Crisi, chiude un negozio via l'altro: proposta di salvataggio attraverso canoni calmierati
+20% è il dato preoccupante degli esercizi bolognesi che hanno dovuto tirar giù la saracinesca nel 2013. 500.000 i locali rimasti sfitti nel 2012 in tutt’Italia. Da Confabitare la ricetta anticrisi, che pero' 'rovinerebbe' i Comuni...
Canoni d'affitto calmierati anche per i negozi. E' questo l'antidoto anti-crisi per salvare dal fallimento, sempre più dilagante ( e che sfocia sempre più spesso in drammi), gli esercizi commerciali della provincia di Bologna? A pensarla così, almeno, è Confabitare - associazione proprietari immobiliari - che denuncia una situazione allarmante. Strade cittadine in cui è sempre più facile imbattersi in cartelli “ affittasi” o “vendesi” su saracinesche abbassate. “Una desertificazione commerciale - racconta il presidente dell'associazione Alberto Zanni - figlia della crisi, che colpisce in particolare i piccoli negozi, con un crollo del mercato delle locazioni e ben 500.000 locali rimasti sfitti nel 2012 in tutt’Italia. E il trend nei primi quattro mesi del 2013 evidenzia un ulteriore incremento percentuale delle chiusure con cifre ancor più allarmanti".
Per provare ad invertire la tendenza e ridare fiato al commercio i proprietari immobiliari propongono l' estensione degli affitti a canone concordato anche agli esercizi commerciali. “La nostra proposta – continua Zanni – è semplice e concreta. Si tratta di applicare ai negozi la legge 431/98 sui canoni concordati, che dal 1998 è in vigore per le abitazioni. In sostanza, il proprietario affitta il locale a canoni più bassi ( mediamente il 20% in meno dei canoni liberi), in cambio di uno sgravio sull’IMU. Traducendo in cifre, l’imposta sugli immobili commerciali scenderebbe dall’attuale 9,8 per mille (media nazionale) al 7,6 per mille che è l’aliquota media a livello nazionale per i canoni concordati relativi alle abitazioni”.
IL COMUNE CI RIMETTERA'. Controindicazioni ? Zanni non ha dubbi : “Certo i Comuni avrebbero un mancato introito di poche decine di migliaia di Euro all’anno, ma a trarne vantaggio sarebbe tutto il tessuto sociale. Avere negozi aperti significa posti di lavoro, più servizi e consumi, meno degrado. Con la nostra proposta dei canoni calmierati che presenteremo a tutte le forze politiche presenti in Parlamento, vogliamo porre un freno alla moria dei negozi e alla desertificazione dei nostri centri urbani”.
CHIUSURE NEGOZI: % IN AUMENTO NEL PRIMO QUADRIMESTRE 2013. Il capoluogo felsineo si piazza sul podio della vergogna (insieme a Roma e Torino), tra le città in cui gli esercizi commerciali hanno maggiormente subito i contraccolpi della crisi, chiudendo il 20% in più (nei primi 4 mesi dell'anno) rispetto al 2012. Ecco le percentuali nel resto d'Italia:
ROMA 23%
TORINO 21.5%
CAGLIARI 19.5%
MILANO 19%
GENOVA 18.5%
NAPOLI 18.3%
FIRENZE 18%
CATANIA 17.9%
PALERMO 17.5%
BARI 17.3%
PADOVA 17%
VENEZIA 16%