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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca Zona Universitaria

Blitz dei collettivi a Scienze Politiche, 'murato' l'ufficio di Panebianco: 'Stop baroni della guerra'

Casus belli ancora un editoriale del professore. Cemento, malta e filo spinato alla mano, gli attivisti hanno bloccato l'accesso al suo ufficio: "È un muro che simboleggia quello costruito in Palestina. Un muro che dice basta al razzismo e agli scienziati del massacro sociale"

"Stop ai baroni della guerra" così si legge sui muri della facoltà di Scienze Politiche, dove oggi - alle 13.30 - si è registrato un nuovo blitz dei collettivi. Nel mirino il professo Angelo Panebianco, già bersaglio degli stessi manifestanti - lo scorso gennaio - per le sue posizioni in materia di immigrazione (VIDEO).

'Siamo tornati davanti all’ufficio del barone Panebianco" scrive in una nota il collettivo Hobo. Oggi gli attivisti hanno "murato" con cemento, malta e filo spinato la porta d'accesso. "È un muro che simboleggia quello costruito in Palestina e alle porte dell’Europa, i tanti muri che seminano morte per proteggere i ricchi dai poveri. Un muro che dice basta al razzismo e agli scienziati del massacro sociale".

Ancora una volta a smuovere l'indignazione degli attivisti è un editoriale del professore (pubblicato ieri sul Corriere della Sera) in cui - attaccano - "dà degli amichevoli consigli a Renzi: devi fare ancora uno sforzo per diventare un nuovo Blair o una nuova Thatcher, devi calpestare ancora di più diritti e qualità della vita, devi armarti e partire alla guerra".
"Il barone nero - prosegue Hobo - consiglia caldamente Renzi di affogare gli immigrati nel Mediterraneo, molto di più di quello che già con impegno l’attuale governo – al pari di quelli precedenti – sta facendo. Tutto ciò nel nome della nazione e della razza, ovvero della casta dei potenti. Contro il fantasma dei califfati che bussano alle porte dell’Europa, il barone nero invoca la guerra santa contro gli immigrati, semina islamofobia e predica una nuova crociata neoliberista. Scrive questo, non a caso, nei giorni in cui ancora una volta lo Stato di Israele – di cui il barone nero è notoriamente un acceso tifoso – sta portando avanti il genocidio della popolazione palestinese. Come tutti gli avvoltoi, i Panebianco si alimentano di cadaveri".
Ed è in riferimento a questo che oggi i manifestanti hanno indossato le kefiah, divenute simbolo della resistenza palestinese. "A “incendiare i territori europei” non sono le guerre più o meno sante - chiosano gli attivisti - ma la povertà e il rifiuto di voler continuare a pagare i costi della crisi creata dai padroni di Panebianco. Quello di cui devono iniziare ad aver paura è l’intifada dei precari, dei disoccupati, dei lavoratori impoveriti. A “tracciare una linea di confine tra ‘noi’ e ‘loro’” ci abbiamo pensato noi: tra noi che paghiamo la crisi e loro che l’hanno creata".
 

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