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Cronaca

Strage di Bologna, l'ex Nar Fioravanti in Tribunale

E' il giorno della testimonianza del leader della cellula del terrorismo nero, condannata come esecutrice materiale della strage

E' il giorno della testimonianza di Valerio Fioravanti, l'ultimo dei tre ex terroristi Nar di ispirazione neofascista, condannato in via definitiva come tra gli esecutori materiali della strage che costò la vita a 85 persone, è arrivato questa mattina al Tribunale di Bologna, nell'ambito del processo-bis che vede imputato l'ex Nar Gilberto Cavallini.

"Sono innocente, non l'ho fatto, ma mi hanno condannato". Come Francesca Mambro e Luigi Ciavardini prima di lui, Valerio Fioravanti insiste a dichiararsi innocente per quanto riguarda la strage del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna. Fioravanti, che fa questa affermazione rispondendo al pm Antonello Gustapane all'inizio della sua testimonianza in Corte d'Assise a Bologna nell'ambito del processo per concorso nella strage a carico dell'ex Nar Gilberto Cavallini, per il momento evita, a differenza di Mambro e Ciavardini, frasi ad effetto, ma si limita a rispondere con atteggiamento molto tranquillo alle domande del pubblico ministero.

Tra i primi argomenti toccati c'è proprio Francesca Mambro, moglie di Fioravanti e come lui condannata in via definitiva come esecutrice materiale della strage. Sul punto, Fioravanti rileva che "Francesca ha otto ergastoli, ma non vi siete mai accorti, dalle sentenze, che non ha mai sparato. Eppure- prosegue- si è assunta le sue responsabilita'". Mambro, sintetizza Fioravanti, "è stata un capo dei Nar, una donna coraggiosa e coerente, al contrario di tanti altri che si definiscono 'capi', ma che poi hanno sempre negato di aver commesso omicidi".

"Quando decidemmo di 'alzare il livello dello scontro', per usare un'espressione tipica dei brigatisti, non avevamo il progetto politico di costruire una nuova Italia, ma volevamo resistere alle botte prese e ai morti che avevamo subito".

Nella sua testimonianza in Corte d'Assise a Bologna nell'ambito del processo per concorso nella strage del 2 agosto 1980 a carico di Gilberto Cavallini, Valerio Fioravanti tiene a ribadire la natura 'spontaneista' dei Nar, definendoli "i sindacalisti di una generazione abbandonata da tutti" e aggiungendo che "facevamo politica all'interno di un gruppo umano". Sempre durante l'interrogatorio del pm Gustapane Fioravanti rimarca le sue distanze dal fascismo: "L'ho sempre detto, io personalmente non sono fascista, però ho una madre, un fratello e una moglie che lo sono. Mio padre, invece, non era fascista, ma sicuramente non era di sinistra". A specificarlo, testimoniando nel processo per concorso nella strage del 2 agosto 1980 a carico Gilberto Cavallini in corso in Corte d'Assise a Bologna, è l'ex Nar Valerio Fioravanti, condannato in via definitiva assieme alla moglie Francesca Mambro e a Luigi Ciavardini come esecutore materiale della strage. Poi, precisando meglio la sua posizione, Fioravanti spiega che all'epoca "mi definivo 'fascista' tra virgolette, per comodità, ma in realtà molto di noi non lo erano".

Rispondendo alle domande del pm Antonello Gustapane, Fioravanti spiega che il gruppo di cui faceva parte si era "dedicato alla vendetta, che è un surrogato più simile alla giustizia quando non hai nulla". Comunque, precisa, "non facevamo solo azioni negative, ma anche positive: uccidevamo qualche nemico, ma aiutavamo anche qualche amico, per non essere dei neri giustizieri" (Ama/ Dire)

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