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Cronaca

Abusivismo Taxi, tassisti: "Il Comune fermi i furbetti"

'Abusivi' acquistano licenze fuori provincia con costi inferiori, si associano a compagnie felsinee o tra loro per esercitare a Bologna, ma senza osservare tariffe previste

Bologna capitale in questi giorni dei taxi in protesta contro la liberalizzazione voluta dal Governo Monti. Qui è nata pure una rappresentanza, il Comitato dei taxisti, che ieri ha incontrato la consigliera regionale dell'Udc, Silvia Noé, per riportare il loro agguerrito punto di vista. Secondo il Coordinamento, le singole Regioni e in particolare gli Enti locali devono continuare a decidere in materia, altrimenti si rischia di penalizzare realtà 'virtuose' come l'Emilia-Romagna.

Tassisti: distribuzione dei volantini

Tra i problemi segnalati in genere dalla categoria, il Coordinamento elenca anche quello che chiama 'abusivismo': a Bologna su circa mille autisti 'in regola' (706 taxi e 280 Ncc) lavorerebbero circa 140 'abusivi' che, acquistate le licenze fuori Provincia con costi inferiori, si associano a compagnie felsinee o tra di loro per esercitare a Bologna, ma senza dover osservare le tariffe previste per taxisti e conducenti 'regolari'.

La richiesta è quindi che i Comuni, in particolare Bologna, dispongano controlli e monitoraggi che possano evitare queste 'presenze anomale'. Per la Noé le liberalizzazioni sono "condivisibili e necessarie", ma "si deve tenere conto delle professionalità e del reale fabbisogno dei territori. Nei comuni dove il servizio é già buono una liberalizzazione selvaggia comporterebbe ulteriore precariato". Servirebbe quindi "un'autorità terza, svincolata da ogni effetto persuasivo di gruppi di pressione, che definisca e misuri autonomamente il reale fabbisogno". In ogni modo, per l'esponente Udc tra le priorità resta "il principio della territorialità".

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