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Cronaca

Lavorare al supermercato ai tempi del Covid: "Turni quasi raddoppiati e spesso pure presi a parole dai clienti"

Mascherine a volte inadatte, clienti che stentano a rispettere le regole e ritmi di lavoro incalzanti, anche per sostituire chi si è messo in malattia. E' quanto hanno raccontato alcuni commessi, spiegandoci cosa significhi oggi lavorare in un supermercato

Non sono medici o infermieri, ma anche loro fanno turni estenuanti in questo periodo, lavorando a stretto contatto con un gran numero di persone ogni giorno, spesso con protezioni inadeguate. Sono i commessi dei supermercati. Coloro che fanno sì che i prodotti arrivino e che siano disposti ordinatamente sugli scaffali. Fanno anche turni doppi rispetto a quelli che dovrebbero, però hanno sempre il sorriso nei confronti dei clienti che entrano nel locale che a volte, quasi in maniera compulsiva, arraffano tutto quello che possono lasciando scaffali vuoti che subito si cerca di riempire.

Ciak lavora in un supermercato di Bologna come assistente di negozio e ci racconta come abbia un contratto che preveda 24 ore a settimana, ma in questo periodo è arrivato a farne anche 40. Sono sotto organico anche perchè qualcuno ha preferito mettersi in malattia piuttosto che rischiare di ammalarsi. “Capita che mi chiedano di fare anche di fare 3 ore in più al giorno (15/20 ore in più a settimana) e io non me la sento di dire di no”.

Nel luogo dove lavora tutti i dipendenti a contatto con il pubblico indossano mascherina e guanti che però “sono arrivate dopo e sono del tipo utile unicamente a far sì che la persona che le indossa non contagi le altre, non l’opposto. Non mi sento per niente tutelato”. Come gli altri supermercati della città per precauzione si può entrare solo pochi alla volta, quindi capita che si formino delle code. “Massimo 15 persone per volta e all’ingresso è stata posta una guardia che sorveglia che tutti seguano le direttive”. Mantenere le distanze all’interno del locale però, soprattutto alle casse, non è facile. Ciak spiega come “abbiamo incollato del nastro adesivo per terra per segnalare le distanze da tenere tra le persone ma non è sempre facile farle rispettare dai clienti. Non sempre si riesce, ci sono quelli che capiscono ma ci sono anche quelli che ci dicono che siamo esagerati o addirittura ci prendono a parole e spesso senza mascherina o guanti”.

Gli scaffali vengono riempiti ogni giorno, ma ci sono alcuni reparti che sono presi d’assalto.  I prodotti delle pulizie sono quelli dove si fa più razzia: candeggina, igienizzanti, alcool puro ma anche frutta e verdura. “Si dovrebbe mettere un limite alla quantità di prodotto che si può comprare per fare in modo che chi arrivi prima non svaligi tutto. Ci sono reparti che vengono svuotati in 10 minuti”. Anche i commessi, che fanno la spesa a fine turno, spesso arrivano quando non c’è più nulla.

Ciak non solo lavora in un supermercato ma ha anche origini cinesi e ci racconta di essere “molto contento per i segnali di solidarietà verso la popolazione italiana arrivati dalla comunità cinese, trovandoli gesti molto umani” tuttavia spiega come “ci sono persone che pensano che questo gesto sia legato solo ad un tentativo di lavarsi la coscienza da ogni senso di colpa”.

La storia di Ciak si ripete anche da altre parti. Gabriele lavora in un altro supermercato della città. Anche lui racconta come: “E’ un casino, due settimane fa c’è stato un boom di clienti assurdo, non c’era spazio per muoversi ma fortunatamente almeno loro avevano mascherina e guanti, a noi sono arrivate solo una settimana e mezzo fa. Oggi abbiamo una fila assurda e il mio reparto è vuoto. Anche io sono allo stremo. Domenica avrò il mio primo turno di riposo dopo 3 settimane anche perchè della gente si è messa in via precauzionale in malattia”.

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