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Tentano il rapimento di un imprenditore bolognese: fermati poco prima del sequestro

17 misure cautelari da parte dei Carabinieri del Nucleo Investigativo di Bologna e della Compagnia di Corsico. La banda doveva recuperare in fretta i soldi congelati dai magistrati milanesi. Tra i capi anche un autista i bus, fermato al capolinea. Il gruppo ha valutato il sequestro anche a Bologna

Nelle province di Milano, Verona e Napoli, nella giornata di ieri Carabinieri del Nucleo Investigativo di Bologna e della Compagnia di Corsico (MI) hanno dato esecuzione a un decreto di fermo, emesso nei confronti di sei persone e proceduto al fermo di iniziativa nei confronti di ulteriori cinque, tutti gravemente indiziati del delitto di tentato sequestro di persona a scopo estorsivo in concorso (artt. 56, 110, 630 c.p.). La vittima del tentato sequestro è un imprenditore bolognese quarantunenne.

Inoltre, nella mattinata odierna, a Napoli e Modena, gli stessi Reparti hanno notificato un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal GIP del Tribunale di Bologna a carico di sei individui (2 dei quali anche destinatari del fermo di indiziato di delitto per tentato sequestro di persona) per rapina aggravata in concorso (artt. 628 e 110 c.p.).

Tentano sequestro ddell'imprenditore bolognese: il piano della banda

In tutto, sono 17 le misure cautelari emesse per i due casi, strettamente correlati tra loro. In pratica il gruppo voleva rapire l'imprenditore per torturarlo e poi estorcergli transazioni in denaro: si parla di milioni di euro. Per farlo, i malviventi avevano preparato tutto il piano, ma sono stati fermati poche ore prima di entrare in azione. Tra i membri della banda, considerato tra i capi dell'operazione anche un autista dei trasporti pubblici reggiani.

Tentano sequestro dell' imprenditore: uno dei capi è un autista di bus

Tutto è nato dalle conseguenze di un'altra indagine della procura di Milano alcuni membri del gruppo in questione. Gli investigatori erano sulle tracce degli autori di una serie di truffe informatiche da milioni di euro, e per questo avevano congelato i conti dei malviventi.

Era la fine dell'estate: i soldi andavano trovati subito, forse per ripagare in tempo altri individui, ed è qui che alcuni nella banda hanno pensato di rifarsi sull'imprenditore bolognese. La procura di Milano ha attivato quella di Bologna non appena ha capito che la banda vuoleva rapire l'uomo.

Il caso è molto complicato anche perché i membri del sodalizio criminale sono sparsi per tutto il nord italia. Alcuni membri invece per mezzo di conoscenze negli ambienti della Camorra campana, vengono assoldati dopo, e solo come manovalanza.

A spiegare come sono andate le cose sono i Carabinieri di Bologna, che hanno incontrato i cronisti in una conferenza stampa alla presenza del colonnello Pierluigi Solazzo, comandante provinciale, del Tenente Colonnello Diego Polio, capo del Nucleo investigativo e del Maggiore Luca Treccani, responsabile del primo reparto del Nucleo investigativo sotto le Torri.

Tentano sequestro dell' imprenditore: il denaro per debiti da un giro di truffe

Tutto era pronto per sequestrare il 41enne, originario di Terni, residnte in Polonia ma domiciliato di fatto a Bologna, imprenditore con ottima disponibilità economica che lavora nel campo dell'informatica, sulla cui posizione sono peraltro in corso accertamenti. A lui la banda è arrivata per conoscenza, poiché noto ai due 'veronesi', fratello e sorella, entrambi trent'enni, e assieme all'autista di bus e a un pregiudicato, i 'reggiani', considerati dagli investigatori a capo della banda.

Il piano era questo: con la scusa di un colloquio di affari, la vittima bolognese (che aveva un ufficio anche a Milano) sarebbe stata rapita lungo il tragitto dalla stazione di Milano al suo ufficio, dopo essere stata seguita da Bologna a Milano a bordo di un Frecciarossa da un complice.

