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Economia Fiera / Viale della Fiera

Fiera, 123 esuberi. Interviene la Regione: "Subito nuovo piano industriale"

Così l'assessore Costi, che chiede anche "si avvii il confronto tra vertici e lavoratori, perché abbiamo a cuore il destino delle persone". Linea dura dell'expò: confermata procedura di mobilità per 123 lavoratori, ma Boni si dice 'fiducioso'

«Al centro di ogni scelta di BolognaFiera ci dovrà essere un nuovo piano industriale sostenibile e che non crei strappi sociali, perchè abbiamo a cuore il destino delle persone. Un piano che consenta la efficienza e maggiore competitività nel quadro di un forte sistema fieristico regionale». Così l’assessore regionale alle Attività produttive, Palma Costi, in merito alla comunicazione del presidente di BolognaFiere, Franco Boni, sui 123 esuberi (lavoratori part time ciclici verticali) su un totale di 248 addetti dell’expo bolognese.

«Si deve avviare il confronto in sede aziendale – aggiunge l’assessore Costi. Auspichiamo che questo avvenga il prima possibile e si inserisca all’interno di una più ampia e articolata valutazione del piano industriale che dovrà accompagnare BolognaFiere. Questo per creare, innanzi tutto, le condizioni per gestire al meglio questa difficile situazione con l’attenzione dovuta ai lavoratori».
Costi ha proposto alla Commissione dell’assemblea legislativadi rinviare l’esame dell’articolato del progetto di legge sull’aumento di capitale sociale della Regione in BolognaFiere a dopo gli approfondimenti sul piano industriale con il presidente Franco Boni, appuntamento già previsto prima dell’approvazione in aula della legge.

BONI: "HO GRANDE SENSO RESPONSABILITa'', IN BALLO PERSONE NON SCATOLE".  Dal canto suo la Fiera mantiene una linea dura. Il presidente Franco Boni ha confermato che la procedura di mobilità, anche se ha garantito che il management ha già pronte delle possibili soluzioni alla vertenza. "Mi sembra che sia logico che chiedano il ritiro della procedura, mi sembra abbastanza comprensibile che dopo 48 ore uno non ritira una cosa che ha appena fatto, se non l'ha meditata prima di farla. La procedura è prevista proprio perchè ci siano i tempi necessari per trovare delle intese. A fronte di quelle intese noi per primi ci auguriamo di poterla ritirare", spiega Boni al termine di una mattinata difficile, scandita dai fischi e dagli insulti provenienti dal parcheggio della palazzina direzionale, dove stamani un centinaio di lavoratori si sono dati appuntamento per protestare contro la manovra avviata dalla societèa.

Sit-in lavoratori vs esuberi in Fiera

"Per coloro che subiscono la notizia, non è piacevole, ma la situazione della Fiera di Bologna- ribadisce- è del tutto anomala: in ogni caso, noi abbiamo studiato e programmato alcune possibili soluzioni che possano attenuare la crudezza del discorso". Insomma, prova a spegnere l''incendio, non si può parlare di licenziamenti. "No- sottolinea- è l'apertura di un dialogo che per prassi inizia con la richiesta di mobilità. Nei tempi più rapidi possibili spero che ci sia la disponibilità dei sindacati ad affrontare concretamente alcune soluzioni condivise. A quel punto le lettere di licenziamento non arriveranno". I lavoratori, però, dovranno accettare di veder cambiare il loro ''status'' all'interno del perimetro di piazza della Costituzione. "Ho un grande senso di responsabilità- qui sono in ballo delle persone, non scatole o numeri", riconosce assicura il numero uno di via Michelino, che si dice "fiducioso che le nostre buone ragioni e i passi operativi che illustreremo possano essere accettati anche da loro (i dipendenti, ndr), anche se cambierà loro status all'interno della società. Tutti hanno esternalizzato. Era inevitabile, ma non affrontiamo le cose con leggerezza".

Certo, lo spettacolo della rabbia dei lavoratori andato in scena ieri mattina di fronte ai portoni della Fiera, proprio mentre era in corso l'assemblea dei soci, è del tutto inedito, nonostante già in passato ci siano state vertenze piuttosto dure. "Provo un senso di disagio legato a fatto che so bene che per queste persone c'è il rischio di dovere subire conseguenze per problemi su cui non hanno responsabilità o possibilità di incidere- ammette Boni- noi sappiamo che non sono numeri, ma persone".  


 

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