Coronavirus, a Bologna operatori dormono in parrocchia per evitare contagi tra anziani
Zuppi: "Non abbiamo protetto gli anziani, impariamo dagli errori". E proprio per prevenire i contagi nelle strutture, la casa d'accoglienza Beata Vergine delle Grazie ha adibito alcune aule della parrocchia a camere da letto per gli operatori
"Non abbiamo protetto e difeso gli anziani come era necessario e se non ci accorgiamo di cosa dobbiamo correggere, queste settimane saranno passate invano". Il nuovo affondo arriva dal cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna, durante l'omelia della messa celebrata questa mattina nel Santuario della Vergine del Soccorso a Bologna.
"Quanto lutto abbiamo sperimentato in queste settimane - afferma Zuppi - in particolare per tantissimi anziani". L'arcivescovo già nei giorni scorsi era intervenuto con nettezza sui focolai scoppiati all'interno delle case di riposo. "Non li abbiamo protetti e difesi come necessario", afferma Zuppi parlando degli anziani. Allo stesso modo, sostiene il cardinale, "non ci siamo voluti accorgere del mondo malato e del tanto che manca a tantissimi. Abbiamo pensato solo a difendere il nostro benessere e che a noi non mancasse niente". Ma, ammonisce l'arcivescovo, "se non ci accorgiamo che cosa dobbiamo correggere, queste settimane saranno passate invano. Vuol dire che non impariamo dai problemi".
Proprio per prevenire i contagi nelle strutture per anziani, la casa d'accoglienza Beata Vergine delle Grazie, nella parrocchia di San Severino a Bologna, ha studiato un metodo diverso dagli altri. "Proprio perché consapevoli dei rischi e delle proprie responsabilità - si racconta sulle pagine di 'Bologna 7', settimanale di Avvenire - il personale, insieme alla direzione della casa, ha deciso di iniziare una nuova impresa. Un gruppo di operatori ha scelto di rimanere a dormire nella strutture al termine del proprio turno di servizio, per evitare che il pendolarismo casa-lavoro potesse essere fonte di potenziale contagio".
Alcune aule della parrocchia, dunque, sono diventate camere da letto, collegate internamente alla casa di riposo, per permettere agli operatori di rimanere sul posto. "Vorremmo raccontare la nostra storia, non perché ci sentiamo migliori di altri - spiegano i responsabili della struttura sulle pagine del giornale - ma per contrastare il brusio mediatico che si sta alzando" nei confronti di chi lavora nelle strutture per anziani in seguito ai tanti decessi per covid-19. (Dire)