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Cronaca Savena / Via Emilia Levante

Sgombero ex Dima, da occupanti battaglia legale vs denunce e decreti di espulsione

Gli occupanti mettono in campo gli avvocati, non ci stanno ai provvedimenti seguiti alla sgombero. Occuperanno ancora? "Per noi l'occupazione non è un orizzonte politico, è una situazione d'emergenza. Ma se le risposte dell'amministrazione non arrivano, che altro dobbiamo fare?"

"Occuperemo ancora? Per noi l'occupazione non è un orizzonte politico, è una situazione d'emergenza. Ma se le risposte dell'amministrazione non arrivano, che altro dobbiamo fare?", scuote la testa Giorgio Simbola della Coalizione internazionale migranti rifugiati e sans-papier (Cispm). Insomma, nel futuro prossimo dei 150 occupanti dell'ex Dima di via Emilia Levante, sgomberati lunedì mattina all'alba, c'è una nuova occupazione. Non subito però.

Prima partirà una offensiva legale. Oggi pomeriggio, intanto, alcuni degli ex ''abitanti'' (profughi e disoccupati) della maxistruttura della via Emilia rimasti senza casa dopo l'azione della Polizia, hanno chiamato a raccolta i cronisti nel cortile di Palazzo D'Accursio ma al loro arrivo hanno trovato il Comune blindato ed agenti a presidiarne l'ingresso. Il portone? Sbarrato. Così l'incontro con i giornalisti è stato improvvisato in piazza, sotto la pioggia. "Noi aspettiamo che il sindaco Virginio Merola ci dica quali sono le soluzioni da mettere in campo, ci dica lui qual è la sua idea di citt'. Per ora abbiamo visto solo la violenza dello sgombero e il silenzio dell'amministrazione. E questa porta del Comune chiusa, che parla da sola".

Dopo lo sgombero, restano anche 43 denunce per invasione di terreni ed edifici, comprese quelle nei confronti di tre attivisti del collettivo che aveva coordinato l'occupazione. E' contro queste misure che si attiveranno gli avvocati. Inoltre, ci sono "10 decreti di espulsione notificati ieri a chi tra gli occupanti non ha la residenza. Ora il nostro primo obiettivo è fare in modo che questi decreti vengano sospesi: un team di avvocati è già al lavoro".

Ora gli occupanti sgomberati non hanno una nuova sistemazione: alcuni sono tornati a dormire in altri spazi occupati, come quello di via Toscana, altri vivono in macchina o per strada. Gli assistenti sociali del Comune di Bologna avevano offerto un'alloggio in via del Pallone o in strutture analoghe, ma hanno rifiutato perchè sarebbe una collocazione provvisoria, di 15-20 giorni. "Noi combatteremo fino alla fine- dice una di loro- se perdi il lavoro, perdi la casa, perdi tutto. Siamo persone come voi, ma ci trattano come bestie". Invece le soluzioni, a dire del Cispm, ci sarebbero e sono già state sperimentate, come nel caso dell'occupazione delle ex-Merlani: "33 delle 55 persone che stanno alle Merlani- racconta Giorgio Simbola (Cispm)- oggi sono diventate autonome. Stiamo continuando con percorsi di formazione per i rifugiati, di aiuto nel lavoro. Insomma, ci siamo sostituiti all'amministrazione e abbiamo provato a colmare le sue lacune. Ma questo è il risultato e, vista l'aria che tira, abbiamo paura che sgombereranno ancora".

Residence vuoto, con tutti i comfort: occupato a scopo abitativo

Alcuni degli ex occupanti hanno ottenuto lo status di asilo politico; ieri però si trovavano davanti a Palazzo D'Accursio denunciando di essere stati abbandonati dalle Istituzioni, lasciati senza casa e senza sussidi. Non vorrebbero stare in Italia, vorrebbero cercare lavoro in Germania o nel nord Europa. La legge europea sull'immigrazione però li obbliga a rimanere nello Stato dove sono state registrate, per la prima volta, le loro impronte digitali. "E ora che siamo stati cacciati anche dall'unica ''casa'' che avevamo trovato, che facciamo? Dove sono finiti i nostri diritti di rifugiati?".
(agenzia Dire)

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