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Cronaca

Richiedenti asilo, il giudice accetta il ricorso: "Un precedente importante"

Il tribunale di Bologna ha accettato i ricorsi di due richiedenti asilo. L'avvocato Mumolo: "Lo dice la legge, sindaci limitati dal decreto Salvini"

Il giudice del tribunale di Bologna Matilde Betti ha dato ragione a due richiedenti asilo, che oggi sono a tutti gli effetti cittadini bolognesi, grazie al ricorso effettuato dopo una sentenza che aveva tenuto conto del decreto Salvini, negando loro l'iscrizione all'anagrafe felsinea. Si tratta di un uomo e di una donna, non una coppia, ma due situazioni separate: lei, di origini armene, seguita legalmente da Avvocato di Strada e lui da Asgi-Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione. 

Il ricorso della donna, la cui storia parlava di un allontanamento dal suo paese nativo dopo la sparizione del marito e del figlio con rischio di perseguitazione, era stato depositato il 27 marzo scorso e faceva richiesta in via d'urgenza dell'accertamento del suo diritto alla residenza e alla iscrizione anagrafica ordinando al sindaco, quale ufficiale d'anagrafe, la sua immediata iscrizione nel registro anagrafico della popolazione residente nel comune di Bologna. E Virginio Merola, dopo la decisione del giudice, si è anche dichiarato soddisfatto di poterlo fare. 

«La soddisfazione per questa sentenza è enorme - spiega Antonio Mumolo, legale dell'associazione "Avvocato di Strada" che ha seguito la vicenda - e sarà anche un precedente importantissimo. Un caso analogo già a Firenze, adesso, dopo la decisione del tribunale di Bologna, abbiamo allertato tutti i nostri avvocati al lavoro in 54 città italiane». 

Come chiarisce Mumolo: «Il decreto Salvini ha eliminato una procedura semplificata che dava la residenza ai rifugiati nel momento in cui venivano accolti dallo Sprar (il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) con una circolare che obbliga i sindaci a rispettare le direttive del Ministero dell'Interno, il quale ha le competenze sulle liste anagrafiche. Ma la legge di fatto non vieta la residenza se ci sono i requisiti che valgono per tutti (presenza sul territorio, volontà di restarci e permanenza di almeno tre mesi) considerato poi che c'è una commissione che valuta il permesso per i richiedenti asilo, caso per caso. Non vogliamo creare contenziosi, ma sono far rispettare i diritti insomma». 

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