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Cronaca

Università, sospeso il professor Serretti: per lui accusa di truffa e spaccio di droga

Avrebbe presentato "con artifici e raggiri" una richiesta di autorizzazione per svolgere un incarico extra-istituzionale. Per quanto riguarda il capitolo spaccio, Serretti - secondo l'accusa - avrebbe offerto droghe ai suoi specializzandi. Stop di 2 mesi

Truffa e spaccio aggravati: queste le accuse con cui la Procura di Bologna ha chiesto, e ottenuto, l'interdizione dall'insegnamento e dall'attività in convenzione con l'Ausl per Alessandro Serretti, docente di Psichiatria e da mesi al centro di un'indagine sui presunti favoritismi da lui accordati a una ristretta cerchia di specializzandi e su presunti festini a base di droga e avance sessuali.

La richiesta di interdizione, avanzata dalla pm,  è stata accolta dal gip e prevede per due mesi (rinnovabili) l'allontanamento di Serretti dall'attività di didattica e di ricerca nell'ambito del suo rapporto con l'Ateneo di Bologna e da quella di assistenza in convenzione con l'Azienda sanitaria. La misura fa immaginare che la chiusura delle indagini, e dunque una probabile richiesta di rinvio a giudizio, siano vicine.

A Serretti il pm contesta la truffa aggravata per aver presentato nel gennaio 2013 "con artifici e raggiri" una richiesta di autorizzazione per svolgere un incarico extra-istituzionale affidatogli da una casa farmaceutica per studiare gli effetti sul sonno di nuovi antidepressivi. Incarico che, di fatto, Serretti aveva poi passato a una specializzanda, sollevata da parte dei suoi ''obblighi'' nei confronti dell'Ateneo, ma per il quale il docente si era intascato il contributo della casa farmaceutica.

Per quanto riguarda il capitolo spaccio, Serretti - secondo l'accusa - avrebbe offerto cocaina e altre droghe ai suoi specializzandi, con l'aggravante di averlo fatto nella sua veste di docente. L'inchiesta nacque da un corposo ''dossier'' presentato da 25 specializzandi su 32 al Garante degli studenti e poi arrivato in Procura.

IL 'REGNO' DI SERRETTI. ESCLUSO E SBEFFEGGIATO CHI DICEVA NO. Un "sistema fondato sull'appartenenza ad un gruppo chiuso creato da Serretti" che per rafforzare la coesione tra i partecipanti organizzava "sistematicamente" incontri al di fuori dell'orario di lavoro "imponendo le proprie regole di comportamento". E in questi appuntamenti si faceva un uso "smodato" di alcol e vi erano espliciti approcci sessuali nei confronti delle studentesse. Gli incontri servivano per "stimolare lo spirito di gruppo, ma anche per manipolare gli specializzandi", e chi non si atteneva alle regole veniva "escluso dal gruppo e sbeffeggiato dal professore". Questo, secondo il gip, il ''regno'' creato dal docente di Psichiatria.

LA DIFESA DEL PROF. Il giudice ha basato la sua decisione anche sulla base delle numerose testimonianze raccolte dal pm e dai Carabinieri di persone che hanno reso dichiarazioni "logiche, coerenti, spontanee, genuine, dettagliate e prive di intenti calunniosi", e che in alcuni casi si riscontravano reciprocamente. Non altrettanto convincente, per il gip, è  stato invece l'interrogatorio di Serretti, sentito il 10 luglio, che si è sostanzialmente difeso dicendo che manca la prova dell'offerta da parte sua di droga ai ragazzi. Serretti ha detto di aver solo finto l'offerta, mostrando delle bustine da lui confezionate contenenti detersivo e che la sua intenzione era quella di farsi la fama di professore trasgressivo. Per Chierici, però, la giustificazione "appare gratuita e improbabile, nonchè eticamente riprovevole e priva di fondamento logico", visto che nessuno degli studenti ha mai mostrato di ammirare, approvare e rispettare questi atteggiamenti per Serretti trasgressivi. Ad aggravare il quadro accusatorio a carico del docente c'è poi un'intercettazione del 3 ottobre 2013 in cui la moglie lo chiama e gli dice di dare un'occhiata ad un articolo di un quotidiano. Serretti chiede: "E' roba nostra?". E la donna risponde: "No, un po'...". Nel quotidiano si dava nota di un arresto di uno spacciatore di cocaina e il titolo dell'articolo è "Preso il pusher della Bologna bene, tremano molti vip della città". Per il gip la telefonata è la prova che Serretti bazzicasse "ambienti della droga", non spiegandosi diversamente l'interesse per la notizia. Durante l'interrogatorio, sentito sul punto, Serretti dice che era una chiamata scherzosa e che dopo che erano iniziate le voci sua una sua presunta attività illecita la moglie e gli amici lo chiamavano ''spacciatore''. Per il giudice "non vi è nulla di scherzoso nella telefonata, che appare ben lontana da una battuta di spirito".

RUBRICA "SOSPETTA". Serretti aveva poi in una rubrica telefonica il nome di una persona, associato al termine ''coca''. E con questa persona, di professione ristoratore, nel giro di cinque mesi, ha circa 70 contatti telefonici. Serretti spiega che quei contatti erano in parte prenotazioni per il ristorante, in parte dovuti al fatto che questa persona gli aveva chiesto consigli terapeutici, rivelandogli un uso occasionale di cocaina. Secondo il giudice, però 70 contatti non sono compatibili con le prenotazioni ed è inverosimile che uno psichiatra annoti il termine ''coca'' di fianco al nome di un paziente, seppur occasionale. "Il provvedimento del giudice è un primo riconoscimento della serietà del lavoro svolto da pm e carabinieri", commenta il portavoce della Procura, Valter Giovannini.

LA POSIZIONE DELL'ATENEO. Appresa la notizia, non è tardata ad arrivare una nota ufficiale da parte dell'Ateneo di Bologna, che fa sapere:  "L'Amministrazione universitaria procede doverosamente all'applicazione della misura interdittiva, sospendendo il docente per il periodo previsto nel provvedimento. All'esito dell'esame degli atti l'Ateneo si riserva di adottare eventuali provvedimenti di propria competenza". (Agenzia Dire)

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