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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Scuole a rischio sismico, geologi: "In Emilia Romagna sono 1.367"

E 827 sono quelle a rischio idro-geologico. I geologi scrivono al ministro

In seguito agli avvenimenti sismici dello scorso 25 agosto e in concomitanza con l'apertura dell'anno scolastico, il Consiglio Nazionale dei Geologi ha scritto una lettera al Ministro dell'Istruzione Stefania Giannini con lo scopo di richiamare l'attenzione su tutti i rischi naturali a cui gli edifici scolastici (e non solo) sono esposti.

In tutto sarebbero 28 mila le scuole ricadenti in aree sismicamente attive, ad alto o elevatissimo rischio sismico: e naturalmente fra queste rientra anche il nostro territorio. Le scuole a rischio sismico in Emilia Romagna sono 1.367 (dati 2011/2012 del Cresme, centro ricerche economiche e sociali del mercato dell'edilizia) e quelle inserite in aree a rischio idro-geologico sono 827. Qui la situazione dopo il sisma del 2012.  

La necessità di partire da una approfondita conoscenza geologica costituisce la priorità per ogni azione di intervento sul costruito e sulla pianificazione del nuovo. A confermarlo Francesca Rispoli, membro del consiglio dell’Ordine dei Geologi dell’Emilia Romagna, che sottolinea tre punti fondamentali da rimarcare: "Il primo riguarda l'inserimento di un geologo all'interno dell'Osservatorio per l’Edilizia Scolastica, soggetto professionale determinante nella pianificazione e nella gestione delle situazioni di rischio, sia di tipo sismico che idrogeologico (frane, alluvioni), nonché di tipo ambientale.

La seconda questione è quella dell’introduzione del fascicolo del fabbricato, importante perché  racchiude la storia di ogni singolo edificio, a partire dalle caratteristiche dei terreni sulla quale è fondato. Terzo, il nostro coinvolgimento nella scuola, visto che la prevenzione è un fatto culturale e la scuola per definizione è luogo dove avviene l'apprendimento: passare dai bambini per arrivare anche alle famiglie insomma". 

Fra l'altro in questo senso (informazione nelle scuole) degli "esperimenti" sono già stati fatti ed hanno avuto tutti un buon esito (entrambi in Emilia Romagna, nel parmense): scoprire la geologia insieme a Chicco, un granello di sabbia che racconta le evoluzioni del nostro pianeta alla scuola dell'infanzia oppure tenere delle lezioni di fossili e dinosauri, parlare di vulcani e terremoti alla primaria. E' stato in questo modo che si sono cominciati a portare sui banchi tematiche legate al mondo della geologia. 

"I dati sull’edilizia scolastica aggiornati dalla Presidenza del Consiglio parlano di numeri impressionanti - scrivono i geologi nella lettera indirizzata al ministro - In Italia ci sono circa 28.000 scuole ricadenti in aree sismicamente attive, ad alto o elevatissimo rischio sismico, alle quali se ne sommano altre 7000 ricadenti in aree ad elevato rischio idrogeologico. Un problema tutto geologico, che meriterebbe maggiore attenzione e un approccio culturale completamente diverso. Parliamo di un patrimonio edilizio che per il 60% è stato costruito prima del 1974, anno di entrata in vigore delle prime norme antisismiche, molti altri sono stati costruiti o messi in sicurezza prima del 2000, o comunque in epoca antecedente alla revisione delle mappe sismiche e la conseguente revisione normativa del 2009 (NTC 2008). Conseguenza ne è che la stragrande maggioranza degli edifici scolastici è stata progettata o adeguata seguendo criteri di protezione antisismica in parte o del tutto inadeguati alla reale sollecitazione sismica attesa".

"Quella del 2009, con l’entrata in vigore delle NTC (DM 14/01/2008), è stata davvero una rivoluzione sotto il punto di vista sia qualitativo che quantitativo rispetto al modo di progettare in maniera antisismica, sulla base di certezze geologiche determinate da indagini in sito, sulle reali proprietà dei terreni di dissipare o amplificare l’onda sismica (risposta sismica locale) e su certezze generali non più desunte da valutazioni soggettive, come la reale interazione tra struttura e terreno".   

