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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Sicurezza partecipata e integrata: "Bologna città pilota per la app Securfy"

"Sarà possibile fare segnalazioni di degrado o reati, ricerche oggetti/persone smarriti o scomparsi attraverso una piattaforma mobile gratuita"

Una app che collega luoghi e persone, unendoli in gruppi o piccole reti i cui componenti sono legati tra loro dallo stesso obiettivo, quello di incrementare la sicurezza. Bologna è stata scelta come città pilota per "Securfy", una piattaforma gratuita che collega cittadini e istituzioni mettendoli in condizioni di poter segnalare criticità e quindi intervenire: "La sicurezza partecipata si realizza quando cittadini, rappresentanti di categoria, commercianti e imprenditori, danno il loro contributo collaborando con le Forze dell’Ordine - a spiegarlo sono Giulia Cristofori e Davide, 'padri' di questa app -  La sicurezza integrata si realizza quando ciascun attore (istituzioni deputate alla sicurezza pubblica, amministrazioni comunali, forze dell’ordine, ecc) partecipano al processo di sicurezza, offrendo ciascuno il proprio contributo, soprattutto in un periodo di contenimento delle risorse".

L’idea di Securfy parte da un progetto nato all’interno del master Executive MBA, della Bologna Business School, e dall’idea si è passati in rapida sequenza alla costituzione della società e alla realizzazione del prodotto. Non senza una punta di orgoglio, siamo arrivati, proprio in questi giorni alla sua uscita sul mercato: da oggi l'app è scaricabile. 

Securfy: come, quando e da chi nasce? Quale l'utilità per il cittadino ed eventualmente per le Forze dell'Ordine?

"L’idea di una piattaforma digitale sulla sicurezza nasce nel marzo 2015, alla Bologna Business School, da due giovani appartenenti alle Forze dell’Ordine, che in quel periodo stavano frequentando la XIII^ edizione dell’Executive MBA. Il voler realizzare uno strumento in un settore così particolare scaturisce dall’esperienza professionale dei due ufficiali che hanno avvertito l’esigenza di trovare una soluzione al crescente bisogno di sicurezza della popolazione e al contestuale aumento della percezione di insicurezza, soprattutto nelle grandi città. Durante il master, l’idea è stata implementata insieme ad altri due colleghi di corso, ed è diventata l’oggetto del project work ossia il progetto conclusivo del percorso formativo. Nel marzo 2016, ad un anno di distanza dall’idea originaria, Securfy viene presentata ad una giuria composta da professori, imprenditori, business angels e venture capitalists, aggiudicandosi il primo posto su nove progetti portati avanti da altrettanti team di studenti. Convinti che il progetto potesse aver dei risvolti positivi sulla società e un modello di business sostenibile, la sfida viene raccolta da un team di persone tra cui Giulia Cristofori, che aveva seguito già dall’inizio in BBS, l’implementazione del progetto. L’energia positiva che sprigiona il progetto è contagiosa, e riesce ad entusiasmare Davide Gazzotti, professionista già operante nel mondo digital, che viene chiamato a diventare il CEO della società Securfy srl costituita l’8 giugno 2016. Nell’accezione comune, la sicurezza si declina in diverse dimensioni: reale, percepita, partecipata e integrata.

La sicurezza reale richiama il numero dei reati e la statistica. Il sole 24 ore (lunedì 3 ottobre 2016) riporta che nel 2015 sono stati perpetrati in Italia 7500 reati al giorno. Sono cresciuti truffe e frodi telematiche. Nella classifica delle regioni secondo l’autorevole fonte, L’Emilia Romagna si è collocata al 1° posto per reati su 100000 abitanti (5,667), mentre la provincia di Bologna al 3° posto (7,240) dopo Rimini e Milano.

La sicurezza percepita è la percezione di sicurezza dal punto di vista del cittadino. Essa dipende non solo dal numero dei delitti, ma anche dalle condizioni di vivibilità e di degrado di una città. I delitti potrebbero scendere e la percezione di sicurezza potrebbe diminuire. La sicurezza partecipata si realizza quando cittadini, rappresentanti di categoria, commercianti e imprenditori, danno il loro contributo collaborando con le Forze dell’Ordine. La sicurezza integrata si realizza quando ciascun attore (istituzioni deputate alla sicurezza pubblica, amministrazioni comunali, forze dell’ordine, ecc) partecipano al processo di sicurezza, offrendo ciascuno il proprio contributo, soprattutto in un periodo di contenimento delle risorse. La nostra app si pone come partner a 360° in tutte tre le accezioni viste sopra, cercando di monitorare la sicurezza percepita e mettendo a disposizione una piattaforma per integrare tutti gli attori della sicurezza a cominciare dai cittadini utenti a vantaggio dell’intera collettività".

