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Economia Imola

Cesi Imola, i lavoratori non vogliono il PD al picchetto. Cgil: "Necessità di decisioni urgenti"

Mentre il democratico Raccagna annuncia l'incontro con Poletti, i politici locali dicono la loro sul crac Cesi. La Lega Nord: "I lavoratori hanno individuato nel PD il principale colpevole"

Cesi di Imola in crisi e oltre 400 lavoratori a rischio. Dopo l'avvio della procedura della liquidazione coatta amministrativa di cui abbiamo dato notizia qualche giorno fa, ieri mattina il picchetto davanti ai cancelli della cooperativa edile e, mentre la politica "si muove" e auspica soluzioni per salvare i lavoratori, questi ultimi di politica "non ne vogliono mezza" e chiedono alla delegazione del Partito Democratico intervenuta alla manifestazione di allontanarsi. Si tratta di Marco Raccagna, che comunica che il Ministro Poletti sarà a Imola lunedì: "In occasione della chiusura della Festa del Partito Democratico Imolese al Lungofiume siamo riusciti ad organizzare un incontro tra il Ministro"

Il gesto è stato prontamente commentato dal segretario della Lega Nord di Imola, Daniele Marchetti: "Il fatto che i lavoratori della CESI abbiano mandato via dal presidio una delegazione del Partito Democratico, rende l'idea dell'intreccio che si cela dietro alla vicenda del crollo della nota cooperativa edile. Evidentemente i lavoratori hanno individuato nel PD il principale colpevole del fallimento, andando a togliere quel velo che nascondeva ai più distratti il forte legame che c'era tra la cooperativa e Partito Democratico. Ora quello che stiamo vedendo è soltanto la punta dell'iceberg di una realtà ben più grande e complessa che sta per implodere mettendo a rischio il potere del centrosinistra sul mondo economico imolese. È la fine di un sistema, non solo economico, ma anche politico".

Messaggio congiunto per Luigi Giove (Fillea Cgil Emilia Romagna), Sonia Bracone (Fillea Cgil Imola), Giancarlo Marchi (Fillea Cgil Ravenna), Maurizio Maurizzi (Fillea Cgil Bologna) che in una nota stampa spiegano che "Le gravissime crisi aziendali ITER (243 lavoratori) e CESI (403 lavoratori) sono ad una fase estremamente complessa e necessitano di decisioni urgenti. La Lega delle Coop deve a questo punto dire con chiarezza e urgenza se il progetto di aggregazione delle cooperative edili è vero o rimane solo un lancio di agenzia. La cooperazione ci presenti il progetto industriale, apra seriamente la discussione, ma sia chiaro che la CGIL non potrà in alcun modo condividere l'idea di fare scorpori di singoli cantieri, salvando solo temporaneamente alcune decine di posti di lavoro, perché questo rappresenterebbe un disastro per centinaia di lavoratori. Le prime revoche di importanti appalti sembrerebbero purtroppo confermare questa ipotesi. La Lega delle Cooperative si assuma fino in fondo le sue responsabilità, sapendo che la crisi delle cooperative edili in Emilia Romagna mette in discussione il lavoro di migliaia di addetti.

I partiti, in primo luogo il PD, ci dicano se condividono la necessità di garantire continuità occupazionale e di reddito a tutti i lavoratori della CESI e della ITER. Serve chiarezza degli obiettivi in questa fase, altrimenti si rischia di fare solo speculazione, di strumentalizzare politicamente una vicenda che riguarda la vita concreta di centinaia di persone in carne ed ossa e delle loro famiglie. I lavoratori sapranno giudicare sui fatti e non sulle parole. Poichè la vertenza riguarda praticamente tutto il sistema cooperativo (oggi in estrema difficoltà sono Cesi e ITER, ma quasi tutte le cooperative edili sono a rischio), serve la convocazione urgente del tavolo regionale di crisi, già richiesto dalla Cgil. Serve che la Regione Emilia Romagna mantenga l'impegno a promuovere un tavolo nazionale con i Ministeri delle Infrastrutture, dello Sviluppo Economico e del Lavoro".

BIGNAMI (FI-PDL): "SALVAGUARDARE LAVORATORI, FORNITORI E PRIVATI". "Per quale motivo sino ad oggi, nonostante l’evidente stato di crisi della Coop Cesi di Imola, "la Regione non è concretamente intervenuta, attendendo sorprendentemente che la situazione della cooperativa raggiungesse un livello drammatico". Lo chiede Galeazzo Bignami (Fi-Pdl) in una interrogazione rivolta alla Giunta. Il consigliere vuole sapere se l'esecutivo regionale intende intervenire "per tutelare l’azienda, gli imprenditori, gli artigiani, i dipendenti, le famiglie, i privati, i professionisti e i tanti soggetti coinvolti in questa vicenda" e, in caso affermativo, "con quali modalità".

