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Cronaca

Tratta e prostituzione, smantellato altro ramo dell'organizzazione

Lo spunto alle indagini partito da Bologna. Arrestati altri quattro membri del gruppo per sfruttamento della prostituzione

Quattro persone sono state arrestate dalla squadra mobile di Trento con l'accusa di sfruttamento della prostituzione, riduzione in schiavitù e immigrazione clandestina, nell'ambito dell'operazione “JUSTICE”, contro la tratta di esseri umani.

Nel mirino degli investigatori è finito un altro ramo di una organizzazione, già nota agli inquirenti, dedita al traffico di giovani ragazze dall'africa subsahariana per il loro conseguente avviamento alla prostituzione in strada, mediante metodi coercitivi-estorsivi.

L’operazione, coordinata dalla DDA di Trento e scattata alle prime luci dell’alba di lunedì 11 settembre, ha visto impegnate oltre alla Sezione di Polizia Giudiziaria della Procura della Repubblica di Trento e la Polizia francese anche le Squadre Mobili di Trento, Bologna, Bolzano, Viterbo e il Commissariato della Polizia di Stato di Merano.

Le indagini sono iniziate l’anno scorso quando una giovane nigeriana raccontava alla Squadra Mobile di Bologna la sua drammatica esperienza del viaggio clandestino verso l’Italia. Nel corso della sua testimonianza la donna ha spiegato agli investigatori le modalità di reclutamento in patria delle giovani e ignare donne, il trasferimento in Libia, il viaggio verso l’Italia e infine lo sperato approdo in Francia.  

Le ragazze, tutte dai 20 ai 30 anni venivano reclutate in Nigeria con la falsa promessa di un lavoro in Europa, venivano sottoposte a rito Voodoo (ju-ju), in modo che fossero vincolate al pagamento del debito, circa 30mila euro le spese per raggiungere l'Italia. Ne seguiva, nel caso non avessero corrisposto il dovuto, la minaccia di morte sia per loro che per i familiari. Una volta soggiogate venivano trasferite sulle coste libiche e rinchiuse in campi profughi nella città di Sebhrat o Tripoli, dove venivano sottoposte a numerose vessazioni e violenze.

A turno venivano imbarcate sui barconi e trasferite in Italia, dove, nella maggior parte dei casi venivano fermate e condotte nei Centri di Accoglienza. Uscite dai centri accoglienza, venivano trasferite a destinazione in appartamenti sotto il controllo dell'organizzazione criminale. 

Per liberarsi da questa condizione di schiavitù, erano costrette a prostituirsi sino al totale pagamento del debito contratto per il trasporto verso l'Italia. Il provento dell'attività illecita prendeva la strada dei promotori del sodalizio e della Nigeria con il sistema del money transfer per lo smistamento del denaro illecito. In Nigeria, i soldi venivano utilizzati in parte per finanziare la prosecuzione dell'attività illecita e in parte per investimenti immobiliari delle famiglie degli indagati.

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