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Arena del Sole a rischio chiusura, i lavoratori: 'Con un solo F35 si rilancerebbe il teatro italiano"

L'appello alle istituzioni dei dipendenti: 'L'Arena è un bene Comune. La chiusura non solo significherebbe un dramma occupazionale per 55 lavoratori, ma l'inizio di un processo che metterebbe a rischio l'intero sistema culturale cittadino'

Dopo aver tentato il rilancio del teatro con un'iniziativa fai-da-te ("Aperti comunque", NDR) i lavoratori di Nuova Scena - Arena del Sole, con il sostegno di SLC-CGIL, FISTel-CISL e UILCOM-UIL lanciano un appello alle istituzioni e alle forze economiche di Bologna affinché trovino una soluzione per la salvaguardia e il rilancio del teatro stabile della città come centro fondamentale di produzione e promozione culturale.

"Ogni giorno - sottolineano i lavoratori - sentiamo dichiarazioni d’intenti sull’importanza della cultura in Italia ma non vediamo scelte e azioni conseguenti che portino a sviluppare progetti culturali inquadrati in un più ampio rilancio del sistema produttivo e economico italiano. Sentiamo affermare l'importanza della cultura per la crescita e per il benessere sociale delle persone ma non vediamo scelte e azioni conseguenti".

Per i dipendenti del teatro bolognese non è solo un problema finanziamenti pubblici, "Anche se con un solo aereo da guerra F35 si rilancerebbe il teatro italiano per almeno tre anni", rimarcano aggiungendo: "Il punto focale è definire una politica culturale sia locale che nazionale. Si tratta di operare scelte, definire professionalità e responsabilità. Non si tratta solo di salvare le professionalità dei lavoratori dell'Arena del Sole ma di riportare la cultura all'interno degli interessi economici e di sviluppo positivo della società italiana".

Forti di trovarsi in una città che "è stata un laboratorio politico all'avanguardia per tante scelte sociali e culturali", si appellano infine alle istituzioni: "Forse è troppo ambizioso immaginare un neo-rinascimento in questa città, ma iniziare un percorso che abbia come obiettivo il rilancio della cultura a Bologna, questo sì che è possibile".

Così le paure e i moniti dei dipendenti in agitazione sono state racchiuse in una lettera aperta ai gruppi consiliari e ai rappresentanti delle istituzioni cittadine, di cui pubblichiamo interamente il testo, unendoci all'appello.
"L’Arena del Sole non è solo un luogo ricco di storia caro ai bolognesi, è oggi la seconda industria culturale della città, sede produttiva del Teatro Stabile di Bologna, investita da una crisi finanziaria che peraltro colpisce duramente la maggior parte delle imprese culturali del paese.

Oggi l'Arena rischia la chiusura se non verranno messe in atto, in tempi brevi, soluzioni adeguate.
Nonostante la consapevolezza che l'unica soluzione possibile, allo stato attuale, sia la fusione con ERT, i lavoratori sentono poca determinazione, da parte della maggior parte delle forze politiche ed istituzionali, nel definire una soluzione in tempi brevi.

La chiusura dell’Arena del Sole non solo significherebbe un dramma occupazionale per 55 lavoratrici e lavoratori e la dispersione di importanti professionalità cresciute negli anni e riconosciute tra le migliori a livello nazionale, ma l’inizio di un processo che metterebbe a rischio l’intero sistema culturale cittadino. Inoltre si creerebbe in pieno centro storico oltre a un vuoto culturale, un vuoto economico le cui ripercussioni sarebbero gravissime su tutte le attività legate all’indotto del Teatro Stabile.

L’Arena del Sole è un bene comune e i suoi problemi non sono solo quelli dei lavoratori, ma di tutta la città. Ottantamila spettatori all’anno sono la testimonianza di quanto i cittadini siano partecipi della vita attiva di questo loro teatro.

Riteniamo che la cultura debba essere parte integrante del welfare territoriale, e che sia gravissimo che un paese come l'Italia, ricchissimo di patrimoni culturali e artistici, sia totalmente privo di una politica dedicata e di una visione strategica del settore. Investire in cultura creerebbe invece un'opportunità di uscita dalla crisi e uno sviluppo economico e culturale del Paese.
Nonostante i rigidi vincoli stabiliti dal Patto di stabilità e dalla “spending review” chiediamo al Comune e alle altre istituzioni del territorio di difendere e rilanciare il sistema culturale, scongiurando alla nostra città e al nostro territorio un impoverimento culturale via via sempre più drammatico.

Se è vero che produrre cultura costa ed è impossibile farlo senza l’intervento pubblico, è bene ricordare che disimpegnarsi in questo settore costa molto di più sia in termini di qualità della vita sia in termini di prospettive di sviluppo che vedono Bologna fortemente proiettata nella sua dimensione di Città metropolitana.
Per tutte queste ragioni chiediamo che ci sia il rilancio del teatro Arena del Sole e che sia oggi per tutti una priorità.

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