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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Via Stalingrado

Via Stalingrado: sfonda i vetri dell'Estragon per riprendersi la giacca

L'allarme dato dalla vigilanza, l'uomo arrestato dai Carabinieri. Il gestore Lele Roveri: 'Secondo episodio in due settimane, tutti bolognesi e benestanti: ci vorrebbe la Siberia'

Una insolita spaccata è andata in scena la scorsa mattinata. L'allarme è suonato poco dopo le 6 e quando gli addetti alla vigilanza sono arrivati all'Estragon Club di via Stalingrado hanno trovato un vetro sfondato, hanno chiamato i Carabinieri e hanno controllato i locali. 

All'interno del guardaroba c'era un ragazzo che si è giustificato dicendo di aver dimenticato la giacca con le chiavi della macchina, e così aveva pensato bene di riprenderle sfondando il vetro con un tombino. E' stato arrestato per tentato furto aggravato e danneggiamento. 

"La cosa più triste di tutta questa vicenda è che all'Estragon abbiamo passato 25 anni, molto più della metà della nostra vita, a provare a utilizzare la musica come strumento, oltre che per fare cultura, per trasmettere messaggi positivi e di socialità - ha scritto Lele Roveri, che gestisce l'Estragon Club - il disagio giovanile è un concetto che in 25 anni abbiamo imparato a conoscere, del resto quando hai un locale dove ci passano migliaia di ragazze e ragazzi ogni settimana, sai che l'imprevisto è sempre dietro l'angolo", ma "la parola rispetto è evidentemente demodé" incalza Roveri, aggiungendo che questo è il secondo episodio violento in sole due settimane. "E la roba che fa più inc....  è che a combinare questi casini -prosegue ironico Roveri- non sono 'i soliti extracomunitari', ma ragazzi bolognesi, nati e cresciuti qui, senza nessuna difficoltà economica o sociale".

E' dura la reazione di Roveri: "Questo fenomeno qui, ha lasciato la sua giacca da 500 euro con dentro le chiavi della macchina al guardaroba, è tornato al locale alle 7 del mattino e ha pensato che piuttosto che andare a casa in taxi o in autobus fosse più facile riprendersela a picconate. I campi rieducativi in Siberia non sono una opzione, ormai sono una necessità" 

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