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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca Casalecchio di Reno

Strage istituto Salvemini: oggi Bologna ricorda i suoi '12 fiori recisi'

Avevano appena 15 anni e sono morti tra i banchi di scuola, esattamente 21 anni fa, colpiti da un veivolo militare schiantatosi contro l'edificio. Lembi: 'Di aerei in esercitazione in tempo di pace ne sono caduti ancora'. I familiari si sono adoperati affinchè la legge cambi

Una mattina di 21 anni fa un aereo si schiantò contro l'istituto tecnico Salvemini: colpì la classe 2ª A, uccidendo sul colpo dodici studenti quindicenni e ferendone gravemente quattro e l'insegnante. Il combustibile fuoriuscito prese fuoco, incendiando l'edificio.  Vi furono 88 ricoveri, e 72 feriti riportarono invalidità permanenti in misura variabile tra il 5 e l'85 per cento. Fu una strage, che segnò la nostra città per sempre. Bologna non dimentica e oggi, nel giorno della ricorrenza dal terribile evento, ricorda le vittime con una cerimonia commemorativa presso la Casa della Solidarietà “A. Dubcek” – Aula della Memoria di Casalecchio di Reno.
Ieri, durante la seduta del consiglio comunale la presidente Simona Lembi ha voluto rivolgere il suo pensiero a Laura, Deborah, Sara,  Laura,  Tiziana,  Antonella,  Alessandra,  Dario, Elisabetta, Elena, Carmen,  Alessandra,  che da quel giorno a scuola  non hanno più fatto ritorno, giovani vite recise. 

6/12/1990: Immagini dall'inferno del Salvemini

L'INCIDENTE. Era il 6  dicembre  1990,  in  mattinata un Aermacchi  dell'Aeronautica decolla dall'aeroporto  di  Verona  Villafranca  per un'esercitazione militare. Tra Venezia  e  Bologna  si  verifica  quella  che in gergo si chiama ‘piantata motore’.  Il  pilota  decide  di  puntare sull'aeroporto di Bologna che non conosce; prova un atterraggio nel nostro aeroporto, che non riesce; l'aereo riprende  quota, poi non risponde più ai comandi. Bruno Viviani si lancia e il velivolo lasciato a se stesso finisce nella 2a A: muoiono 11 ragazze, un ragazzo  e rimangono ferite un'ottantina di persone con gradi di invalidità riconosciuta fino all'85%.

LEMBI: IL RISCHIO ANCORA ESISTE. 'Sono passati 21 anni da quella strage e ogni anno si rinnova il rischio che questa  diventi una  strage  dimenticata - ha ammonito la presidente del Consiglio comunale Simona Lembi -:  niente servizi segreti deviati, niente armadi con documenti nascosti, ogni grado del processo esperito. Ma ricordare quella strage è doveroso, anche se, certo, ci sono diversi modi. Il  primo è di considerare quella strage fatalità. È successo. Non ci resta altro  che allargare le braccia, considerare quello un prezzo da pagare per essere  difesi  e  sperare  che  non  accada più. Ha provato quella tesi ad insinuarsi  nei  primi  anni dopo la strage. Intanto, dopo il Salvemini, di aerei militari in esercitazione in tempo di pace ne sono caduti ancora; uno per tutti: il Cermis, ma l'elenco sarebbe lungo. Oppure,  si  possono  ricordare  le  parti  peggiori  di quella che un noto giornalista  definì,  al  tempo,  una pessima lezione di educazione civica: l'Avvocatura  di  Stato  (preposta  a  difendere organismi dello Stato) che difende  l'Aeronautica  e  non la scuola e soprattutto le motivazioni della sentenza  finale:  “il  fatto  non  costituisce  reato”  che per alcuni può sembrare  una  formula  di  rito,  ma che per il Salvemini significò che la giustizia  italiana  non  riuscì  ad  individuare alcun responsabile per la morte  di  12  studenti che stavano seduti sul loro banco di scuola. Quindi nessuno pagò per quella stage. Ma c’è un terzo modo per ricordare la strage del Salvemini - ha continuato Lembi - e cioè quello di riconoscere  che  i  famigliari  delle  vittime  in  primis, le istituzioni locali, le comunità locali, la scuola, sono riuscite a trasformare un lutto che  poteva legittimamente rimane un fatto privato in un impegno pubblico e quindi: quella  scuola  è  diventata sede dell'associazionismo di Casalecchio, oggi anche  della  Protezione  Civile;  ci  si  è  adoperati per mettere a punto proposte   di   legge   per  regolamentare  fuori  dai  centri  abitati  le esercitazioni  militari  in tempo di pace; si è costituito un centro per le vittime  di  reato  e calamità, per restituire alla vittima non il ruolo di questuante di servizi, ma lo status di vero e proprio soggetto di diritti".
 

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