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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca Stazione / Piazza delle Medaglie d'Oro

Strage 2 Agosto, 35 anni dopo: 'Avevo 11 anni. Il respiro rimbombava in testa e il cuore faceva bum-bum'

Come ogni anno, il 2 agosto Bologna non dimentica: non dimentica gli 85 morti e i 200 feriti. Ecco i ricordi e le testimonianze di chi quella strage l'ha vissuta o l'ha scampata per un soffio

35 anni fa un boato alla Stazione di Bologna. Erano le 10.25 del 2 agosto 1980 e l'orologio per molti si è fermato in quel minuto, quando una bomba uccise 85 persone e provocò 200 feriti, sconvolgendo la città e l'intero Paese. E Paolo Bolognesi, presidente dell'Associazione tra i Familiari delle Vittime della Strage alla Stazione di Bologna del 2 Agosto 1980, ripete che essere presenti è importante e che la città tutta deve ricordare questo tragico evento: "Auspichiamo che da Governo ci diano finalmente le risposte che mancano, che gli enti che curano i risarcimenti per i familiari delle vittime la smettano di farci diventare matti e che la legge sul depistaggio venga approvata celermente. Da firmare anche una petizione online". L'appuntamento, come ogni anno, si rinnova(QUI IL CALENDARIO DELLE INIZIATIVE). 

E Bologna non riesce a dimenticare, il ricordo è sempre vivo, come testimoniano molti messaggi lasciati sul web: 

"C'eravamo anche noi, e il ricordo di quell'avanti e indietro degli autobus carichi di feriti e brandelli di carne è ancora vivo. Ma chi ha fatto tutto questo è tranquillo e sereno, magari su una bella spiaggia esotica"

"Ero andata a fare un giro in Piazzola...ricordo le sirene e sul ponte di Galliera la colonna di fumo...che tristezza"

"Io ero in via Centotrecento con mio zio quando ho sentito il botto. Ricordo ancora tutto con terrore come fosse ieri: eravamo partiti da dieci minuti e lo scoppio fu un inferno"

IL RICORDO DELLO SCRITTORE: "AVEVO 11 ANNI E LA MIA MEMORIA SI E' CRISTALLIZZATA". E alle 10.25 di quel 2 agosto lo scrittore bolognese Roberto Carboni era un bambino e ricorda così quell'attimo: "Era estate, avevo undici anni e stavo scoprendo il mondo. Avevo appena comperato una versione più complicata del Mastermind, perché ero già un soggetto cervellotico. Camminavo per via Gobetti con la scatola sottobraccio chiedendomi con chi poi avrei potuto giocarci, visto che stavo sempre da solo. Ho sentito un boato e i brividi.  Se chiudo gli occhi sono ancora lì, che mi domando e non capisco. Una parte di me, ferita in maniera irrimediabile, è ferma a quel momento. Guardo in basso e vedo il gioco impacchettato, le mie gambette, i pantaloncini corti e le scarpe da ginnastica color aragosta. Il marciapiede assolato, il cancello del palazzo, la siepe. Sento il respiro che mi rimbomba nella testa e il cuore che fa bumbum. Ho paura. Il Mastermind adesso è in garage, e vederlo mi fa uno strano effetto. La mia memoria si è cristallizzata come l’orologio della stazione. In quel momento".

IL RICORDO DEL GIOVANE BRIGADIERE. Anche Ugo Vandelli ci lascia la sua testimonianza a 35 anni dalla strage della stazione: "All’epoca ero un giovane brigadiere di pubblica sicurezza, comandante di un contingente di allievi del Centro Addestramento Polizia Stradale di Cesena. Ricordo che in quella afosa mattinata estiva tutto il personale istruttore e frequentatore il corso della polizia stradale attendeva il termine delle varie attività didattiche, nelle quali era impegnato, prima di essere posto in libertà. All'improvviso, erano circa le 11, venne segnalata, tramite altoparlante, la cosiddetta e da tutti temuta “permanenza” in caserma. Avviso che anticipava l’immediata partenza per un servizio di ordine pubblico. Nella fattispecie la destinazione per i circa 400 uomini presenti nella scuola fu Bologna. Siamo stati il primo reparto inquadrato ad arrivare nel capoluogo emiliano, a parte ovviamente i presidi territoriali, già tutti impegnati in una febbrile quanto dolorosa opera di soccorso. Alle 10.25 la stazione ferroviaria situata in piazza Medaglie d’Oro era piena di persone, presa d’assalto da turisti che andavano e venivano perché Bologna, mia città natale, è il crocevia d’Italia: da qui si passa per andare al Sud o al Brennero. Uno snodo ferroviario che smista famiglie intere, giovani ed anziani, coppie di sposi e fidanzati, bambini in sandali con il sacchetto dei giochi, impazienti di raggiungere il mare o la montagna, ma ignari che l’orologio del destino aveva già decretato la loro sorte. Nella sala d’attesa di seconda classe scoppia improvvisamente una borsa con 200 chili di esplosivo. Provocherà 85morti e 200 feriti. Al nostro arrivo, non dimenticherò mai i corpi orrendamente mutilati, che, anche in caso di salvezza, sarebbero restati per sempre mutilati nell’anima".

