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Cronaca

Trasporti e disagi, le tassiste protestano: 'Noi, lavoratrici di serie B'

Una dura lettera firmata a rappresentanza delle circa settanta tassiste in dotazione alle auto bianche in città: 'Vogliamo corsi di autodifesa, bagni dedicati e puliti'. Lo scontento per gli scontri alle clienti

Non solo preferenziali e traffico: dalle file del piccolo esercito alla guida dei taxi di Bologna si sollevano anche rimostranze legate al genere. Ne è pieno, infatti, un documento a firma "le tassiste bolognesi" consegnato oggi al Consiglio comunale.

Si tratta di un testo ulteriore rispetto a quello sui disagi del Cosmoprof. Nel documento si segnala che le tassiste "a Bologna rappresentano il 10% della flotta in essere (60 su 700)". Eppure, "non abbiamo le stesse opportunità dei nostri colleghi uomini", si legge, con riferimento "alla mancanza di strutture dedicate (bagni pubblici) a noi distribuite nella città in cui lavoriamo. Tale spiacevole situazione non si verifica né per i nostri colleghi uomini né per gli autisti ed autiste Tper".

Su questo tema, le tassiste ricordano che in passato è stato chiesto a Tper "di poter avere le chiavi per entrare nei loro bagni pubblici e la risposta è stata sempre negativa". Eppure, ogni persona necessita di "condizioni dignitose per effettuare il proprio lavoro, a maggior ragione per la categoria femminile che mensilmente ha maggiore necessità di accedere a bagni puliti". Si passa poi al tema agevolazioni: il Comune infatti "ha dichiarato di volere introdurre in tariffa sconti a svariate categorie di cittadini considerate più deboli, tra cui a donne in stato interessante". Di fronte a ciò, "il paradosso è che noi donne (lavoratrici autonome costrette nella gran parte dei casi a lavorare anche in gravidanza fino al nono mese, sollevando e scaricando valige da 25 chili, poiché impossibilitate ad accedere a qualsiasi forma di previdenza integrativa) siamo costrette a praticare sconti a donne che si trovano nella medesima condizione di chi le trasporta", scrivono le tassiste.

Detto con altre (e dure) parole: "Perché dobbiamo essere noi a garantire uno sconto a chi si trova nella nostra stessa situazione? A noi lo sconto chi lo fa? Chi tutela la nostra fascia debole? Esistono quindi donne di serie A e serie B, o essendo tassiste è giusto essere così discriminate?".

Allo stesso modo, "viene richiesto ai tassisti di fare sconti a donne che viaggiano sole o con bambini dalle ore 20,30 e di aspettarle finché non entrano nel portone di casa; a noi tassiste- recita sempre il documento- chi garantisce di poter lavorare in assoluta tranquillità sicurezza?".

Si respira una "costante sensazione di abbandono da parte delle autorità", mandano a dire le tassiste: "Diverse colleghe sono state rapinate, molestate, aggredite e l'amministrazione per tutta risposta chiede sconti alle stesse lavoratrici".

Le conducenti chiedono corsi di autodifesa e di "convocarci ai tavoli tecnici per avere un nostro punto di vista". Invece, si vedono solo "richieste di sconto ad una fascia considerata debole di cui noi facciamo tutte parte, perché non esiste una politica di pari opportunità". E se si parla di welfare, "già lo facciamo. Accompagniamo persone non vedenti al portone, aiutiamo persone in stato interessante ad arrivare al terzo piano con la spesa, ci assicuriamo che le persone anziane arrivino all'interno degli ambulatori- scrivono le tassiste- e al bisogno le aiutiamo nelle piccole commissioni". Tutto ciò "a tassametro spento. Questo è welfare e non lo sconto", che invece "rischia di essere solo propaganda". L'assessore Irene Priolo, intanto, segnala l'intenzione di andare in strada non solo con i tassisti 'autoconvocati' che oggi erano in Comune ma anche con uno dei conducenti di Cotabo che già in passato le aveva rivolto lo stesso invito. (Pam/ Dire)

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