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Giovedì, 28 Marzo 2024
Economia

Hera, Cgil in sciopero contro la vendita quote dei Comuni azionisti

"Hera sarà sempre più controllata da grandi soggetti finanziari a cui, siccome devono fare business, non importa dove portare l'acqua, che tipo di qualità di servizio, se abbiamo bisogno di fare degli investimenti". Nel mirino, sopra tutti, il Comune di Bologna

Cgil capitana la mobilitazione dei lavoratori di Hera contro la decisione dei Comuni azionisti della multiutility di cedere parte delle loro quote della società. La multiservizi emiliano-romagnola (ma anche le aziende che hanno in gestione i call center) si fermerà il 28 aprile, lo stesso giorno in cui si terrà l'assemblea dei soci, cui farà da contrappunto l'assise dei lavoratori che, presieduta da Susanna Camusso, eleggerà un proprio presidente. "Questo è solo l'inizio", promette il segretario regionale della Cgil, Vincenzo Colla, assicurando che la mobilitazione continuerà anche dopo la decisione dei sindaci, ai quali il sindacato rivolge un accorato appello: "Fermatevi".
 La Cgil, infatti, non crede che gli enti locali, come prevedono le modifiche allo statuto al voto in queste settimane nei consigli comunali, scendendo dal 51% al 38% potranno veramente mantenere il controllo dell'ex municipalizzata. "E' una barzelletta. E' un'alchimia statutaria", taglia corto Colla.
"Hera sarà sempre più controllata da grandi soggetti finanziari, i famosi squali, che sono i cinque grandi fondi che sono già nell'azionariato. Quando sei in bocca a quegli squali ti cambia tutto: perchè siccome devono fare business, non gli importa dove portare l'acqua, che tipo di qualità di servizio, se abbiamo bisogno di fare degli investimenti. Gli importa il ritorno a breve e fare soldi", avverte il leader della Cgil, facendo riferimento ai primi cinque investitori istituzionali del gruppo: Lazard, BlackRock, Norges Bank, Pictet, Fideuram. "Che questa operazione sia fatta dai sindaci di questa regione sui beni comuni è incredibile. E' una resa rispetto alla capacità di programmare il futuro", non si capacita Colla.

In cima alla lista delle amministrazioni attaccate dalla Cgil per la decisione di cedere le quote di Hera, c'è il Comune di Bologna, il primo ad annunciare la vendita dei titoli della multiservizi. "Il Comune ha preso 13 milioni di euro di dividendi, che rappresentano il 7% di interesse. Trovate un investimento che sia in grado di dare il 7% di interessi netti. Anche dal punto di vista finanziario è un'operazione miope", sentenzia il segretario Colla, preoccupato che il progetto serva da una parte a dare sollievo ai bilanci degli enti locali provati da anni di tagli, dall'altra a esigenze legate alla campagna elettorale del prossimo anno.
"Si perde il controllo di questa azienda per un pieno di benzina che non risolve i problemi dei bilanci dei Comuni", osserva Colla, aggiungendo: "Viene da pensare male, ma a volte a pensar male ci si prende. Vale di più una campagna elettorale che un'idea di futuro dei nostri territori. Solo nel tempo si fanno le cose importanti, non con una primaria o una campagna elettorale".

Il sindacato  impugna il protocollo d'intesa firmato due anni dal sindaco Daniele Manca, in qualità di presidente del patto di sindacato dei sindaci, in cui si metteva nera su bianco l'impegno dei Comuni a "garantire una loro partecipazione in misura pari almeno al 51% e mantenere anche in futuro la maggioranza in mano pubblica". Parole superate dagli eventi. "Gli accordi vanno rispettati. Quell'intesa fu firmata anche dai confederali nazionali. Per questo ci sarà un incontro con i sindacati nazionali che non può finire a tarallucci e vino. Se va male ci saranno delle conseguenze", avverte Colla. Il timore è che l'operazione Hera porti alla rottura degli argini. "E' un libera tutti per le multiservizi di tutta Italia. La prossima potrebbe essere Iren. Che siano i sindaci bolognesi ad aprire le danze è incredibile", allarga le braccia Colla, preoccupato soprattutto perché in ballo c'è anche la proprietà delle reti.
"Questa operazione porterà, piano ma inesorabilmente, Hera e il suo gruppo dirigente a concentrarsi sul dare dividendi ai soggetti che diventano maggioranza, a quel punto si strutturerà sempre più l'azienda in forma commerciale: per fare più utili si faranno appalti a go-go, perchè il costo del lavoro è più basso. Si sposteranno i risparmi sul costo del lavoro per dare gli utili agli squali della finanza. Un capolavoro balistico dal punto di vista istituzionale", sentenzia Colla, secondo il quale la cessione delle quote è contraria anche alla volontà degli emiliano-romagnoli espressa attraverso il referendum sull'acqua del 2011. "Ci dispiace che Cisl e Uil non siano con noi in questo sciopero, che si basa, peraltro, su un documento unitario", conclude il segretario della Cgil dell'Emilia-Romagna.
Agenzia Dire

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