"Ho pianto, con il cuore straziato dal dolore, ma ho continuato, anche se malvolentieri, a svolgere il mio delicato compito di ordine, sicurezza e soccorso pubblico. Il Presidente della Repubblica Sandro Pertini, al suo arrivo nel primo pomeriggio sul luogo del disastro, riuscì solo a dire, con la voce strozzata: “non ho parole”. Quando ripenso a quei momenti mi torna alla mente l’odore acre della polvere da sparo e il caos generale nel quale tutti cercavano di portare il proprio aiuto, a volte intralciando, involontariamente, l’opera dei soccorsi. Non vi erano ambulanze a sufficienza per fare fronte all’emergenza, per cui gli autobus - in particolare quello della linea 37 - sfrecciavano per le vie della città a tutta velocità diretti agli ospedali, con la speranza di salvare più vite possibili. Un lenzuolo bianco, che fuoriusciva dal finestrino, segnalava l’allarme, mentre trasportavano il loro carico di cadaveri e di corpi che ancora respiravano: straziati, dilaniati, carbonizzati… Le persone che ricordo di avere soccorso mi domandavano quale inferno si fosse spalancato sotto di loro".

"Allora i telefonini ancora non c’erano. Anche per questo le novità, sulle varie ipotesi della tragedia, così come le richieste di notizie da parte di famigliari, parenti, amici e conoscenti, veicolavano molto lentamente. Rimanemmo a Bologna una decina di giorni, con quelle poche cose che eravamo riusciti a preparare prima della partenza, ma all’epoca, purtroppo, eravamo abituati a questi disagi, ma non ancora a queste terrificanti tragedie!!!Personalmente, in questi anni, ho presenziato diverse volte alle commemorazioni e come sempre ho sentito la vicinanza con le vittime, con i loro famigliari e con la mia città, Bologna. Una città che da allora non è stata più quella aperta, gioviale e gioiosa degli anni sessanta, ma che dopo la strage del 2 agosto è diventata più chiusa, più preoccupata. Credo che non si sia più ripresa. Domenica 2 agosto 2015 prenderò parte alla cerimonia commemorativa in onore delle vittime con la solita tristezza nel cuore e con la consapevolezza che non si può e non si deve dimenticare. Ma continuare a sperare che finalmente possa emergere la verità “vera”, fugando tutti i dubbi che da oltre trent’anni continuamente ricorrono, anche se questo non restituirà, purtroppo, le tante vite spezzate o irrimediabilmente segnate da questo evento doloroso. Ugo Vandelli, già Commissario della Polizia di Stato, referente per la Sicurezza UIL Cesena 31 luglio 2015".

"Avevamo accolto tramite la parrocchia, dei rifugiati vietnamiti che erano scappati dal loro paese perché l'allora situazione politica aveva creato situazioni di forte disagio. Uno di questi ragazzi, che nel frattempo si erano perfettamente inseriti nella realta' lavorativa del luogo ospitante,doveva raggiungere alcuni parenti a Londra. Da Bologna doveva arrivare a Milano con il treno e purtroppo la partenza di codesto era nella immediatezza dello scoppio della bomba - aveva 7 anni Laura Bonora - Dopo la notizia arrivataci, mio padre assieme a mia zia e al parroco, hanno effettuato il sopralluogo di tutte le camere mortuarie per visionare i cadaveri prelevati alla stazione. Fu per tutti uno strazio vedere quei corpi dilaniati; immagini che tutt'ora non hanno dimenticato. Il corpo del ragazzo vietnamita non si trovava. Gia' nel panico totale non si sapeva piu' come comportarsi: cosa fare, dove andare. Si sperava. Si sperava che si fosse riuscito a salvare. Che in quel momento maledetto, per qualsiasi motivo si fosse allontanato dalla sala d' attesa. Cosi' fu. Per un ritardo nei mezzi di trasporto, il ragazzo vietnamita si salvo'".  

