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Bv Tech, Muzzarelli: 'La proprietà deve rispettari accordi'

Oggi incontro deludente in Regione. Confermata tempistica per l'ex Manifattura Tabacchi, che diventerà la sede del Tecnopolo di Bologna: il 2012 sarà l'anno decisivo

Nulla di fatto nell’incontro di oggi in Regione sulla vicenda Bv Tech. Totale insoddisfazione per l’esito dell’incontro e richiesta di un nuovo appuntamento al quale prendano parte i vertici nazionali dell’impresa sono stati espressi dall’assessore regionale alle Attività produttive, Gian Carlo Muzzarelli al termine del tavolo regionale per la vertenza Bv-Tech (Ex Bat)  al quale hanno preso parte Regione Emilia-Romagna, Provincia di Bologna, sindacati e rappresentanti dei lavoratori. All’incontro non hanno preso parte né il presidente di Omnicoop né il presidente di Sinergie d’Imprese ma solo un loro rappresentanza.
«Chiediamo un nuovo incontro con i vertici nazionali, per darerisposte ai lavoratori. Le istituzioni – ha aggiunto Muzzarelli - stanno facendo la loro parte, convocando incontri, assicurando gli ammortizzatori sociali, sollecitando la proprietà a stare ai patti e tastando il terreno per eventuali acquirenti. Di più non possiamo: chiediamo però altrettanta responsabilità da parte della proprietà, che non sta rispettando gli accordi».
La Regione nell’incontro ha confermato la tempistica per l’ex Manifattura Tabacchi, che diventerà la sede del Tecnopolo di Bologna: il 2012 sarà l’anno della scelta della migliore delle proposte presentate e dell’avvio del project financing.

LE VICISSITUDINI DI 53 LAVORATORI. Operai specializzati nella produzione di sigarette, passati di proprietà in proprietà per finire in cassaintegrazione. Le travagliate vicissitudini per loro iniziano 8 anni fa, quando la Manifattura Tabacchi, all’epoca Monopoli di Stato, è passata alla Bat Italia, divisione della British American Tobacco. Nemmeno il tempo di una ricognizione, che 365 giorni dopo l'acquisizione, si parla di chiusura. Dalla Bat i dipendenti dell'ex Manifattura passano alla Bv-tech che li impiega in funzioni del tutto difefrenti da quelle in cui erano specializzati: cercando di tramutarli in esperti di tecnologie a suon di corsi di formazione (finanziati dalla Provincia). Ma lo scorso anno la situazione precipita una quarantina di lavoratori vengono messi in cassa integrazione. Altri 18 restano in forza a tempo pieno, impiegati dalla società in svariate attività, finiscono addirittura a sistemare campi di calcio. Infine arriva l'ultima nuova: dismissione dello stabilimento felsineo.  Per la forza lavoro (53 persone) lo scenario di utilizzare ammortizzatori sociali prima di ritrovarsi per strada. Montate le proteste da parte della Regione e degli operai, oggi l'ultimo, deludente incontro.

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