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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca

Polemica con i medici, Venturi ci riprova: "Per sgravarli da burocrazia serve integrazione tra professioni"

Dopo le dichiarazioni considerate fumo negli occhi da parte dei camici bianchi, lassessore alla sanità regionale torna sul tema. Il nodo è fare delegare alcuni compiti al personale sanitario

Oggi i medici "lamentano di essere soverchiati dalla burocrazia, ben oltre la metà del loro tempo è dedicato a compiti organizzativi, compilazione di moduli, certificazioni formali. Possiamo continuare su questa strada senza fare nulla?".

Ad una settimana di distanza dalle parole choc che hanno attirato tante critiche nel mondo sanitario, Sergio Venturi torna sull'argomento, corregge parzialmente il tiro ma conferma in toto la propria analisi sul futuro del sistema sanitario, che deve fondarsi su una "nuova alleanza" tra le professioni sanitarie.

L'assessore regionale alla Sanità dell'Emilia-Romagna è salito ieri pomeriggio a Rimini sul palco del congresso della federazione nazionale degli ordini delle professioni sanitarie tecniche, riabilitazione e prevenzione. Il suo intento, premette fin da subito, è "chiarire tutti i malintesi che sono nati a causa del mio intervento al comitato nazionale di un sindacato".

Un mea culpa, quello di Venturi: "Quando si creano malintesi, ho sempre pensato che la responsabilità sia di chi parla, di chi espone. Forse sono stato troppo semplificatorio, schematico, e forse ho dato per scontato ciò che scontato non è. Allora oggi è un'ottima occasione per rimettere a punto le cose", dice.

E allora l'assessore di Stefano Bonaccini ripercorre il proprio ragionamento, a partire dalla rivoluzione in corso nel mondo sanitario a causa, ad esempio, di intelligenza artificiale e big data. Poi c'è la "carenza dei medici, ma anche di tutte le professioni, che è da anni un tema che riguarda anche sistemi sanitari privatistici, europei, statunitensi".

Questa è dovuta, sottolinea Venturi, "ad una responsabilità professionale sempre più intrusiva, problematica, che spinge migliaia di giovani inglesi e americani a orientarsi su carriere più remunerative ma fonte di lavoro meno intenso, prolungato e rischioso". Il tema coinvolge il futuro stesso del sistema sanitario nazionale, ma il futuro, è la sfida dell'assessore, "non possiamo aspettarlo, non possiamo immaginare di attendere fiduciosi qualcosa che cambierà radicalmente lo stesso concetto di salute, e quindi il modo di affrontare gli stili di vita, la prevenzione, le modalità delle cure e i loro settings". Quel futuro "dobbiamo crearlo, condizionarlo. Allora serve un nuovo patto, una nuova alleanza tra professioni per garantire a chi verrà dopo di noi un servizio sanitario nazionale migliore di quello in cui abbiamo operato noi. Abbiamo anche bisogno che la remunerazione del lavoro ritorni ad essere una priorità, non lo è stata per troppi anni". (Bil/ Dire)

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