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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Eredità Faac: ecco dove sono finiti i 30 milioni di Manini

Il giudice anticipa l'udienza per decidere se la Faac debba rimanere sotto sequestro e gestita da un curatore. Intanto la Curia si pronuncia sul prelevamento di 30 milioni euro dal conto di Manini, come denunciato dallo zio Carlo Rimondi

Altro coupe de theatre nella Saga Faac. Il Giudice Maria Cristina Borgo anticipa al 28 novembre l’udienza che deciderà se la multinazionale dei cancelli automatici del defunto Michelangelo Manini debba o no essere sottoposta a sequestro cautelare e affidata al curatore Paolo Bastia. Nel frattempo, per animare la faccenda, altro botta e risposta tra la Curia e i parenti sulla “sparizione” il 12 luglio, di 30 milioni di euro da un conto corrente, come denunciato dallo zio di Michelangelo Carlo Rimondi che, con la “sorella” Mariangela, ha per primo impugnato il lascito milionario alla Chiesa.

L’ECONOMO DELL’ARCIDIOCESI.Le leggi non consentono a un defunto di rimanere  intestatario di un conto”, ha dichiarato Gian Luigi Novoli, economo generale  dell’Arcidiocesi a il resto del Carlino “quando il Cardinale Caffarra ha accettato l’eredità, siamo stati costretti a volturare questi soldi in altri conti aperti ad hoc e che sono intestati alla Curia”. Novoli conferma che i soldi non sono stati toccati, ma non fa mancare una stoccata ai parenti: “D’ora in poi vorremmo maggiore precisione da parte di chi ci porta in giudizio”.

LA RISPOSTA DI MARIANGELA MANINI. “A proposito di precisione, lette le dichiarazioni di Monsignor Nuvoli, ho inizialmente pensato che trattasi di legittime esternazioni di chi volesse in qualche modo giustificarsi, ma a proposito del suo invito alla precisione, ho chiesto conferma” dichiara la “sorella” di Michelangelo, Mariangela a Bologna Today ”Preciso che non esiste legge o norma in Italia, non so in Vaticano, che impedisca a un conto corrente di essere intestato a una persona defunta. Il conto può rimanere bloccato in eterno: nessuna necessità o costrizione di prelevare soldi e trasferirli su un altro conto corrente aperto alla bisogna, a meno che non si voglia spendere i soldi del defunto. Ritengo dunque che si sia proceduto allo stesso modo con gli altri conti correnti intestati a Michelangelo trasferendo su conti intestati alla Curia l’intero ammontare di disponibilità liquide rilevate in inventario. Cioè circa 350 milioni di euro”. E ribadisce: “Per trasferirli, tra gli altri documenti, viene richiesto dalle banche atto notorio attestante la propria esclusiva qualità di erede e l’assenza di contestazioni, sotto pena di responsabilità per falso. "
    

 

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