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Cronaca San Lazzaro di Savena

Omicidio Procopio. L'assassino confessa: "Miacciò di denunciarmi. Ho perso la testa"

Il vicino del pensionato ucciso a San Lazzaro lo scorso marzo, ha confessato di averlo soffocato inseguito ad una disputa. Poi appiccò incendio per dissimulare l'omicidio. Agì da solo

E' parola fine probabilmente intorno al giallo di San Lazzaro di Savena: fuori dai denti la verità sull'omicidio di Antonio Procopio, assassinato nel marzo scorso a San Lazzaro di Savena. L'omicida, il giovane albanese vicino di casa della vittima, dal carcere ha confessato.

Accusato dall'anziano di furto, avrebbe perso la testa e colpito ripetutamente a mani nude. Poi, con l'anziano steso sul pavimento della cantina, lo ha ucciso, strozzandolo con un piede premuto sul collo. Infine, utilizzando un solvente trovato nel locale, ha appiccato l'incendio per dissimulare l'omicidio. L'uomo infatti era stato trovato morto nello scantinato della sua abitazione, dove sulle prime sembrava essere rimasto vittima di un incendio colposo.

OMICIDA IN CARCERE DA GIUGNO. Lo straniero, 20 anni, che risiede nello stesso palazzo dove la vittima abitava con la moglie, in via Orlandi, è in carcere da giugno con l'accusa di omicidio aggravato in concorso, distruzione di cadavere e incendio. Il 5 settembre ha chiesto di essere sentito e ha ammesso, per la prima volta, di essere lui l'autore del crimine.

AGì DA SOLO. Nel racconto ha spiegato di aver agito da solo: una versione che quindi scagionerebbe il padre, pure lui indagato per concorso in distruzione di cadavere e incendio, finito in manette con il figlio ma scarcerato dopo il riesame, l'8 agosto perchè - secondo i giudici - sarebbe una figura rimasto sullo sfondo "come quelle di chi, già nell'immediato comprende le responsabilità del figlio e si adopera per tenerlo indenne". Il favoreggiamento personale, infatti, non è punibile per un prossimo congiunto.

PADRE SCAGIONATO. Il pm Massimiliano Rossi, titolare del fascicolo, ha fatto comunque ricorso in Cassazione sulla decisione del Riesame, con la convinzione che il padre abbia aiutato il figlio. Nella confessione, comunque, l'assassino ha negato il coinvolgimento del padre. Ha spiegato che quella domenica pomeriggio era andato in cantina, una volta saputo che Procopio lo cercava. Secondo il racconto, il pensionato lo ha accusato di avergli rubato dei cd, e ha minacciato di denunciarlo. Ne è nata una lite e il giovane, più forte fisicamente, lo ha aggredito. Cadendo, l'anziano ha picchiato la testa contro un macchinario. Il giovane ha ammesso anche di essersi portato via le chiavi della cantina e della casa di Procopio. Ha detto, invece, di non saper nulla del portafogli e del cellulare del morto, oggetti spariti.

(fonte Ansa)

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