Commoventi le testimonianza raccolte da Daniele Biacchessi nel suo libro "Un attimo... vent'anni". Eccone alcune:

Il bigliettaio Roberto Castaldo: "Ho un ricordo fotografico di quel giorno. Ero conduttore del treno. Non macchinista come pensa qualcuno, ma bigliettaio. Dovevo essere di turno a Cremona, ma all'ultimo momento mi spostarono da Milano a Bologna. Arrivai in orario. Era previsto il cambio di un'ora. Dovetti aspettare il treno Andria-Express. Era in ritardo. Così, con altri colleghi, ci recammo al deposito del personale viaggiante. Un caffè, quattro chiacchiere con altri ferrovieri. L'altoparlante annunciò l'arrivo del treno sul primo binario. Quattro passi a piedi. Passammo davanti alla sala d'aspetto di seconda classe. C'era gente seduta sui marciapiedi, ovunque, il chiosco dei gelati affollato, come quello dei panini, ristoranti stracolmi di persone.  Le 10.10. Andammo in testa al treno. Il capo ci diede i compiti. Il primo conduttore andò in coda, uno rimase là, in testa, e io mi recai al centro. 
Le 10.15. Diedi informazioni sugli orari ad alcuni signori che erano appoggiati ai finestrini. Le 10.24. A quel punto ero con la faccia rivolta verso la coda del treno, la sala d'aspetto l'avevo sulla mia destra. Il capotreno fischiò d'improvviso, mi girai, vidi il segnale verde, alzai il braccio destro. Non feci in tempo a prendere il via libera dal conduttore di coda che scoppiò la bomba. Una fiammata enorme, un forte boato. Qualcuno uscì dalla sala d'aspetto con gli indumenti bruciati. Intanto si sprigionò una coltre di fuliggine nera, era come se si camminasse dentro un tunnel, misi la mano sulla bocca per proteggermi, la polvere era dappertutto. In quell'esatto istante la sala d'aspetto crollò, anche la tettoia di lamiera e tutto quel fumo andò verso l'alto. E vuoto d'aria mi schiacciò contro la vettura, poi a terra. Sulla gamba mi cadde un pezzo di ferro. Non sentii alcun dolore, in quel momento. Ci fu un silenzio irreale, di due minuti, tremendo, la polvere scese e mi coprì il volto, le mani, tutto. Da quel torpore irreale, mi svegliò un urlo violento. Era qualcuno che si trovava sugli altri binari, vide la scena e urlò, così forte, così chiaro. Mi girai e vidi una persona che veniva verso di me. Mentre correva, gli cadde un masso sulla schiena. Rimase a terra a pochi centimetri. Aveva gli occhi sbarrati, ma forse voleva comunicare qualcosa, un segnale di aiuto. Da solo, cercai di togliere il masso dal suo corpo, ma era troppo pesante. Uscii dalla stazione e chiamai delle persone. Tornammo sul primo binario. Riuscimmo a spostare il blocco. Lui non gemeva. Se lo portarono via con l'autoambulanza. Solo allora mi accorsi che avevo un ginocchio gonfio, triplicato, e andai in ospedale. A Capodanno, ora non vado più a Napoli, i botti, gli spari, mi mettono paura. Non posso più stappare una bottiglia di champagne, con una scusa mi assento. Quando scoppia il palloncino di un bambino, .mi fermo, non parlo, sudo freddo, tutto mi porta a quel giorno alla stazione di Bologna. Una volta, in corso Buenos Aires, a Milano, il colpo di una marmitta mi ha fatto saltare da terra. E ancora, sulla metropolitana, un ragazzo ha smarrito uno zainetto. Pensavo: 'E se .fosse una bomba?'. Come potevo rivolgermi al capotreno? Dirgli che avevo un sospetto'? Mi avrebbero preso per matto. Fobie, tensioni. Questo mi è rimasto dentro dal 2 agosto del 1980. (Daniele Biacchessi, Un attimo ...vent'anni, Bologna, Pendragon, 2001, pagg. 26 e 42)

Ugo Natale: "Eravamo nella sala d'aspetto di prima classe, proprio dove sono cadute più macerie, mi stavo allontanando quando ho sentito un boato. Sono stato il primo a correre dentro quel polverone in cui non si vedeva niente e ho scavato come un pazzo fino a quando ho trovato Roberto. Era incastrato di fianco, sulla sedia della sala d'aspetto. Mi ci è voluta un'ora per liberarlo. 

