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Hera: Pd spaccato, ma è No ai tagli degli stipendi dei manager

Il segretario Donini prova a rasserenare il clima bollente creatosi nel partito dopo il ''no'' dei renziani ai maxistipendi Hera. Oggi faccia a faccia tesissimo e la rottura totale è stata evitata: prevale la linea del sindaco: niente tagli

Un'ora e mezzo di faccia a faccia tesissimo tra il sindaco di Bologna Virginio Merola e i consiglieri comunali del Pd sulla proposta di odg fatta dal renziano Benedetto Zacchiroli con la ''copertura'' del segretario Raffaele Donini. Alla fine, la rottura totale è stata evitata e ha prevalso la linea del primo cittadino: il Pd non presenterà alcun testo per chiedere un ulteriore taglio degli stipendi dei manager nelle partecipate.

Il caso è scoppiato in seguito alle affermazioni del presidente Hera Tomaso Tommasi di Vignano. Mercoledì scorso, infatti, l'assemblea dei soci di Hera ha approvato una riduzione del compenso fisso percepito dai componenti del Cda. E' ipotizzabile un taglio anche alla busta paga del presidente, Tomaso Tommasi di Vignano? "Non credo di sentire il bisogno di ulteriori interventi", rispose il diretto interessato, una volta conclusa l'assemblea.

Il dibattito apertosi negli ultimi giorni nel Pd sui compensi dei manager di Hera, a partire dal suo vertice, non deve restare "questione interna" ai democratici, ma occorre che "si allarghi sempre piu' la posizione critica già espressa da alcuni sindaci rispetto ai vertici di Hera. La speranza, che a volte mi appare veramente remota, è che si possa lavorare per imporre alla multiutility una gestione aziendale che produca una concreta riduzione dei costi e dei vari balzelli che, continuamente, finiscono per esser scaricati sulle tariffe che gravano sulle tasche dei cittadini". E' quanto afferma, in una nota, Sandro Mandini, consigliere regionale dell'Idv e vicpresidente dell'Assemblea legislativa dell'Emilia-Romagna rivendiando di aver "denunciato per anni ed in perfetta solitudine i compensi scandalosi che percepiscono molti manager di aziende pubbliche partecipate, Hera in testa". Ora il tema sembra aver fatto breccia anche nel Pd, "per la serie meglio tardi che mai", ma per Mandini è "assurdo" osservare che il Consiglio comunale di Bologna approvo' piu' di un anno fa "un ordine del giorno per impegnare la giunta a proporre per quanto di sua competenza una attenta azione di contenimento degli oneri sostenuti per incarichi dirigenziali, manageriali e politici delle aziende partecipate del Comune di Bologna. Dopo oltre un anno quel che tristemente avviene è che si sta riparlando di un nuovo ed ulteriore odg. Nel frattempo la giunta è rimasta inadempiente e questo è un pessimo segnale di mancato rispetto all'organo rappresentativo eletto dai cittadini", conclude Mandini.

Il dibattito che ha rischiato di mandare in cortocircuito giunta e Pd a Palazzo D'Accursio, sugli stipendi dei vertici Hera, non è certo nuovo in municipio. Un documento analogo a quello a cui sta pensando il renziano Benedetto Zacchiroli è già stato presentato, discusso e votato dal Pd e anche dal sindaco di Bologna Virginio Merola. Correva l'anno 2012: vale a dire pochi mesi fa. L'odg, "per invitare la giunta a proporre per quanto di sua competenza una attenta azione di contenimento degli oneri sostenuti per incarichi dirigenziali, manageriali e politici delle aziende partecipate del Comune di Bologna", aveva come primo firmatario il vendoliano Lorenzo Sazzini ma era stato firmato da un bel pezzo di Pd, compresa la renziana Raffaella Santi Casali e lo stesso Zacchiroli. Il testo invitava la giunta "a proporre per quanto di sua competenza una attenta azione di contenimento degli oneri sostenuti per incarichi dirigenziali e manageriali delle aziende partecipate" di Palazzo D'Accursio. E proponeva inoltre "di estendere il tetto massimo di retribuzione complessiva" stabilito dall''allora decreto Salva Italia "a tutte le societa'' partecipate dal Comune di Bologna". In ultimo si chiedeva di "considerare, per le medesime ragioni di equità, una somma massima di compenso annuale per la presenza nei consigli di amministrazione pari a 20 mensilita'' dello stipendio piu'' basso". Ebbene l''atto di maggioranza, che comprensibilmente in queste ore viene invocato dai renziani come precedente di riferimento ("per capire di cosa stiamo parlando...") venne votato in maniera praticamente unitaria dal Consiglio comunale, visto che si astenne solo l''ex numero uno di Hera Stefano Aldrovandi.

Il segretario del Pd di Bologna, Raffaele Donini, prova a rasserenare il clima bollente nel partito. Ne' contro il sindaco Virginio Merola, ne' a favore a prescindere dal merito: Donini tiene dunque il punto sulla querelle che sta agitando i democratici bolognesi, dopo il ''no'' dei renziani ai maxistipendi Hera. "Questa storia dell'asse incrinato fra il segretario del Pd ed il sindaco comincia a starmi stretta", sbotta Donini a chi gli sottopone l'argomento "Se su un tema sono d'accordo con Merola allora lo voglio blindare, se su un punto abbiamo idee diverse allora lo voglio sfiduciare", riassume il concetto. Donini pero' non è così manicheo. "La realtà è piu' semplice. Io sostengo lealmente da sempre il lavoro del sindaco perchè lo stimo e ne condivido la qualità amministrativa- precisa- ma come segretario del Pd quando sento un manager che prende piu' del capo dello Stato che dice di non sentire la necessità di ridurre il suo emolumento, dico che invece sarebbe un bel segnale se si proseguisse sulla strada della sobrietà così come si  è fatto fino ad ora e si desse un

Per quanto poi riguarda l'odg proposto dal consigliere comunale Benedetto Zacchiroli, "penso che sia stato posto nel modo giusto da lui". Se fosse un odg che ponesse il tema in modo equilibrato non ne vedrei il problema", da' il suo imprimatur (condizionato) Donini. "Ma- sottolinea- non c'è stato nessun accordo sottobanco con Zac, poichè innanzitutto ne' io ne' lui facciamo queste cose e poi perche' quando il segretario del Pd parla, si rivolge naturalmente alla città, al territorio, all'opinione pubblica. Non intervengo certamente- precisa- condizionare l'autonomia del gruppo consigliare".

(fonte Dire)

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