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Cronaca San Vitale / Via Giuseppe Massarenti

Accoglienza migranti, porte aperte alla parrocchia di Sant’Antonio di Savena

La parrocchia di via Massarenti accoglie 26 persone provenienti da 12 diversi paesi. Il parroco don Mario: 'In ognuno di noi c’è apertura al bene'

Nella casa del parroco, don Mario Zacchini, vivono 26 ragazzi dai 18 ai 35 anni, provenienti da 12 paesi diversi del mondo: Albania, Iran,  Eritrea, Camerun, Gambia, Gabon, Senegal, Egitto, Afghanistan, Bangladesh, Pakistani e anche Italia. Lo riferisce Famiglia Cristiana. 

La parrocchia è quella di Sant’ Antonio di Savena, al 59 di via Massarenti: "Ognuno di questi ragazzi ha una storia diversa alle spalle - spiega il parroco 72enne - nessuno di loro però si considera semplicemente un ospite, tantomeno un assistito, anche se hanno bussato alla porta della canonica spinti dal bisogno. Studenti, rifugiati, ragazzi scampati alla fame e alla guerra".

Don Zacchini, è stato anche missionario in Tanzania, e 10 anni fa è entrato a far parte della Papa Giovanni XXIII, fondata a Rimini da don Oreste Benzi. 

Nella canonica, sono state ricavate dieci stanze arredate con letti a castello. Nel gruppo ci sono anche ragazzi venuti appositamente per vivere un’ esperienza di condivisione come due studenti di Giurisprudenza. 

La vita si basa su tre 'piedi'

La vita della canonica di don Mario si basa su tre "piedi", quelli della kighoda, la sedia africana: "Perché tre piedi sono sufficienti per tenerci, due non bastano e il quarto non serve", spiega "Il primo piede è l’accoglienza, il secondo piede è la tavola, il terzo è la preghiera. 

"In tanti anni non abbiamo avuto problemi in questo senso, la partecipazione  non è mai stata messa in discussione. Anche adesso abbiamo due ragazzi musulmani che si dimostrano molto seri e rispettosi, rispetto che da noi è ricambiato nei confronti delle loro usanze. Nel periodo del ramadan, per esempio, loro cenano dopo il tramonto e trovano sempre qualcosa di pronto in tavola" dice don Zacchini "l’ accoglienza fa parte della nostra vita, anche se naturalmente non possiamo accogliere tutti, ci deve essere il desiderio di mettersi in gioco, di stare insieme - conclude - ma la mia esperienza mi dice che in ognuno di noi c’ è questa apertura al bene che poi nello scambio reciproco matura".

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