Marina Gamberini: "Lavoravo alla Cigar. Non ho un ricordo preciso dell'esplosione. Quei particolari li ho rimossi dalla mia mente e li sto ricostruendo attraverso un lungo e difficile lavoro di analisi.  I miei ricordi iniziano dal momento in cui mi svegliai. Ero sotto le macerie. C'era un gran buio, e urlavo, o almeno a me pareva di urlare forte. Sentivo le sirene delle ambulanze che giravano intorno, le mani che scavavano tra le pietre. Ho sentito che tutto si capovolgeva, non potevo muovermi. Era come se fossi in un incubo. Ero rimasta incastrata tra una grossa trave e la mia scrivania. Uno dei volontari mi è passato sopra e mi ha fatto male. Ho urlato più forte, lui ha ordinato agli altri di stare in silenzio. Hanno iniziato a scavare. Alla fine ho sentito una mano che mi prendeva e mi tirava fuori da quella posizione. Poi mi sono addormentata. Ho perso le mie colleghe. Stavamo compiendo il nostro dovere, non avevamo chiesto a nessuno di metterci una bomba sotto la scrivania. La mia è veramente una vita sospesa. Dopo quella bomba, tutto è cambiato. Con le mie colleghe del ristorante c'era un'amicizia profonda, una complicità forte. Eravamo anche giovani, del resto. Non è facile dimenticarle. 
Volevo fare le cose che loro non potevano più realizzare. Mi sentivo addosso la responsabilità di vivere al posto loro. E sono iniziati i sensi di colpa. Mi chiedevo. 'Perché loro e non io?". Sensi di colpa che ho risolto da pochi anni. Anche se non ho un ricordo diretto della bomba, mi prende il panico quando sento scoppiare i fuochi d'artificio o la sirena di un'autoambulanza. Sono cose irrazionali, meccanismi della mia mente. Soffro di crisi isteriche, non ho più sicurezze, ho paura, perdo il controllo di me stessa. Mi capita di avere le vertigini. Questo mi ha lasciato dentro la strage. Ho un figlio di 6 anni che amo tantissimo. Quel rapporto mi fa vivere davvero. Sono felice quando posso stare accanto a lui. Mi arrabbio invece quando avverto le ingiustizie della vita. Lo sai che nessuno mi ha riconosciuto l'invalidità civile? Mi dicono: "Hai un marito. Un figlio. Conduci una vita normale". Ma quello che accade dentro di me non conta? 

Torquato Secci, impiegato alla Snia di Terni, venne allertato dalla telefonata di un amico del figlio Sergio, Ferruccio, che si trovava a Verona. Sergio lo aveva informato che a causa del ritardo del treno sul quale viaggiava, proveniente dalla Toscana, aveva perso una coincidenza a Bologna e aveva dovuto aspettare il treno successivo. Poi non ne aveva più saputo nulla. Solo il giorno successivo, telefonando all'Ufficio assistenza del Comune di Bologna, Secci scoprì che suo figlio era ricoverato al reparto Rianimazione dell'ospedale Maggiore: "Mi venne incontro un giovane medico, che con molta calma cercò di prepararmi alla visione che da lì a poco mi avrebbe fatto inorridire", ha scritto Secci, "la visione era talmente brutale e agghiacciante che mi lasciò senza fiato. Solo dopo un po' mi ripresi e riuscii a dire solo poche e incoraggianti parole accolte da Sergio con l'evidente, espressa consapevolezza di chi, purtroppo teme di non poter subire le conseguenze di tutte le menomazioni e lacerazioni che tanto erano evidenti sul suo corpo". Nel 1981 Torquato Secci diventò presidente dell'Associazione tra i familiari delle vittime della strage.

