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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

I Riders tornano in piazza: “Come può un lavoratore indispensabile essere pagato tre euro l’ora”

“Ancora in piazza lanciando un’iniziativa che parli alla città e ai clienti, ma allo stesso tempo faccia pressione alle piattaforme che non ci rispettano in quanto lavoratori”

Chissà quante persone per evitare di fare una spesa, o semplicemente per non perdere le proprie abitudini, in questo periodo di clausura hanno ordinato una pizza, un hamburger, cibo cinese, giapponese o altro. Nei mesi di quarantena c’è chi ha continuato a lavorare all’aperto, sfrecciando con la propria bici in lungo e in largo per la città garantendo questo servizio. Sono i riders, una categoria sul cui servizio si basano le varie piattaforme del cibo.

Abbiamo incontrato i riders riuniti in assemblea sotto il Nettuno e Tomasso, di Riders union Bologna. “Siamo stati considerati-spiegano - un servizio pubblico essenziale, dei lavoratori indispensabili, alcuni ci hanno definito degli eroi, ma le condizioni di lavoro sono peggiorate. Lavoriamo con contratti di prestazione occasionale senza alcun tipo di tutela, di garanzia e di diritto. Noi l’abbiamo urlato a gran voce in questi mesi. Come può un lavoratore indispensabile lavorare per 3 euro l’ora? È una contraddizione evidente e per questo ci siamo fatti sentire”. 

Tommaso racconta le azioni messe in campo nei giorni precedenti: “Siamo scesi in piazza il primo maggio parlando di diritti, reddito e dignità. Venerdì Abbiamo tenuto un’assemblea in piazza del Nettuno per capire come rilanciare la mobilitazione. Intanto abbiamo ottenuto dal Comune dellemascherine e continueremo a chiederle perché sono una necessità, un bisogno impellente”. Pochi giorni prima il Comune di Bologna aveva infatti donato 500 mascherine ai lavoratori del food delivery. Per i riders si trattava di un risultato a seguito del presidio organizzato il primo maggio.

“Ma non basta. Noi ci rivolgiamo- continua Tommaso- alle piattaforme che devono riconoscerci come lavoratori, dotandoci di tutti i dispositivi di protezione individuale e man mano tutte le tutele e i diritti che ci spettano. Noi abbiamo fatto già qualche presidio, tra cui uno in Regione chiedendo un protocollo regionale che vada verso la difesa delle tutele e dei diritti per i lavoratori e delle persone, facendo pressione sulle piattaforme perché forniscano immediatamente dispositivi di protezione individuale”.

L’8 maggio Riders Union, insieme ai sindacati di base, ai collettivi e ad una vasta casistica di lavoratori, oltre 200 persone, avevano fatto un presidio in Regione contro la precarietà, per rivendicare il diritto alla salute sul luogo di lavoro, il reddito di base e una soluzione per gli affitti a seguito della crisi economica iniziata a seguito dell’epidemia. La richiesta principale era che Regione Governo attuassero una riforma radicale e strutturale di welfare e della sanità pubblica e si proponeva l’introduzione di un reddito universale di base.
Ma le iniziative non sembrano destinate a finire. “Nei prossimi giorni - conclude Tommaso- riscenderemo in piazza lanciando un’iniziativa che parli alla città e ai clienti, ma allo stesso tempo faccia pressione alle piattaforme che non ci rispettano in quanto lavoratori”.

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