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Economia

Hera -Acegas: oggi la firma, operativa dal 1°gennaio

Dopo le polemiche Hera acquisirà il 62,69% del capitale sociale AcegasAps e promuoverà l'offerta pubblica sulla restante quota di azioni. Fusione approvata con il sì del 99,96% di azionisti

La fusione per incorporazione Hera-AcegasAps sarà operativa dal 1° gennaio 2013. Dopo le polemiche della politica e le manifestazioni di dissenso, Hera acquisirà il 62,69% del capitale sociale di AcegasAps e promuoverà quindi un'offerta pubblica sulla restante quota delle sue azioni. Il progetto di fusione è stato approvato con il sì del 99,96% di 242 azionisti in rappresentanza di 862.445.638 azioni. Contrario lo 0,002% (circa 25.000 azioni), astenuto lo 0,03% (282.229 azioni).

NESSUN TAGLIO PER I DIRIGENTI HERA. Il presidente Tommaso Tommasi ha precisato che: “Non ci saranno tagli ai compensi dei dirigenti di Hera, anche in vista della fusione con AcegasAps. E durante l'assemblea degli azionisti al Cnr di Bologna ha inoltre aggiunto: "Gli interventi che si ritenevano giusti sono già stati disposti. C'é anche un problema di tutela delle risorse rispetto al mercato: va garantito che l'azienda sia competitiva e capace di prendere e mantenere le risorse migliori".

RISCHIO LIBERALIZZAZIONI. “Questa operazione è decisiva per la competitività del nostro sistema economico e territoriale. Altrimenti, il rischio sarebbe quello di essere spazzati via dalle liberalizzazioni". E' la presa di posizione di Daniele Manca, sindaco di Imola e presidente del patto di sindaco dei soci pubblici di Hera, durante l'assemblea degli azionisti della multiutility a Bologna.

NESSUNA ANSIA NELL’AFFRONTARE LA FUSIONE. Manca ha così ufficialmente dato il via libera al progetto di fusione con AcegasAps, contro il quale alcuni comuni come Forlì e Rimini hanno però votato in maniera negativa. "Non dobbiamo affrontare la fusione con ansia, ma al contrario questa scelta rafforza coerentemente il processo di sviluppo di questi anni, il nostro patrimonio e i nostri assi", ha spiegato Manca, rilevando che "ci rafforziamo senza produrre nuovo debito e siamo nelle condizioni di affrontare i settori liberalizzati, salvaguardando l'occupazione e costruendo una delle realtà più importanti per ricavi, numero di occupati e indotto del paese". Insomma, secondo Manca, l'ampliamento a Nordest "é una scelta coerente e un elemento di qualità in questa situazione economica".
 

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