SEL: "LA CGIL HA RAGIONE, IL GOVERNO DEVE SBLOCCARE LE RISORSE. Sulla vicenda Cesi si è espresso anche Giovanni Paglia, deputato ravennate di Sinistra Ecologia Libertà che già in passato si è occupato della vertenza ITER e che adesso esprime tutta la sua preoccupazione per gli ultimi sviluppi alla CESI, sempre più avvitata in una gravissima crisi con il suo drammatico carico di oltre 400 lavoratori sulla graticola: "L'atto di denuncia verso la timidezza di Legacoop e dei partiti (il PD, in particolare) da parte dei segretari del sindacato degli edili della CGIL dell'Emilia Romagna, di Imola, Bologna e Ravenna in relazione alla grave situazione nella quale versano due storiche cooperative del nostro territorio come la ITER di Ravenna e la CESI di Imola, merita di essere accolto nella sua sostanza. La disastrosa situazione del comparto edilizio emiliano-romagnolo è sotto gli occhi di tutti - sottolinea Paglia - e ha ragione la CGIL a dire che non possono essere le belle parole a sopperire la mancanza di politiche industriali degne di questo nome. Noi riteniamo che la crisi profonda del mercato delle costruzioni non possa costituire un alibi per lasciare tutto così com'è - incalza Paglia - e al contrario pensiamo che il mondo cooperativo abbia il dovere di presentare una proposta dettagliata e complessiva, che eviti le soluzioni tampone e che si ponga l'obiettivo di garantire continuità occupazionale e di reddito alle migliaia di lavoratori coinvolti. Crediamo infine che il Governo Renzi (e quindi il PD) - conclude Paglia - abbia un'arma nelle sue mani, quella di sbloccare le tante risorse dei comuni bloccate a causa del patto di stabilità interno, al fine di lanciare un programma di piccole opere diffuse, di manutenzione del patrimonio pubblico in primo luogo, che possa servire anche a rilanciare il settore edilizio".

CESI, CARAPIA (FI IMOLA) "SI CONFONDONO LE ISTITUZIONI CON LE SAGRE". "Ottima la partenza del commissario Gaiani che licenzia subito 22 dirigenti che, da legge, e a differenza degli altri lavoratori, riceveranno comunque la liquidazione - il commento di Carapia - Il segnale però è forte da parte del liquidatore che mostra di cogliere immediatamente le responsabilità di una situazione disastrosa. Un ‘crack’ le cui radici affondano soprattutto in scelte sbagliate in particolar modo negli ultimi anni (vedi la Fucina) e in un immobilismo ai vertici caratterizzati da presenze trentennali come quelle del direttore Vanes Galanti e del presidente Rino Baroncini, entrambi "scappati" anzitempo, ben prima della liquidazione coatta.

"La mossa successiva del liquidatore sarà quella di vendere il comparto cantieri - prosegue il FI imolese - cercando aziende in salute e, in questo delicatissimo frangente, noi pretendiamo che la politica non interferisca in alcun modo e che non ci siano pressioni nemmeno velate né da parte del centrosinistra e nemmeno da parte di Legacoop. Tra l’altro, sanno di ‘nulla assoluto, le dichiarazioni del leader di Legacoop Bologna, Calzolari, che vorrebbe attribuire il disastro Cesi a un tentativo da parte della cooperativa di resistere alla crisi. Alla crisi, non si resiste tenendo all’oscuro sindacati e lavoratori sulla reale situazione di un’azienda, permettendo ai dirigenti di non fare la solidarietà e di scappare anche prima del ‘crack’. La priorità adesso resta la tutela dei 403 dipendenti che devono ottenere gli ammortizzatori sociali. Una vicenda che, comunque, lascia perplessi per le modalità di gestione da parte delle Istituzioni, completamente assenti in questi mesi durante i quali, come forza di opposizione,chiedevamo a gran voce commissioni specifiche e consigli comunali straordinari. Avevamo chiesto un consiglio alla presenza del Ministro Poletti e invece apprendiamo che il Ministro si recherà alla Festa di partito per parlare di Cesi. E’ inaccettabile che il partito si faccia pubblicità sulla pelle dei lavoratori, magari pure davanti a una piada con salsiccia. E' oltremodo inopportuno, in un momento di disperazione per tante famiglie, che un Ministro scelga come sede di dibattito una festa di partito, piuttosto che una sede istituzionale per parlare di un tema che coinvolge tutta la città e non certamente solo gli iscritti al Pd. Una situazione che, ancora una volta, dimostra la commistione tra politica e cooperative e che, invece di essere sanata, si continua ad avallare anche con il beneplacito del Governo Renzi che invia il suo Ministro nientemeno che alla Festa dell’Unità di Imola per parlare del fallimento di una delle più importanti cooperative del territorio".

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