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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Truffe agli anziani, l'allarme della Procura: 'Oltre cento denunce nel 2015'

Un parente in stato di fermo per aver causato un incidente, poi chiedere la "cauzione" che lo rimetterebbe in libertà. Per la Procura si tratta di: "Forme di criminalità organizzata che manovra gli esattori, non da Bologna" e invita i parenti a informare gli anziani "fino allo sfinimento"

"I figli e i nipoti lo ripetano fino allo sfinimento ai congiunti anziani, invitandoli a non farsi prendere in giro". A dirlo è il procuratore aggiunto Valter Giovannini che lancia ancora una volta l'allarme sull'escalation della truffa definita "della cauzione" alle persone anziane.

Oltre 100 denunce nel 2015 per quelle che sono considerate "vere e proprie scorrerie criminali pianificate nel dettaglio, che fanno pensare sempre più a forme di criminalità organizzata che manovra gli esattori, non da Bologna", aggiunge. Da questo numero sono esclusi i furti in appartamento e i "famigerati" finti tecnici del gas. 

Il sistema è collaudato: una telefonata di un sedicente avvocato (al numero fisso) informa l'anziano in merito a un incidente in cui sarebbe stato coinvolto un figlio o un nipote. Essendo in stato di fermo presso una caserma, pagando brevi mano una somma che va dai 500 ai 2mila euro, potrebbe essere rimesso in libertà, senza conseguenze. 

"Questi soggetti - continua Giovannini - li prendono in giro due volte, prima abusando delle loro ansie di persone attente al benessere dei familiari, poi cagionando loro un danno economico così beffardo che rischia di gettarli anche in una profonda prostrazione psicologica". 

MACCHINA PERFETTA. A ulteriore riprova della "finezza" dei truffatori, il numero telefonico che viene dato alla vittima anziana così da prendere informazioni: lasciando la comunicazione aperta, il numero viene composto e "il gioco è fatto. E' emersa - dunque - una macchina perfetta in grado di fissare tempi, luoghi e modi per ottenere il massimo profitto". Solitamente vengono utilizzate schede telefoniche anime o provenienti da altri paesi, l'esattore è appostato sotto casa del malcapitato e, nel giro di pochi minuti, va a ritirare il denaro, per poi, naturalmente, sparire. 

Statisticamente, le batterie agiscono dal lunedì al venerdì, ma non è ancora chiaro agli inquirenti come riescano ad andare così frequentemente a segno, ovvero a reperire i numeri telefonici "giusti". Si ipotizza che vengano sfruttati a tappeto i nominativi sugli elenchi telefonici e che si agisca a tentativo. Un altro "mistero" è come possano conoscere il nome del parente in difficoltà, in questo caso potrebbe trattarsi semplicemente di grande abilità di affabulazione, tanto da indurre le vittime stesse a rivelarlo. 

Le indagini sono tutt'altro che conluse: "Lo sforzo delle forze dell'ordine è massimo, così come quello della Procura, ma - sottolinea Giovannini - non ce la faremo mai a stroncare il fenomeno con le sole indagini: l'unico modo per battere questi criminali è quello di rendere improduttive, dal punto di vista economico, le loro trasferte razziatrici". 

DEBOLEZZA DEL SISTEMA PENALE. I truffatori sfruttano inoltre "in maniera consapevole e criminalmente intelligente un sistema penale debole che, salvo casi rarissimi di arresto in flagranza, non consente la cattura in un momento successivo perché la truffa è punita solo fino a tre anni di reclusione" precisa il procuratore aggiunto, pertanto rimangono a piede libero. Ciò fa pensare anche che siano in possesso di cognizioni di diritto penale: non entrano mai in casa e si fanno consegnare il denaro sempre sull'uscio. 

E' pertanto difficoltoso procedere per "associazione a delinquere" poichè è necessario conoscere nomi e ruoli: solitamente l'arrestato in flagranza è un "cavallo", ovvero un semplice esecutore materiale, pertanto, al massimo potrebbe essere accusato di reato "in concorso". 

"E' indispensabile che tutti capiscano che non esiste alcun modo la possibilità che chiunque, avvocati compresi, possano ottenere la liberazione di qualcuno pagando somme di denaro alle forze dell'ordine, o allo stesso modo di chiudere la pratica dell'incidente sul posto" conclude Valter Giovannini.

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