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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

L'avventura di Gabo: con un ciurma "hippie" ha sfidato tempeste e gelo, verso paesaggi straordinari

"Ci siam trovati in situazioni molto stressanti, come quando siamo stati in balia dell’Oceano per giorni, senza capire se era giorno o notte", racconta il globetrotter, che ha vissuto situazioni irripetibili e attraversato scenari mozzafiato, come...

"Sea Gypsies” è una ciurma “hippie” che dal 2004 naviga per i mari del mondo senza meta a bordo dell’Infinity, un ketch di alluminio di 36 metri e mezzo.

Tra i tanti ragazzi ospitati a bordo, c’è stato anche un italiano, che viene proprio da Bologna. Si chiama Gabriele Gardellini, detto Gabo. Ha 34 anni e una vita raminga tutta da raccontare. Prima di diventare un globetrotter, Gabriele ha studiato al DAMS, poi Antropologia, infine si è dedicato ai viaggi, mantenendosi con lavori vari. E' stato durante il suo periodo errabondo che, quasi per caso, è venuto a conoscenza dell’Infinity e dei Sea Gypsies. Di questa straordinaria esperienza ne ha parlato attraverso una lunga intervista rilasciata a Eugenio Ruocco del Giornale della vela.

L'INIZIO DELL'AVVENTURA. "Ero alla fine del mio visto in Australia" - ha raccontato Gabo - "e stavo cercando un modo per andare in Sud America, evitando il solito aereo. Attraverso un sito apposito (findacrew.net/it/) ho trovato la loro inserzione e li ho contattati. Ovviamente mi sembrava più eccitante e divertente spendere 3 mesi del mio tempo in mare piuttosto che 15 ore in aereo".

L'incredibile viaggio di un globetrotter bolognese (ph Giornale della Vela)

ALBE INDIMENTICABILI E ORCHE CURIOSE. Il momento piè bello per me - ricorda Gabo - "è stato l’ingresso nei fiordi cileni, dove siamo stati accolti dalla più bella alba che ricordi. Dopo giorni di cielo plumbeo la natura ci ha ripagati (vedi gallery fotografica sotto). Al nostro arrivo in Antartide invece siamo stati accolti da una trentina di orche che si sono avvicinate curiose alla barca. Essendo innamorato di questi splendidi animali, non posso che avere una mezza lacrima ogni volta che ripenso a quel momento".

LA VITA DI BORDO. "Sembra una comune nei suoi periodi normali, dove la gente si imbarca e se ne va, ma per quel che mi riguarda abbiamo viaggiato sempre assieme. E’ stata una avventura di gruppo", continua a raccontare Gabo, spiegando che nel corso della giornata c’erano cose da fare come pulire, cucinare, sistemare problemi tecnici-meccanici e ovviamente navigare, con tutto ciò che ne consegue. "Siamo stati 66 giorni in mare aperto - prosegue Gabo - ma non ho sentito la mancanza di nulla, avevamo tutto ciò che serviva. Forse una doccia calda ogni tanto non avrebbe fatto male, dato che si è rotto l’impianto di riscaldamento – che avevamo installato ad Auckland – quasi subito!".

MARE IN TEMPESTA E GELO, SENZA DISTINGUERE GIORNO E NOTTE. Il bolognese ammette che non si sentirebbe di consigliare l'esperienza a tutti, specificando: "Consiglierei a tutti di provare ad andare in barca a vela ai tropici, ma noi ci siam trovati in situazioni molto stressanti ed impegnative. Siamo stati in una tempesta nel Mar di Ross per 3 giorni senza poter far nulla, in balia dell’Oceano, con vento a più di 60 nodi, temperatura sotto lo zero, onde gigantesche ed iceberg pericolosamente vicini. Per quanto mi riguarda sembrava di essere dentro un sogno, con una luce sempre bassa e costante, senza mai capire se era giorno o notte, il ghiaccio che si accumulava ovunque, anche dentro alla barca e la stanchezza che la faceva da padrona."

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