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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

Crisi in Emilia-Romagna: il 52% delle famiglie ha speso meno negli ultimi 2 anni

Dallo studio Nomisma, forte spending review nelle famiglie emiliano-romagnole. Meno soldi in vestiti, viaggi, bar e pizzerie: 'L'austerity da sola deprime un contesto debole e in difficoltà'. Futuro? 'I consumi delle famiglie a ritmi molto modesti'

Negli ultimi 2-3 anni "il 52% delle famiglie dell'Emilia-Romagna ha diminuito la spesa. È quanto emerge da una indagine di Nomisma, presentata all'assemblea regionale di Confesercenti Emilia-Romagna.

Il 31% delle famiglie emiliano romagnole ha acquistato di meno in generale, il 25% compra solo in promozione, il 19% prima di acquistare un prodotto controlla i volantini, il 10% compra solo l'essenziale e l'8% compra marche che costano meno. In media, viene evidenziato, la spesa mensile delle famiglie emiliano-romagnole per il 2012 è stata di 2.834 euro; un dato maggiore, rispetto alla media nazionale che si attesta a 2.419 euro, ma in calo rispetto al 2010 (-2%).

In base ai rilievi dello studio elaborato da Nomisma, il 92% delle famiglie ha cambiato le abitudini di acquisto con l'obiettivo di risparmiare: sono quelle a basso reddito (68%) o quelle in cui almeno un componente ha perso il lavoro o è in cassa integrazione (69%) ad aver trasformato in modo radicale i comportamenti di acquisto; "ma - viene sottolineato - la crisi non ha risparmiato nemmeno le famiglie con figli dove la quota di nuclei che ha cambiato sostanzialmente le abitudini di consumo riguarda il 53% delle famiglie".

RINUNCE MODA, VIAGGI E BAR. Tra i settori, abbigliamento e calzature e viaggi e vacanze sono quelli in cui la maggior parte delle famiglie ha deciso di applicare la 'spending review': il 26% delle famiglie emiliano romagnole "ha deciso di tagliare la spesa per la moda, un altro 19% ha privilegiato i tagli concentrando l'attenzione soprattutto su viaggi e vacanze ma anche gli alimentari non sono esenti da queste revisioni: il 10% delle famiglie ha individuato nei consumi fuori casa in bar, ristoranti e pizzerie il capitolo dove tagliare budget familiare". In un quadro di generale difficoltà, nota ancora Nomisma, negli ultimi 2-3 anni solo il 20% delle famiglie non ha ridotto la spesa.

Il 28% delle famiglie ha utilizzato i propri risparmi, l'11% è ricorso a finanziamenti/contratto debiti e solo il 27% delle famiglie è riuscita a mettere da parte qualcosa. Il 27% delle famiglie, poi, "non riesce a far fronte alle spese impreviste". 

TASSE E LAVORO. Cosumi giù a causa delle tasse elevate, incertezza del lavoro (21%) e reddito familiare in stallo o in calo (18%), ma anche la generale situazione economica negativa (28%) e l'incertezza del clima politico sono gravi fattori di preoccupazione che frenano le spese". Guardando agli stimoli per far ripartire i consumi, lo studio precisa che "non sono di certo le cifre ipotizzate dall'attuale governo attraverso l'introduzione di provvedimenti di riduzione del carico fiscale delle famiglie di circa 8/10 euro al mese per ogni componente della famiglia. Un'entrata così modesta - spiega lo studio - lascerebbe inalterato il paradigma di consumo per l'85% della famiglie. Uno stimolo ai consumi vero potrebbe venire da un incremento di almeno 75 euro netti al mese. Ma far ripartire i consumi sembra davvero l'unico strumento per uscire da questa seconda fase di recessione. L'austerity da sola - conclude il lavoro di Nomisma - non fa che deprimere un contesto già debole e in grave difficoltà".

FUTURO. "Nonostante la fine della caduta del Pil consumi delle famiglie si muoveranno secondo ritmi molto modesti", secondo il capo economista di Nomisma, Sergio de Nardis. "La fine della caduta del Pil - ha osservato - segnerà un periodo di deboli rialzi, ma questa 'ripresa' non sarà diffusa in tutti i settori, sono quelli manifatturieri ed esportatori a migliorare i risultati grazie al traino della domanda estera; i consumi delle famiglie si muoveranno secondo ritmi molto modesti".

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