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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

CUSB: speranze finite per i lavoratori, arrivate le lettere di licenziamento

Non è andato a buon fine l'incontro per scongiurare il licenziamento dei lavoratori del Centro Universitario Sportivo. Otto dipendenti si sono visti recapitare a casa la "lettera"

Non è andato a buon fine l'ultimo incontro tra le rappresentanze sindacali, il prorettore Emilio Ferrari e il direttore generale dell'Ateneo Giuseppe Colpani per scongiurare il licenziamento dei lavoratori del Centro Universitario Sportivo - CUS Bologna. Nella giornata di ieri gli otto dipendenti si sono visti recapitare a casa la "lettera". 

Bologna Today aveva intervistato uno di loro, in forze presso l'impianto Record: " Ho 49 anni, l'età dei lavoratori colpiti va dai 45 ai 65, sono iscritto alla Fml Cgil, come gli altri colleghi oggetto del licenziamento". Si occupava della manutenzione degli impianti elettrici, termici, piscine, cura il verde e campi da tennis e a far data dall'11 maggio il suo rapporto di lavoro cessa "inderogabilmente e senza motivo di alcuna proroga" si legge nella lettera. 

Aveva anche parlato di "discriminazione": "Con questi licenziamenti si intende colpire l'opposizione sindacale che tutti i lavoratori del Centro Universitario Sportivo hanno fatto in questi anni per le scelte fallimentari del gruppo dirigente. In questo modo si pensa di azzerare un'opposizione che ha sempre avuto un approccio critico verso le scelte di gestione sbagliate, inaccettabile che ci si liberi con tanto cinismo e freddezza di otto lavoratori, la cui età media si aggira intorno ai 55 anni, cantando invece vittoria per l'esito positivo di un comissariamento, che ha invece tutta l'aria di una disfatta che si vuole nascondere".

"Solo io e l'altro rappresentante sindacale siamo stati licenziati con effetto immediato, mentre gli altri sei possono usufruire di regolare preavviso" ci ha detto ieri "devo riconsegnare le chiavi e il preavviso me lo pagano". 

Secondo il suo racconto la dirigenza, appoggiata da ateneo e Cusi, intende esternalizzare il servizio di manutenzione e pulizie, come si legge anche nella lettera, sostenendo che negli altri Cusb italiani il numero di dipendenti sia inferiore, ma omettendo "che tali servizi, se non da personale interno, devono pur essere coperti da personale esterno, con conseguente costo aggiuntivo, senza tener conto che la manutenzione straordinaria, che riguarda gli impianti del Cus, è stata eseguita da dipendenti interni, mentre nel preventivo dei costi dell'eventuale esternalizzazione, questi costi non sono compresi". Inoltre "stando alle dichiarazioni dei vertici del Centro Universitario Sportivo, che gestisce gli impianti di proprietà dell'università presso le facoltà di scienze motorie, risulterebbe che l'ateneo avrebbe fatto pressioni verso lo stesso Cusb, affinché esternalizzasse i servizi di manutenzione e pulizie nel centro sportivo Rercord.  Non solo, ma avrebbe indicato come destinatario dei servizi in subappalto la ditta Manutencoop".

Giovedì 23 aprile, al tavolo presso l'ufficio lavoro della Città Metropolitana "il Cus aveva  respinto tutte le proposte presentate dalla delegazione sindacale che miravano alla riduzione dei costi di gestione degli impianti e ad aumentare la produttività conservando l'occupazione, riconfermando invece i licenziamenti". Una dirigenza "fallimentare" secondo i dipendenti e "l'Università, che ha contribuito al suo parziale risanamento, si chiama  fuori proprio ora che il risanamento è in via di completamento. In pratica, quello che viene fornito dal Cusb all'Università è un servizio in appalto "riteniamo inammissibile che si esternalizzi una parte di questo servizio senza farsi pienamente carico della sorte dei lavoratori coinvolti".

Una richiesta di aiuto al governo del territorio che "non può essere indifferente ad una situazione di degrado dei impianti sportivi, per di più in una zona come quella del Pilastro che invece rivendica luoghi vitali di aggregazione e socialità. Il peggioramento dei servizi offerti a studenti e cittadini va di pari passo col peggioramento delle condizioni di lavoro e dell'abuso di forme precarie di collaborazione".

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