Il coronavirus isola lo studente Unibo arrestato in Egitto: "Un mese senza notizie di Zaki"
L'Università ha lanciato l'iniziativa "Una mail per Patrick Zaky". Il rettore: "La scrittura può essere un ottimo strumento di resistenza alla violazione dei diritti"
Dal 9 marzo non si hanno notizie di Patrick Geroge Zaki, lo studente dell'Alma Mater arrestato al Cairo la mattina del 7 febbraio scorso. Genitori e legale non hanno potuto incontrarlo, per via delle restrizioni dovute all'emergenza coronavirus.
L'attivista e ricercatore egiziano 27enne rischia diversi anni di carcere per le accuse della magistratura egiziana di “incitamento alla protesta” e “istigazione a crimini terroristici”.
Dopo essere stata posticipata per settimane, a causa dell'emergenza sanitaria e vista l’impossibilità di trasferire i detenuti il 6 aprile, e stata nuovamente rinviata l'udienza che avrebbe potuto portare alla sua liberazione,: "Questi continui rinvii sanno di accanimento – ha dichiarato Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia –. Se le udienze al Cairo non si svolgono per paura del contagio da Covid-19, allora Patrick George Zaki, che oltre a essere innocente è anche persona a rischio di contagio, sia rilasciato immediatamente“.
L'Università di Bologna ha lanciato l'iniziativa "Una mail per Patrick Zaky" (forpatrick@unibo.it) a disposizione di chiunque voglia scrivere messaggi di vicinanza e solidarietà, che vengono poi pubblicati nella pagina Facebook della campagna Patrick Libero. “Invito quanti vogliano far sentire la loro voce a scrivere a questo indirizzo”, dice il rettore Francesco Ubertini. “La scrittura può essere un ottimo strumento di resistenza alla violazione dei diritti essenziali, così come un modo per creare un legame e ridurre le distanze in questo momento così difficile. La raccolta di tutti i messaggi arrivati potrebbe rappresentare il più bel regalo di bentornato, nel momento in cui potrà nuovamente frequentare la nostra comunità”.