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Martedì, 16 Aprile 2024
Economia

Airbnb replica agli attacchi: 'A Bologna si affitta solo 35 giorni l'anno'

Affitti brevi e share economy, gli albergatori attaccano per il "nero" e la concorrenza sleale e dai vertici della piattaforma arriva la replica: "Proprio noi oltre un anno fa abbiamo chiesto trasparenza"

Si chiama "home sharing" ed è parte della "sharing economy", la cui traduzione letterale è economia della condivisione: un modello che grazie alla rete e ad alcune piattaforme particolarmente intelligenti e ormai diffusissime sta conquistando tutta Europa, Italia compresa. Non si tratta però solo di economia, ma di stili di vita volti al risparmio economico, all'ottimizzazione e alla sostenibilità ambientale. Il tutto non senza polemiche per le categorie che si sentono "danneggiate" da concorrenti sleali (qui le critiche della categoria). 

In ogni modo dal 1°luglio 2017, una regolamentazione ha portato alla tassazione del 21% (QUI L'INTERVISTA A UNO STUDIO DI COMMERCIALISTI CHE SPIEGA COME PAGARE

Ed ecco che così come i tassisti attaccano "Uber", gli albergatori si stanno opponendo a mediatori quali Airbnb (il più noto e duffuso) e quelliche si occupano di affitti dalla durata inferiore ai trenta giorni. Federalberghi Emilia Romagna ha puntato il dito su quello che ha definito "sommerso turistico" della regione chiedendo "regole uguali per tutti". 

GLI ALBERGATORI CHIEDONO REGOLE UGUALI PER TUTTI. "L’universo delle offerte d’affitto a scopo turistico da parte dei privati via web va regolarizzato - ha dichiarato l'associazione degli albergatori -  Airbnb, è il sito web che permette a chiunque di affittare tutta o una parte della propria abitazione a turisti di tutto il mondo: questo sito ha certamente il suo valore, ma le regole devono essere uguali per tutti. L’autorizzazione ad accogliere turisti in contesti come case private ha fatto si che tale modalità, originariamente motivata dall’esigenza di integrare il reddito di soggetti poco abbienti, abbia preso piede a tal punto da provocare fenomeni di concorrenza sleale. Tutto ciò a danno delle imprese turistiche tradizionali e di tutti coloro che gestiscono correttamente nuove forme di accoglienza".

LE BUGIE DELLA SHARING ECONOMY? Federalberghi poi va giù dura: "Ecco quali sono le 4 grandi bugie della cosiddetta sharing economy: 1. non è vero che si condivide l’esperienza con il titolare: la maggior parte degli annunci pubblicati su Airbnb si riferisce all’affitto di interi appartamenti, in cui non abita nessuno; 2. non è vero che si tratta di attività occasionali: la maggior parte degli annunci si riferisce ad appartamenti disponibili per oltre sei mesi all’anno; 3. non è vero che si tratta di forme integrative del reddito: sono attività economiche a tutti gli effetti, che molto spesso fanno capo ad inserzionisti che gestiscono più alloggi; 4. non è vero che le nuove formule compensano la mancanza di offerta: gli alloggi presenti su Airbnb sono concentrati soprattutto nelle grandi città e nelle principali località turistiche, dove è maggiore la presenza di esercizi ufficiali".

AIRBNB: "GUARDIAMO ALLE STATISTICHE VERE". "Trasparenza e certezza dei dati dovrebbero essere alla base delle politiche pubbliche di ogni territorio, e il turismo in Emilia-Romagna non fa eccezione - controbattono da Airbnb Italia - Per questo oltre un anno fa abbiamo offerto alla Regione di firmare insieme un accordo che si basasse sulla trasparenza dei dati (naturalmente nel rispetto delle normative europee in materia di privacy) e la promozione della legalità e del territorio. La gestione di fenomeni come la sharing economy non passa solo dalle regole ma dalla possibilità di governane consapevolmente la crescita, sfruttandone le potenzialità. Altrimenti si rischia che provvedimenti regionali vecchi di oltre 12 anni stabiliscano regole per fenomeni nati diversi anni dopo".
 
DATI SU BOLOGNA. "Spiace che ancora una volta nei giorni scorsi a ‘dare i numeri’ sia stato chi ha interesse solo a delegittimare, quando dovrebbero essere le statistiche vere a guidare le decisioni e favorire i cittadini. Ribadiamo pertanto che: si tratta di attività occasionali. L’host tipico di Airbnb in Emilia-Romagna lo scorso anno ha affittato solo per 21 giorni (35 giorni a Bologna). L’87% gestisce non più di 1 oppure 2 annunci. Un annuncio può essere relativo ad una stanza o un appartamento e non è sinonimo di immobile. Si tratta di piccoli redditi. L’host tipico di Airbnb in Emilia-Romagna lo scorso anno ha guadagnato € 1.460 (€ 2.230 a Bologna)".
 
"Si condivide l’esperienza in una casa vera. Mentre il 25% degli annunci riguarda stanze singole presso la dimora principale dell’host, il 75% è relativo ad appartamenti interi che sono parte delle oltre 3,5 milioni di seconde case di proprietà delle famiglie italiane, che restano sfitte l’85% dell’anno. C’è poi chi decide di affittare la propria residenza in occasione di una lunga assenza da casa come una trasferta di lavoro".

HOME SHARING, IMPEGNO DA PARTE DEL COMUNE DI BOLOGNA. In merito alle nuove regole nazionali sull'imposta di soggiorno gli assessori al bilancio Davide Conte e all'Economia e promozione della città Matteo Lepore hanno dichiarato: "Proporremo alla giunta una delibera per applicare la nuova legge nazionale sulla tassa di soggiorno relativa ai portali internet e ai siti di intermediazione immobiliare che incassano canoni e corrispettivi.

"E' anche nostra intenzione promuovere gruppo di lavoro con i cittadini e le comunità che condividono le proprie case attraverso questa forma di hosting per sottoscrivere, a Bologna, un manifesto dell'home sharing che ne riconosca il valore e promuova le buone pratiche. Sarà infine nostra cura coinvolgere in questo percorso le associazioni di categoria".

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