Securfy: la app sulla sicurezza in città

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Come funziona a grandi linee? Ci saranno degli aggiornamenti progressivi? Da chi è stata sviluppata e con quali indicazioni?

"Securfy è una rete sociale digitale che aumenta la sicurezza dei suoi membri nei propri ecosistemi, attraverso un ambiente collaborativo dove si incontrano cittadini, associazioni di categoria, operatori della sicurezza e Istituzioni. Un’app mobile collega luoghi, persone e attività alla sicurezza, e fornisce servizi di utilità per aumentare la sicurezza dei partecipanti,  tramite funzioni quali: Indice di percezione di sicurezza delle città (un indice che esprime quanto gli utenti si sentono sicuri nelle loro città a prescindere dai dati ufficiali sulla sicurezza), Consigli dalla Rete e dalla Redazione, Segnalazioni di Degrado o Reati, Ricerche oggetti/persone smarriti o scomparsi. La app parte con una serie di funzionalità di base che ci serviranno per verificare il nocciolo della applicazione. A queste, in occasione del lancio in altre città, verranno associate innumerevoli funzionalità già definite ed in fase di sviluppo.

Da quando sarà scaricabile? Android e Ios?

"Sarà possibile scaricarla per IOS e Android nei relativi stores, a partire dalla giornata di giovedi 26 gennaio, in occasione della presentazione presso la BBS". 
 
Le segnalazioni verranno sottoposte a "filtri"? Quali saranno le regole?

"Non ci saranno filtri veri e propri, di sicuro al nostro interno abbiamo una risorsa che si occuperà di moderare e fare in modo che discussioni troppo accese non sfocino in “violente”, e che i nostri utenti non siano vittime di cyberstalking . Gli utenti però dovrebbero essere i primi ad automoderarsi, secondo l’approccio che abbiamo usato per ideare la piattaforma. Lo spirito dei partecipanti deve essere quello di cooperare, rimboccarsi le maniche assieme, condividere opinioni sicuramente, ma al fine di costruire qualcosa di migliore, più vivibile e più sicuro…non tanto per deprecare o distruggere quello che c’è !"
 
E' una APP gratuita?
"Assolutamente si"

Sarà facilmente utilizzabile? Quale target prevedete?

"Si molto semplice, abbiamo puntato su questa facilità di utilizzo perché il target di utenti non è esattamente quello dei nativi digitali. Il prodotto è destinato agli utenti (uomini, donne e giovani) che vedono nella criminalità e nel degrado una minaccia alla sicurezza propria, dei propri parenti, dei propri amici, nonché ai loro beni e la loro proprietà. Tali utenti sono principalmente figli della cd “Generazione X” (nati tra gli anni ‘60 e anni 80) e “Milennials” (nati tra gli anni ’80 e fine XX^ secolo), ossia nativi non digitali. Sono utenti che vivono il territorio, ne conoscono punti di forza e debolezza, osservano giorno dopo giorno trasformazioni e mutamenti, ciascuno nel proprio ecosistema: casa, condominio, strada, piazza, quartiere, città.
Speriamo vivamente di riuscire a coinvolgere la generazione dei nativi digitali, che conoscono più degli altri la dimensione sociale della rete , facendo leva su un rinato senso civico, favorendo l’interazione, la connessione emotiva, il flusso di informazioni e sviluppando il mutuo soccorso". 
 
Nasce a Bologna...in futuro prevedete di allargarla ad altre città?

"Bologna sarà la nostra città pilota. Creare un’interazione efficace ed efficiente con le amministrazioni locali e le forze dell’ordine, richiede uno studio degli equilibri molto scrupoloso. Securfy non si vuole in alcun modo sostituire né all’uno né all’altro, ma collaborare per aiutare entrambe le entità ad ascoltare il cittadino, e per il cittadino dovrà rappresentare un mezzo per fare sentire la propria voce in modo costruttivo o per lanciare iniziative di gruppi di utenti (diminuire il degrado di alcune zone, migliorare la situazione in alcune vie o quartieri, lanciare petizioni da sottoporre alle forze dell’ordine etc ). Da Bologna al lancio nazionale il passo è breve…"

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