LE TESTIMONIANZE DEI VIGILI DEL FUOCO. "Dai pompieri ci vengono alcune testimonianze su quei momenti. Un vigile del fuoco, Roberto Chinni, andò a cercare negli ospedali un bambino che aveva tirato fuori dalle macerie: 'L'ho tirato io fuori, scavando con le mani. Poveretto, aveva una gambina ingessata, chiamava il papà. Quando l'ho preso in braccio non mi lasciava più andare. Vicino a lui c'erano dei morti, forse il padre era uno di quelli. Era ferito, sì ma non mi sembrava grave. Non vorrei che fosse morto anche lui'.

RICORDIAMO LE VITTIME DELLA STRAGE DI BOLOGNA:

ANTONELLA CECI anni 19
ANGELA MARINO "23
LEO LUCA MARINO " 24
DOMENICA MARINO " 26
ERRICA FRIGERIO IN DIOMEDE FRESA " 57
VITO DIOMEDE FRESA " 62
CESARE FRANCESCO DIOMEDE FRESA " 14
ANNA MARIA BOSIO IN MAURI " 28
CARLO MAURI " 32
LUCA MAURI " 6
ECKHARDT MADER " 14
MARGRET ROHRS IN MADER " 39
KAI MADER " 8
SONIA BURRI " 7
PATRIZIA MESSINEO " 18
SILVANA SERRAVALLI IN BARBERA " 34
MANUELA GALLON " 11
NATALIA AGOSTINI IN GALLON " 40
MARINA ANTONELLA TROLESE " 16
ANNA MARIA SALVAGNINI IN TROLESE " 51
ROBERTO DE MARCHI " 21
ELISABETTA MANEA VED. DE MARCHI " 60
ELEONORA GERACI IN VACCARO " 46
VITTORIO VACCARO " 24
VELIA CARLI IN LAURO " 50
SALVATORE LAURO " 57
PAOLO ZECCHI " 23
VIVIANA BUGAMELLI IN ZECCHI " 23
CATHERINE HELEN MITCHELL " 22
JOHN ANDREW KOLPINSKI " 22
ANGELA FRESU " 3
MARIA FRESU " 24
LOREDANA MOLINA IN SACRATI " 44
ANGELICA TARSI " 72
KATIA BERTASI " 34
MIRELLA FORNASARI " 36
EURIDIA BERGIANTI " 49
NILLA NATALI " 25
FRANCA DALL'OLIO " 20
RITA VERDE " 23
FLAVIA CASADEI " 18
GIUSEPPE PATRUNO " 18
ROSSELLA MARCEDDU " 19
DAVIDE CAPRIOLI " 20
VITO ALES " 20
IWAO SEKIGUCHI " 20
BRIGITTE DROUHARD " 21
ROBERTO PROCELLI " 21
MAURO ALGANON " 22
MARIA ANGELA MARANGON " 22
VERDIANA BIVONA " 22
FRANCESCO GOMEZ MARTINEZ " 23
MAURO DI VITTORIO " 24
SERGIO SECCI " 24
ROBERTO GAIOLA " 25
ANGELO PRIORE " 26
ONOFRIO ZAPPALA' " 27
PIO CARMINE REMOLLINO " 31
GAETANO RODA " 31
ANTONINO DI PAOLA " 32
MIRCO CASTELLARO " 33
NAZZARENO BASSO " 33
VINCENZO PETTENI " 34
SALVATORE SEMINARA " 34
CARLA GOZZI " 36
UMBERTO LUGLI " 38
FAUSTO VENTURI " 38
ARGEO BONORA " 42
FRANCESCO BETTI " 44
MARIO SICA " 44
PIER FRANCESCO LAURENTI " 44
PAOLINO BIANCHI " 50
VINCENZINA SALA IN ZANETTI " 50
BERTA EBNER " 50
VINCENZO LANCONELLI " 51
LINA FERRETTI IN MANNOCCI " 53
ROMEO RUOZI " 54
AMORVENO MARZAGALLI " 54
ANTONIO FRANCESCO LASCALA " 56
ROSINA BARBARO IN MONTANI " 58
IRENE BRETON IN BOUDOUBAN " 61
PIETRO GALASSI " 66
LIDIA OLLA IN CARDILLO " 67
MARIA IDRIA AVATI " 80
ANTONIO MONTANARI " 86

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