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Cronaca Navile / Via Stalingrado

La trasformazione di Ponte Stalingrado: un intervento in nome della bellezza e del colore

L'idea era venuta a Roberto Morgantini ed è sempre suo il progetto editoriale che ora la racconta: "Comprando il libro si aiutano le Cucine Popolari cittadine"

La storia è quella di una sfida vinta a suon di colori: non è un romanzo, ma il racconto per immagini delle vicende che hanno portato un grigio ponte cittadino (Ponte Stalingrado) a trasformarsi in tela bianca offerta a street-artists provenienti da tutto per esprimere tutta la loro creatività. 

Un esperimento collettivo di street-art nato dalla "tristezza" di vedere del cemento deteriorato e ingirgito da trent'anni di smog: da qui è partito Roberto Morgantini (l'inventore delle Cucine Popolari ndr) per poi arrivare a pubblicare il libro "Un ponte di colori" edito da Pendragon: "E' la raccolta delle più belle foto fatte da Mario Rebeschini al ponte ridipinto. Un percorso inclusivo e partecipato che è poi sfociato in una festa di pace in grado di coinvolgere l'intera città". 

Tutti conosciamo la trasformazione che ha interessato il ponte di via Stalingrado, una delle arterie più percorse e trafficate della città, collegamento fra il centro città e la fiera, l'autostrada, le tangenziali: "Un'iniziativa che quando nacque piacque subito sia al Comune, che fece ripulire i muri, che agli artisti chiamati a raccolta da tutta Italia e oltre (a titolo gratuito): tutto il materiale per le opere era stato donato da un'azienda di vernici e la partecipazione di tutti fu entusiasmante. Tantissimo il materiale fotografico raccolto...". 

E quindi l'idea di pubblicare un libro che ne lasciasse testimonianza...dove lo si pò trovare? A chi andrà il ricavato?

"Esatto. Abbiamo raccolto gli scatti firmati da Rebeschini e li abbiamo messi in fila sulle pagine di questo libro il cui ricavato andrà a finanziare le Cucine Popolari di Piazza Grande. Lo si può acquistare direttamente presso appunto le Cucine Popolari oppure alla libreria Ambasciatori". 

ponte stalingrado-3Lo rifarebbe? Dove?
"Lo rifarei, certo. Uno dei non-luoghi di Bologna dal quale passo spesso e per il quale mi piace immaginare un restyling sono per esempio i muri pasticciati di via Casarini..."

IL PROGETTO DI COLORARE IL PONTE. Un gruppo di volontari coordinati da Roberto Morgantini lancia una sfida: ripulire il grigio ponte di via Stalingrado - quasi coperto di tag anonimi - dando vita al primo vero esperimento collettivo di street art. Sul ponte arrivano tantissimi artisti, noti e meno noti, al fine di dare un'identità a un "non luogo" che rappresenta una sorta di biglietto da visita per chi attraversa la città da una parte all'altra.

Un intervento in nome della bellezza e del colore, reso possibile da cittadini di diversa provenienza geografica che hanno condiviso l'amore per l'arte e per la loro città: Vietnam, Senegal, Marocco, Tunisia, Giappone, Colombia, Filippine, Cina, Perù, Cile, Albania, Polonia, Palestina, solo alcuni dei paesi di origine degli artisti che, dipingendo, hanno testimoniato la propria cultura, la loro storia individuale e la loro visione della vita e del futuro nel corso di una vera festa di pace, documentata dalle foto raccolte in queste pagine.

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