E' ripartito il Piano di controllo al cinghiale nel Parco dei Gessi Bolognesi e Calanchi dell'Abbadessa. "Dopo una sospensione necessaria al fine di predisporre meccanismi di azione più incisivi, nel rispetto di un quadro normativo molto complesso che va dalle vicende ambientali a quelle di natura sanitaria legate alla gestione delle carni", spiega Massimo Rossi, direttore dell'Ente per i Parchi dell'Emilia Orientale, il Piano "è stato riavviato con un obiettivo molto chiaro: tutelare le coltivazioni agricole e con esse il reddito degli agricoltori, in un ambito particolarmente delicato dal punto di vista naturalistico ma anche antropico".

Il Piano prevede l'impiego di tutte le attività che le leggi ammettono, è stato in tal senso autorizzato dall'Ispra e nasce con un'ottica diversa da quella che, anche altrove, è stata praticata, ossia si interviene dove ve ne è la necessità. Prosegue Rossi: "E' in questo senso che coloro che sono stati e verranno coinvolti nelle diverse azioni, sono stati e saranno individuati di concerto con le organizzazioni agricole e con gli agricoltori del Parco, perchè questi sono i primi interessati a che il Piano funzioni e se così sarà, o meno, lo si dovrà anche al loro impegno".
Si riparte, insiste Rossi, "in un momento che ha visto, anche recentemente, nascere discussioni tra i tanti soggetti che si applicano a tale argomento. Una su tutte è stata quella della crescita esponenziale delle aziende colpite da danni a causa della sospensione invernale del vecchio piano.
Ci pare corretto segnalare che le richieste di indennizzo danni dell''analogo periodo dello scorso anno, ossia a piano di controllo attivo, furono 12, contro le 14 degli ultimi cinque mesi e come le aziende che hanno presentato le richieste siano state sei in entrambi i periodi".