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Cronaca

'Scorribande fotografiche' per valorizzare la città: ecco il progetto 'We are socialZ'

"Un movimento fotografico alquanto bizzarro" con l'intento di valorizzare e rendere più divertenti scorci, strade, monumenti, negozi (e anche bagni all'occorrenza) bolognesi. Intervista al'ideatore Benito Tansi

Un "movimento" artistico e sociale che trova il modo di comunicare l’identità di un territorio, attraverso la "fotografia creativa". Detta così rimane un po' difficile comprendere gli obiettivi di "We are socialz", un progetto con "la zeta finale" nato a Bologna nel marzo 2013 per mano di Benito Tansi, 31enne, responsabile del bar del Lab 16 di via Zamboni. 

Lo incontriamo nella sua casa vicino a Tribunale, mentre controlla letture, clic e condivisioni, neanche a dirlo, sui social network. La versione ufficiale sarebbe quella di "un movimento fotografico alquanto bizzarro" con l'intento di valorizzare e rendere più divertenti scorci, strade, monumenti, negozi (e anche bagni all'occorrenza) bolognesi. 

In pratica: "Nasce così per caso, un gruppo di amici che si trovava a pranzo di venerdì e alla fine gli scatti venivano postati sui social network, poi ho iniziato a mettere su fotografia le idee bizzarre che mi venivano in mente, ovvero il surreale che ho in testa". Così partono le "scorribande fotografiche", fingono di fare i tuffi dalla fontana del Nettuno o la doccia nella Fontana Vecchia di via Ugo Bassi, in pieno inverno e rigorosamente in costume da bagno, poi un angelo a torso nudo esce da un loculo del cimitero o sale sull'orologio in Piazza Re Enzo, e c'è anche la cliccatissima foto della modella che legge tranquillamente un libro sul lettino nel Canale delle Moline. 

L'ultima foto scattata? Proprio l'altra notte: "Ho acquistato degli abiti da prete dall'Inghilterra, ho radunato un gruppo di amici e siamo andati alla fermata dell'autobus alle 2 di notte, alla ricerca di una prostituta" per immortalarla in pratica mentre i religiosi pregavano per lei, Jacopo, Riccardo e Davide, che hanno atteso la chiusura del Lab e poi, indossati gli abiti talari, hanno dato vita al set fotografico. "Non ci prendiamo sul serio -  dicono - ci divertiamo moltissimo, è stata una pazzia". 

Come reagiscono i passanti? "Ovviamente tanti curiosi, non è però sempre piacevole, in Piazza Maggiore ad esempio - dice Benito - anche loro fotgrafanvano e riprendevano e alla fine c'è stato un gran boato. Una bella carica di adrenalina, mi sono sentito molto vivo". Oltre agli avventori, a volte si ferma anche la "Polizia Municipale e chiede spiegazioni...". 

Futuro? "Non c'è mai stata una costanza tale da prenderlo come un lavoro, questa è la mia passione, mi diverte fotografare l'urbano in maniera surreale"

'We are socialz': foto bizzarre per valorizzare Bologna

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