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Cronaca

Poliziotti arrestati | Sciolto il nodo del documento misterioso

L'avvocato di uno degli agenti in manette: 'E' solo una fotocopia fatta da me", ma gli inqirenti nicchiano: manca firma e anche numero di protocollo, presente invece sull'originale

Sembrerebbe svelato il mistero intorno alla presunta 'fuga' di documenti circa il caso dei poliziotti arrestati a Bologna con l'accusa di rapine e violenze a danni di spacciatori stranieri. A sciogliere il nodo è stato uno dei legali degli agenti incolpati: lui, infatti, avrebbe prodotto nell'interrogatorio di garanzia di ieri il decreto di sospensione dal servizio non firmato, che ha destato tanti sospetti.

L'avvocato Luigi Saffioti, che tutela Francesco Pace, Alessandro Pellicciotta e Valentino Andreani, ha prodotto al gip Alberto Ziroldi i tre decreti di sospensione che erano stati consegnati ai suoi assistiti. E' stato allora che gli inquirenti si sono accorti che un documento - quello di Pellicciotta - che vengono consegnati di solito all'arrestato e sono sempre firmati dal questore, era invece privo della firma di Vincenzo Stingone. Il sospetto degli inquirenti è che si tratti di una copia 'clandestina' arrivata indebitamente all'arrestato.

Per questo ieri erano partiti una serie di accertamenti - sentita in merito anche la dirigente dell'ufficio del Personale, Fiorenza Maffei - per scoprire quale percorso potesse avere fatto la copia. Gli inquirenti, infatti, non possono chiederlo all'avvocato, che è tutelato dal segreto professionale, che lo vincola al suo assistito. Il legale, però, ai cronisti Ansa ha fornito la sua spiegazione: "Ieri ho esibito un documento fotocopiato dove non si vedeva la firma - ha spiegato - ma avevo anche l'originale, dove c'é la firma. E l'ho prodotto contestualmente. E tutto questo è stato messo agli atti".

GLI INQUIRENTI CONVINTI INVECE CHE SIA UN DOCUMENTO C'LANDESTINO' Il decreto di sospensione dal servizio, di cui era in possesso il legale di uno dei poliziotti arrestati a Bologna, non solo era privo di firma del Questore vicario ma non aveva neppure il numero di protocollo, presente invece sull'originale. Per questo gli inquirenti sono convinti che sia una copia 'clandestina', arrivata all'avv. Luigi Saffioti, o al suo assistito Alessandro Pellicciotta, in modo - e forse anche in tempi - indebiti. Proseguono quindi le indagini per accertare chi, tra le forze dell'ordine, potrebbe aver diffuso il documento, che rischia di essere accusato di rivelazione di atti coperti da segreto.


 

 

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