"La conoscenza geologica del sottosuolo, tuttavia, secondo l'ordine dei geologi non sempre è stata posta alla base di ogni intervento puntuale di edificazione o di pianificazione urbana, con conseguente deficit cognitivo che in taluni casi ha determinato eventi drammatici improvvisi ed imprevisti, come il recente crollo a Napoli di un’ala della facoltà di veterinaria, a causa della presenza di una cavità. Ancora una volta, quindi dobbiamo evidenziare che la valutazione di tutti i rischi geologici è la base di partenza imprescindibile per la buona progettazione. E’ sicuramente degna di apprezzamento l’azione che il Governo ha posto in essere con le iniziative di #scuolasicura, mediante un impegno economico finalizzato proprio alla messa in sicurezza del patrimonio edilizio scolastico".

"Ma tutto ciò, Onorevole Ministro, non basta.  L’istituzione di un Osservatorio per l’Edilizia Scolastica, previsto dall’art. 6 della Legge n.23 del 1996, rilanciato con forza lo scorso 8 gennaio, non contempla, ad oggi, la rappresentanza del mondo geologico, soggetto professionale determinante nella pianificazione e nella gestione delle situazioni di rischio, sia di tipo sismico che idrogeologico (frane, alluvioni), nonché di tipo ambientale".

"Lo stato di conservazione degli edifici, lo stato dei solai (DM 7 agosto 2015 n. 594) ed ogni altra azione volta a rafforzare la sicurezza degli edifici scolastici, manca di un substrato di conoscenza legato alla natura del sottosuolo e delle possibili amplificazioni locali dell’onda sismica, oltre che di tutti gli altri rischi geologici come presenza di frane sovraincombenti, di sabbie nel sottosuolo che espongono il sito al fenomeno della liquefazione, di cavità naturali, etc. Al fine di dare un senso compiuto al prezzo che il Paese ha pagato negli eventi di San Giuliano di Puglia e della Casa dello Studente dell’Aquila, la svolta consiste nel creare sinergia tra le varie componenti del mondo tecnico e politico affinché queste cose non accadano più; anche nel recente terremoto ancora una volta le scuole sono rimaste danneggiate o addirittura sono parzialmente crollate come nel caso di Amatrice, in alcuni casi proprio per problemi di amplificazioni sismiche locali connesse alla natura puntuale del sottosuolo".  

Il terremoto porta con sé una componente poco considerata, quella devastazione interiore delle popolazioni locali che mai potrà essere cancellata dall’animo di chi ha vissuto tragedie e la scuola rappresenta un punto di ripartenza sociale, ma non basta la prevenzione dal punto di vista esclusivamente urbanistico: per la prevenzione è essenziale iniziare dalla cultura geologica già nelle scuole. Invece nel Paese che possiede enormi georisorse, ma che allo stesso tempo è pervaso da tutti i georischi (sismico, idrogeologico e vulcanico), paradossalmente nelle scuole italiane manca l’insegnamento delle Scienze Geologiche. Sarebbe opportuno al contrario partire proprio dalle nuove generazioni e prevedere la Geologia come materia da insegnare ai nostri studenti nei licei, istituendo indirizzi di scienze applicate a carattere vulcanologico-petrografico o geologico-sismologico, anche al fine di creare conoscenza e consapevolezza, come sarebbe opportuno approvare la legge “salva geologia” che da troppo tempo langue in Parlamento, per porre rimedio alla Legge Gelmini che con una disastrosa politica di tagli lineari ha portato alla chiusura della stragrande maggioranza dei Dipartimenti di Geologia e Scienze della Terra, che da circa 30 oggi sopravvivono solo in 8. In conclusione, Onorevole Ministro, contiamo nella Sua sensibilità, certi che vorrà mettere in campo quanto da noi auspicato, a partire dall’inserimento della componente geologica all’interno dell’Osservatorio per l’Edilizia Scolastica". Così si chiude la lettera destinata al nostro Ministero". 

Dal primo Rapporto ANCE/CRESME – Lo stato del territorio italiano 2012:

rischio idro geologico-2

                         

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