una mediazione noi pensiamo di risolverla diveramente". Finora infatti "siamo solo alla diffida", sottolinea l'avvocata, ribadendo che Priolo è disposta ad accettare una lettera di scuse e un periodo di "volontariato in una associazione che lavora nelle scuole contro il cyberbullismo, invece che un assegno".

Cose che "non si possono chiedere in una prima diffida", aggiunge La Torre, perché in questa fase gli strumenti possibili "sono solo quelli risarcitori". La Torre, poi, punta i riflettori sul comportamento di Lisei, anche lui avvocato. "Pubblicando la lettera di un legale a una persona diffidata sta commettendo un grave errore e valuterò di segnalare la cosa anche dal puno di vista deontologico e disciplinare", afferma La Torre: "Perché pubblica la lettera? Non si può. A che titolo lo fa? Se come avvocato, è un illecito disciplinare. Se a titolo politico, è una violazione della corrispondenza tra due parti estranee a lui".

Nel merito, poi, tra le diffide Lisei "ha preso quella che riteneva più debole dal punto di vista dell'offensività delle parole pronunciate", continua La Torre: "Le pubblichino tutte e 30 così poi dopo la gente capisce di cosa stiamo parlando". Ma intanto, "manderò una diffida anche a Lisei", avverte La Torre. (Pam/ Dire)

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