Coronavirus, paura per Centergross: si rischia il fallimento
L'appello degli imprenditori: "Intervenga lo Stato"
La cittadella bolognese del fast fashion trema. Cresce la preoccupazione tra oltre 400 aziende del Centergross chiuse ormai da due settimane. "Il fallimento della maggior parte delle nostre aziende è alle porte. Abbiamo bisogno dello Stato", scrivono gli imprenditori della moda del distretto, che occupa circa 6mila persone e muove un fatturato complessivo di circa cinque miliardi all'anno.
Diversi imprenditori del Centergross, compresi marchi importanti come Imperial, Rinascimento, Gruppo Kaos, Kontatto, Vicolo, Souvenir, Susy Mix, Successori Bernagozzi, Tiemme Export e Ovyé avanzano al governo una serie di proposte, chiedendo tra le altre cose, liquidità immediata e proroghe su pagamenti e tasse da versare. Emma Tadei, direttrice generale di Rinascimento, brand parte del Gruppo Teddy (2.892 dipendenti per un fatturato consolidato di 644 milioni di euro nel 2018), sostiene la necessità di "iniziare un percorso con le associazioni di categoria e con chi siederà al tavolo per decidere il prossimo decreto di aprile 'Salva Italia'.
"Così come è importante continuare ad avere un rapporto diretto con il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, visto che molti temi sul commercio saranno di competenza regionale". Altri prendono la parola in questo momento difficile per proporre siluzioni che salvino il comparto. "Una soluzione potrebbe essere l'eliminazione dell'iva e dei contributi da versare allo Stato, mentre le aziende, a loro volta, potrebbero effettuare degli sconti sui capi. L'importante è far ripartire la filiera e snellire i costi che possono appesantire il sistema economico. Per il made in Italy nel mondo, la moda è un valore aggiunto che l'Italia non può perdere", scandisce Federico Ballandi, titolare di Kontatto, azienda di 60 dipendenti e un fatturato di 23 milioni nel 2019.
È "necessario affidarsi, ora più che mai, agli strumenti che la tecnologia ci offre, l'e-commerce innanzi tutto, e pertanto chiediamo che lo Stato metta a disposizione finanziamenti agevolati e bonus fiscali per investimenti sul digitale. Questo permetterà alle imprese di recuperare in futuro il terreno che stanno perdendo oggi", sostiene Gianluca Santolini, titolare di Susy Mix, realtà con 50 dipendenti e 32 milioni di fatturato.
"Necessitiamo di finanziamenti per l'intera filiera produttiva da erogare alle aziende e ai nostri clienti, i commercianti, che versano nella nostra stessa situazione. Produciamo beni che hanno una deperibilità pari a quella del settore food, perché sono stagionali, vivono del momento. Lo Stato dovrà sostenere il vero Made in Italy, perché ancora oggi l'artigianalità italiana ha un valore inestimabile, sul quale nessuno può competere. E lo Stato deve premiare le aziende italiane", incalza Marco Calzolari, titolare del Gruppo Kaos (50 milioni di fatturato e 91 dipendenti).
"Il Centergross ha garantito prosperità alle aziende e al territorio, è stato un forte richiamo per i buyers internazionali, ha raggiunto un volume di affari imponente e assicurato lavoro direttamente a oltre 6mila persone, ad altrettante in modo indiretto. Ora questa eccellenza del made in Italy rischia di crollare e dobbiamo fare tutto il possibile per salvarla: chiediamo quindi al governo di fornirci gli strumenti necessari per contrastare una crisi che rischia di raggiungere dimensioni irreparabili", conclude il presidente Piero Scandellari.