Alcuni 'soldati' avrebbero poi dovuto -questa l'ipotesi investigativa- torturare il 40enne in un appartamento sicuro, fino a fargli effettuare una serie di transazioni per tornare in possesso della cifra che era stata loro congelata dall'indagine meneghina.

Tentano sequestro dell' imprenditore: arrestati poco prima del 'colpo'

In sostanza era tutto pronto, ma il piano è fallito. I carabinieri stavano attenzionando da tempo tutti i soggetti coinvolti e sono entrati in azione prima che il sequestro potesse avviarsi, e ancora prima che la vittima potesse uscire di casa per recarsi all'appuntamento con la sorte.

Il 'grosso' della banda è stato fermato nella notte tra martedì e mercoledì, a Milano, Reggio e Verona. Nel capoluogo lombardo a essere arrestati sono stati i quattro 'napoletani', il vero commando che avrebbe rapito e -forse- poi costretto il 40enne a versare i soldi. Oltre a loro anche il 'pedinatore' è stato tratto in arresto. Tutti si erano trovati nei pressi della stazione di Milano, per un ultimo briefing prima di entrare in azione. Con loro è stato fermato anche il sogetto che ha messo a disposizione l'appartamento alla banda.

A Reggio Emilia invece è stato arrestato con il compare l'autista dei bus: i militari lo sono andati a prendere proprio mentre staccava da lavoro, al capolinea, e gli hanno messo le manette proprio dopo che è sceso dall'autobus.

A Verona, e più precisamente a San Bonifacio, infine sono stati fermati fratello e sorella, coloro che erano attivi nel mondo dell'informatica e che avevano avvicinato la vittima.

A Napoli invece è stato arrestato con ordinanza di custodia in carcere l'uomo che era in contatto con uno dei reggiani, soggetto considerato dagli inquirenti vicino agli ambienti della Camorra, e in particolare al clan Formicola san giovanni a Teduccio

Durante le perquisizioni, quando è stato fermato il gruppo milanese operativo, sono stati trovati in possesso di tutto il materiale per sequestrare e probabilmente torturare la vittima. Tra gli oggetti sequestrati un taser e un manganello telescopico, oltre a bende, passamontagna, guanti e cellulari con schede telefoniche dedicate.

Tentano il sequestro di un imprenditore: in manette per una rapina alla sala slot

Colpo di coda dell'indagine un'altra raffica di arresti. Questa mattina all'alba sono state messe le manette ad altri sei banditi, per una rapina l'11 novembre scorso a una sala slot a Modena. Un colpo che fruttò almeno 16mila euro, ma che -a quanto risulta dalle indagini, fu soltanto una prova per 'testare' la manovalanza criminale, prova fallita poiché il bottino consegnato fu molto inferiore a quello effettivamente incassato dal colpo. Tre di questi, di origini napoletane, sono considerati facenti parte di un gruppo attinente al sequestro e impegnato in una serie di sopralluoghi preventivi al rapimento. Altri due componenti erano già stati arrestati 24 ore prima, mentre un cittadino marocchino è stato arrestato a Castelfranco Emilia.

In tutto ciò l'imprenditore bolognese non ha sospettato nulla, ed è stato informato dai militari di quanto si stava per perpetrare ai suoi danni solo successivamente. La banda in un primo momento aveva pensato di agire a Bologna, cercando anche delle possibili basi di appoggio nella Bassa Bolognese, ma per una serie di problemi logistici poi il piano si è spostato a Milano.

Ora del caso si occupano le procure di Milano e Bologna. Per i reati di competenza del capoluogo emiliano, le indagini sono affidate al pm Roberto Ceroni. Le ordinanze di custodia relative alla rapina sono state controfirmate dal Gip Alberto Gamberini.
 

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